Caro iCrewer, amico lettore e viaggiatore – con il corpo o con l’anima che sia – sono oggi a parlarti di uno Stato la cui storia, come purtroppo per molti paesi di questo continente, è segnata da conflitti, guerre di indipendenza, occupazioni e sfruttamento, e soprattutto dalla pratica della schiavitù, una delle tante aberrazioni umane che hanno caratterizzato la storia dei popoli di tutto il mondo.
L’Uganda in origine era gestita da clan di famiglie molto potenti appartenenti a diverse etnie e la vita scorreva tra dedizione alla pastorizia e all’agricoltura. La colonizzazione di stampo britannico avvenne nel 1891 con la stipula di un trattato col capo dei Buganda (il regno allora più potente) ma dal 1896 diviene direttamente un protettorato britannico che rimarrà tale fino al 1962, anno della proclamazione di indipendenza. I decenni successivi saranno caratterizzati dal passaggio di diverse dittature, da quella di Milton Obote fino a quella, più moderata, di Yoweri Museveni. L’arrivo degli europei alla fine del XIX secolo favorì traffici commerciali tesi anche alla creazione di mercati di schiavi, e anche religioni come quella cattolica e islamica entrarono prepotentemente all’interno della vita del popolo ugandese. Nell’era moderna molti sono i passi fatti avanti, sia in campo economico che in ambito di diritti umani ma purtroppo ancora l’economia versa in pessime condizioni e servizi come sanità e istruzione presentano molteplici difficoltà di non semplice risoluzione.
Ma di cosa parla Kintu? Qui entra in gioco, caro iCrewer, quel discorso iniziale che ti ho fatto sulla… maledizione: la trama di questo racconto è potente: […] “in luganda Kintu significa cosa, ma designa anche il primo uomo della mitologia Ganda. All’origine di quel destino c’è un episodio accaduto nel regno del Buganda nel lontano 1750, quando il governatore della provincia di Buddu, Kintu Kidda, intraprese una pericolosa traversata per rendere omaggio al nuovo sovrano, l’usurpatore Kyabaggu. Nel viaggio però trovò la morte il figlio adottivo di Kintu, e da quella tragedia scaturì una maledizione che si ripercuoterà per secoli sulla sua stirpe. Sparpagliati nel paese, tutti i suoi eredi – l’inquieta Suubi, il vedovo Isaac Newton, il predicatore Kanani, la donna-generale Kusi, sorella di Kamu -, saranno uniti da un unico obiettivo: liberarsi dal fardello che si annida nel cuore di questa famiglia.”
L’autrice attraverso questa sua opera racconta anche la storia di una Nazione e la ricerca di analisi dell’animo umano in tutte le sue forme, derivanze e devianze scaturite anche e soprattutto dall’occupazione europea.