Tra i ghiacci perenni, le praterie laviche e l’aurora boreale, l’Islanda, l’isola più a nord e i suoi scrittori.
La luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve…
Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie…
Ti stai chiedendo cosa c’entra Lamento per il Sud, di Salvatore Quasimodo con l’Islanda? Niente, non c’entra proprio niente. Però vedi caro iCrewer, un poeta e la liricità dei suoi versi, sono multitasck, per usare un termine di nuova generazione. Versi immortali, come quelli riportati sopra, si adattano e sposano ad ogni contesto geografico, esulando dalla stessa intenzione del poeta.
E così, per iniziare questo nuovo viaggio tra i libri del mondo, prendo in prestito le parole immortali di Lamento per il sud, sicura del fatto che Salvatore Quasimodo mi direbbe: “Fai pure se ritieni opportuno, la poesia è uno strumento vivo e adattabile…” (certo che ne ho di presunzione ad interpretare l’eventuale risposta di un poeta come Quasimodo…). Ma bando alle divagazioni e partiamo per un viaggio immaginario tra le nevi d’Islanda, in mezzo al vento, alle acque e ai ghiacci annuvolati dalle nebbie, ai colori e le praterie laviche e lunari di questo inusuale territorio che ha richiamato alla mia memoria i versi su citati… chissà perchè.
L’Islanda o Iceland, letteralmente tradotto dall’inglese, terra di ghiaccio, è un’isola di origine vulcanica dell’Atlantico settentrionale, situata a ridosso del Circolo Polare Artico a circa 300 Km dalla Groenlandia. Un territorio per gran parte inospitale e deserto proprio per la sua posizione geografica, la densità della popolazione è infatti una delle più basse del Pianeta. La zona più urbanizzata, dove si concentrano quasi 2/3 degli abitanti, è quella attorno alla capitale, Reykjavík.
Malgrado i ghiacci, il clima e la vicinanza con il Circolo Polare Artico, l’Islanda affascina i visitatori: la sua particolare malia risiede nell’essere un paese da scoprire, un paese in divenire, un vasto laboratorio vulcanico dove forze possenti modellano il suolo: geyser, pozze di fango ribollenti, vulcani coperti di ghiaccio e ghiacciai che si fanno strada tra i monti. La sua peculiarità l’ha portata in cima alla lista delle destinazioni imperdibili, perchè affascina gli amanti della natura e stupisce migliaia di visitatori. Le meraviglie di questa spettacolare terra nordica sembrano infinite.
Le bellezze naturali
Gli spettacoli naturali dei ripidi Fiordi Occidentali, con i loro ricami di roccia lungo il litorale; le ampie spiagge abitate da numerose colonie di uccelli; le acque geotermali che la natura offre in quantità, dal centro di Reykjavík fino alle estremità isolate dei Fiordi; la spettrale processione di iceberg luminescenti che fluttuano lentamente sulla laguna di Jökulsárlón, visitabile sia in barca o passeggiando sulla riva in compagnia delle abitanti naturali del luogo, le foche; la Hringvegur (o Ring Road), un nastro di strada asfaltata che circonda l’isola passando per valli verdi ricche di cascate: lingue d’acqua che si staccano dalle calotte dei ghiacciai o attraversando desolati tratti di sabbia grigia e i campi di lava ricoperti da muschi; l’imponente Vatnajökull, la calotta glaciale più ampia dopo i Poli, nonchè Parco Nazionale più grande d’Europa; le decine di lingue glaciali minori che coprono vulcani attivi e vette montane: da qui la denominazione di terra di ghiaccio e fuoco, attribuita all’Islanda. Tutto questo insieme di paesaggi vari e articolati, assieme a tanto altro, costituisce un validissimo motivo per restare stupiti dalle bellezze naturali di questa terra selvaggia e quasi primitiva, dove il Grande Regista ha sbizzarrito la sua fantasia accoppiando insolitamente, in un matrimonio eterno, il ghiaccio e il fuoco. A fare da scenario naturale a questo atipico sposalizio, lo spettacolo quasi mistico dell’aurora boreale che fra ottobre e marzo si offre in tutta la sua teatrale bellezza: il cielo che si tinge di verde, come per magia, offre allo sguardo qualcosa di assolutamente unico, inimitabile ed ineguagliabile: alla più sbrigliata e migliore fantasia umana, non resta che inchinarsi, attonita e riverente, dinanzi alla magnificenza della Creazione.
La letteratura antica e moderna
Ma le particolarità dell’Islanda, la più piccola fra le nazioni europee, non finiscono qui: è altresì, attualmente, la nazione con il più alto numero di scrittori, presenti anche nelle nostre librerie.
