Caro iCrewer siamo instancabili!
Il nostro viaggio “libroso” è così particolare e vasto da lasciarci sempre con la voglia di fare nuove scoperte, raggiungere posti che all’apparenza sembrano conosciuti ma nel momento in cui apriamo i libri che li riguardano ci svelano retroscena sconosciuti piacevoli e non. E’ il caso della:
Lituania, il centro geografico d’Europa più inquieto.
Questa è la prima notizia curiosa che mi ha colpito; sì, il centro geografico d’Europa si trova proprio in Lituania, ventisei chilometri a nord dalla capitale Vilnius, precisamente a Purnuskia. Il punto fu stabilito nel 1989 da Jean George Affholder, studioso dell’istituto geografico nazionale della Francia, che riuscì ad individuare il luogo esatto sulla base del centro di gravità della forma geometrica dell’Europa.
Insieme ad Estonia e Lettonia sono considerate le tre perle dell’Europa dell’Est, denominate anche Stati Baltici, Paesi Baltici o Repubbliche Baltiche, ma pur sembrando omogenee si resta stupiti per la diversità di tradizioni e influenze.
La Lituania risente della tradizione polacca, armena e russa e la religione è per l’80% cattolica.
Prima di esplorare e scoprire cosa ci offre la Lituania facciamo un salto nella storia per comprendere meglio cosa ha influito sulla letteratura di questo stato che ho definito “inquieto”.
Per cento lunghi anni il popolo Lituano è appartenuto all’impero svedese fino al 1917; a seguire ha subito l’influenza della Russia, e pur ottenendo l’indipendenza nel 1918, è diventata parte dell’Unione Sovietica, da cui si è affrancata definitivamente nel 1989 dopo il suo crollo. Ciò che ha pesato enormemente sul bilancio di questo popolo è stata l’invasione e l’occupazione tedesca che ha causato lo sterminio di un immane numero di intere famiglie di ebrei.
Insomma contesa da polacchi, svedesi, prussiani, russi, nazisti, sovietici, e violenta lei stessa; preda di tutti, ma con una valenza nazionale forte, quella che l’ha fatta continuare a parlare la sua lingua, una delle più antiche del mondo, simile al sanscrito, con alcune delle parole che sono molto vicine o addirittura uguali alla lingua indiana classica, nonostante i reiterati tentativi di russificazione; quella che l’ha portata all’indipendenza dell’89.
Detto ciò sorge spontanea la domanda:
chi sono i Lituani, qual è la letteratura Lituana?
Stranamente sembra che si sappia ben poco: è una nazione piccola, giovane, ma antichissima, non ricca, conosce la libertà da poco. Ha avuto una ricchissima letteratura popolare, tramandata oralmente per secoli, costituita da canzoni – dainà -, canti funebri – raudos -, leggende e narrazioni degli aedi. I più antichi testi scritti, di carattere religioso sono del Cinquecento. Nel Seicento apparvero le prime grammatiche.
La componente fondamentale di questo popolo sono gli ebrei, oggi rimasti in pochi, ma erano una delle comunità più fiorenti, più dotte, tanto che la capitale Vilnius veniva chiamata “la Gerusalemme del Nord” per la sua grande tradizione di studi talmudici. Il 90% degli ebrei lituani morì per mano dei nazisti.
Ed a questo proposito ti segnalo il libro di Ruta Sepetys, Avevano spento anche la luna
Ispirato a una storia vera, Avevano spento anche la luna, spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai paesi baltici nei gulag staliniani. Un romanzo importante e potente, racconta una storia unica e sconvolgente, che strappa il respiro e rivela la natura miracolosa dello spirito umano, capace di sopravvivere e continuare a lottare anche quando tutto è perso.
La sinossi: “Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell’università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all’arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c’è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l’unico modo, se c’è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.”
Un libro fatto di storia, dove il coraggio si lega con l’altruismo, la speranza si fonde con l’amore ma anche un romanzo denso d’odio, di rabbia, di cattiveria, di egoismo ma soprattutto di morte.
Lina una bambina lituana quindicenne viene prelevata assieme alla madre e al fratello minore, Jonas, e messa su di un treno con destinazione ignota.
La brutalità dell’essere umano non ha confini, che tu sia sovietico o nazista quando condividi la malgavita’ abbandoni l’umanità.
Ruta Sepetys è nata negli Stati Uniti da una famiglia di rifugiati lituani, la cui storia ha ispirato il suo primo romanzo, il bestseller Avevano spento anche la luna del 2011. Sono seguiti i romanzi Una stanza piena di sogni (2013) e Ci proteggerà la neve (2016). Vive nel Tennessee con la sua famiglia.
Ruta non è l’unica esule a scrivere, tanti sono coloro che sono rimasti sconosciuti perché la storiografia lituana non è stata libera fino al 1990. Dal novecento in poi, infatti, l’asse culturale del paese prende finalmente una linea più decisa e troviamo correnti del simbolismo, dell’esistenzialismo, del futurismo. Vincas Mykolaitis-Putinas e i suoi temi morali arrivarono finalisti al Nobel. Tutti scrivono del disagio durante l’occupazione sovietica, nazista, trattano dei rapporti, nel bene e nel male, di ciò che ne è scaturito poi. Il problema è che si incontra difficoltà nella traduzione dei testi lituani, proprio per via della lingua, ecco perché troviamo pochi libri in circolazione.
Come il libro di Grigorij Sur che ha visto “la luce” grazie alla cura di chi ha tradotto dal russo quest’opera che va letta perché è una testimonianza preziosa ed unica dell’occupaz
Gli ebrei di Vilna. Una cronaca dal ghetto, 1941-1944
“Il 23 settembre 1943 iniziò l’ultimo atto del terribile dramma. Alle undici e trenta di mattina il ghetto venne strettamente accerchiato da soldati tedeschi armati fino ai denti, muniti di elmetti, di bombe a mano e fucili, proprio in assetto di battaglia. Questa volta i soldati non si limitarono a circondare il ghetto: in ranghi serrati si disposero, a partire dall’ingresso del ghetto, lungo le vie Getmanskaja e Sirotskaja, fino alla diramazione ferroviaria della via Rossa, dove precedentemente venivano caricati sui convogli gli ebrei deportati in Estonia (…) A tutti fu chiaro che era arrivato il loro ultimo giorno”
Scrive tutto ciò che accade, perché è lì in prima persona, ma non è vissuto abbastanza per vedere i suoi preziosi appunti pubblicati, salvati da Anna Simajte, conosciuta per caso da Grigorij, che aiutò anche la figlia dello scrittore a mettersi in salvo in maniera alquanto rocambolesca. E’ una testimonianza molto preziosa perché scritta da chi ha assistito e osservato il crescendo della follia nazista nei confronti della comunità ebraica di Vilna, raccontandola in maniera oggettiva e con sguardo lucido mentre il dramma si compie. La stampa del libro è stata effettuata dai responsabili del Museo ebraico di Vilna sotto forma di libro testimonianza.
Il mio viaggio tra i libri si ferma qui, per un po’; spero di non essermi dilungata eccessivamente e di essere riuscita a far vibrare il tuo cuore, il mio certamente. Quando ci rincontreremo sarò in un’altra nazione.