Il Myanmar, meglio conosciuto in occidente con il nome di Birmania, è una terra segnata da guerre e dittature militari ma che ha dato i natali a Aung San Suu Kyi, divenuta icona di forza, coraggio e portatrice di pace, a tutt’oggi attiva alla guida del Paese
Caro iCrewer oggi ti parlerò del Myanmar, il più grande paese del sud-est asiatico, territorio magico e affascinante ma afflitto da innumerevoli guerre e condizioni dittatoriali; grazie però alla forza di volontà del popolo e di personaggi come Aung San Suu Kyi questo stato è riuscito a sconfiggere il terrore imposto dal Generale Ne Win. Liberi dalla paura non è soltanto la condizione auspicata dagli abitanti del Myanmar ma anche un libro-raccolta di tutti gli scritti della dissidente birmana che con la sua tenacia e grande coraggio è riuscita a far vincere il bene e continua a tutt’oggi a mantenere la pace: Aung San Suu Kyi è stata anche insignita del Premio Nobel per la Pace nel 1991.
Partendo dalla sua storia relativamente recente, ovvero le guerre Anglo-Birmane (1824- 1886), scopriamo che la Birmania fu sconfitta dai britannici e divenne così una provincia dell’India britannica, dalla quale si distaccò nel 1937. Durante la seconda guerra mondiale i giapponesi attaccarono la Birmania e nel 1942 cacciarono i padroni britannici. Ma gli alleati reagirono e nel luglio 1945 ripresero il paese, con l’aiuto dell’AFPFL (Lega per la libertà delle persone antifasciste), guidato da Aung San che nel 1947 divenne vicepresidente del Consiglio esecutivo della Birmania, in un governo transitorio. Tuttavia, nello stesso anno alcuni rivali politici assassinarono Aung San e molti dei suoi sostenitori. Nel 1948 la nazione si trasformò in una repubblica indipendente, conosciuta come Unione della Birmania, con Sao Shwe Thaik come primo presidente ed U Nu come Primo Ministro. Nel 1962 un colpo di stato militare condotto dal Generale Ne Win, portò l’intero paese per circa 26 anni alla distruzione dei partiti politici e a politiche dittatoriali che inesorabilmente isolarono il Paese dal resto del mondo. Solo nel 1988, dopo le rivolte studentesche che provocarono migliaia di morti, Ne Win si dimise e fu proclamata la legge marziale, mentre il generale Saw Maung organizzava un altro colpo di stato. Nel 1990 ebbero luogo per la prima volta in 30 anni le elezioni libere. Il NLD (Lega Nazionale per la Democrazia), il partito di Aung San Suu Kyi, (figlia di Aung San), porta all’Assemblea Costituente 392 membri su un totale di 485, ma lo SLORC (Consiglio di restaurazione della legge e dell’ordine di stato), spalleggiato dall’Esercito, si rifiuta di cedere il potere, rovescia l’assemblea popolare e fa arrestare Aung San Suu Kyi e gli altri attivisti dell’NLD. Da questo momento in poi inizia per Aung San una lotta che dura fino al 2010, anni nei quali viene condannata e arrestata ripetutamente; soltanto nel 2012 riuscirà a ritirare personalmente il suo Premio Nobel per la Pace e ottenere un seggio al Parlamento. A tutt’oggi, pur non indenne a critiche sollevate anche a livello internazionale sul suo operato, è Consigliere di Stato e opera di fatto come una sorta di Presidente del Paese.
Cosa troviamo dunque nel libro Liberi dalla paura? Nel 2011, in occasione dell’uscita del filmThe Lady, il biopic di Aung San Suu Kyi firmato Luc Besson, arrivò in libreria l’opera considerata la più importante della leader birmana, che affidò agli scritti e alla sua biografia i messaggi di lotta e speranza e di omaggio al popolo, alla cultura e alla tradizione della Birmania.
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Liberi dalla paura è “Una raccolta di scritti di Aung San Sun Kyi, la coraggiosa dissidente birmana – Premio Nobel per la Pace 1991 – nuovamente incarcerata dal regime al potere nella primavera 2003, insieme con l’intero gruppo dirigente del suo partito. Il ritratto di un personaggio straordinario, guida elettiva di un popolo del Terzo Mondo nel difficile cammino verso la libertà e l’autodeterminazione.“
Tra gli scritti di Aung San Sun Kyi troviamo anche Lettere dalla mia Birmania, in cui “… l’autrice consegna un ritratto della Birmania, evocando ora l’avvicendarsi delle stagioni, ora le feste della tradizione, ora gli usi e i costumi più significativi; e ancora, rende onore al coraggio e all’abnegazione di uomini semplici, artisti, intellettuali che, a prezzo di infiniti sacrifici, a volte della stessa vita, hanno sostenuto e sostengono la democrazia. Non solo: Aung San Suu Kyi denuncia con fermezza le penose condizioni di miseria della popolazione, privata dei diritti più elementari come l’istruzione e l’assistenza sanitaria, e si pone davanti ai potenti della Terra come simbolo della speranza in una forza più grande del potere armato.“