La letteratura e il racconto giocano, in Islanda, un ruolo fondamentale sin dal Medioevo. L’isola è celebre per la ricchissima letteratura medievale che, in proporzione all’estrema esiguità della popolazione, ha visto una fioritura particolare di opere di grande valore come in nessun’altra nazione. Una particolarità della letteratura islandese è data dal fatto che è veramente e senza alcuna retorica, nata dalla gente (in Islanda non è mai esistita un’aristocrazia come storicamente e culturalmente la si intende) e ogni abitante di norma agricoltore o pescatore, ha dato il proprio personale contributo alla sua creazione.
Le opere letterarie trattano di eventi nei quali erano coinvolte famiglie conosciute ed anche gli stessi antenati di chi scriveva. Gli episodi narrati si svolgono in un ambiente noto a tutti, per lo più nell’Islanda stessa, raramente, altrove. Nelle lunghe sere invernali, passate nella baðstofa, la stanza riscaldata della fattoria tradizionale, tutti si dedicavano alla composizione, alla recitazione o alla lettura di storie; i manoscritti venivano immediatamente ricopiati in modo che anche le generazioni future ne potessero usufruire. Queste opere sono così intimamente legate al popolo che gli autori delle antiche Saghe (in islandese saga, al plurale sögur, dalla radice del verbo segja “dire”), sono del tutto sconosciuti. Questo si può spiegare probabilmente con il fatto che lo stesso concetto di “autore” era molto diverso da quello attuale; lo stesso termine islandese per “autore”, höfundur, è formato dalla radice del verbo hefja e significa quindi piuttosto “iniziatore”, “colui che inizia una storia”.
Questi inizi letterari affascinanti quanto la stessa natura islandese, letti e riportati dal web, come normalmente accade si sono evoluti col passare dei secoli e delle epoche storiche, si sono adattati ai tempi, alle influenze culturali provenienti da altri paesi, al progresso che, malgrado i territori impervi, è arrivato anche tra i ghiacci. Correnti letterarie europee come il Romanticismo o il Naturalismo suscitarono anche in Islanda scrittori e poeti conosciuti e stimati come Sveinbjorn Egilsson (1791–1852), Grimur Thomasen (1820-1896), Matthias Jochumsson (1831-1920) autore quest’ultimo, oltre che leggende e fiabe popolari, dell’inno nazionale islandese Ó, Guð vors lands (O Dio della nostra terra).
E vuoi che ti faccia mancare un poeta islandese fra quelli del passato più conosciuti? Impossibile per me, se un minimo mi leggi lo saprai…
Il poeta islandese più interessante è stato, nei secoli scorsi, un contadino poverissimo, (come spesso la maggior parte dei poeti) Hialmar Jonsson (1798-1895), più noto come Bólu-Hjálmar. In Bólu-Hjálmar lo spirito della poesia si incarna come un tempo nel povero lavoratore della terra e le sue opere, dalle quali traspaiono le durissime condizioni che segnarono tutta la sua lunghissima vita, sono dei veri capolavori dal punto di vista linguistico e sono ancora oggi amatissime.
Il Ventesimo secolo vede arrivare in Islanda, nel 1955, un Premio Nobel per la Letteratura assegnato allo scrittore Halldor Kiljan Laxness (pseudonimo di Halldór Guðjónsson, 1902-1998).
Halldór Kiljan Laxness, scrittore multiforme è quasi una figura leggendaria in Islanda. Una vita avventurosa, in giro per il mondo e molteplici esperienze spirituali e politiche: dal Cattolicesimo, all’adesione al Comunismo (interrotta con le purghe staliniane) fino al Monachesimo Buddistha in Tibet, Halldór Kiljan Laxness, non si è fatto mancare niente, come comunemente si dice. Scrittore fecondissimo fra le sue numerose opere citiamo Sjálfstætt Fólk (Gente indipendente), Salka Valka e, soprattutto, Íslandsklukkan (La Campana d’Islanda), romanzo storico tradotto in tutte le lingue, italiano compreso, ambientato nel XVIII secolo ed ispirato alla vita dell’avventuriero Jón Hreggviðsson.
Halldor Laxness è uno degli scrittori europei più poliedrici e particolari: le sue opere non seguono uno schema fisso, neanche nell’ortografia usata per scrivere i suoi romanzi. Amato e odiato allo stesso tempo, lo scrittore è stato comunque la maggiore autorità letteraria contemporanea islandese e, probabilmente contro la sua stessa volontà, un autentico “monumento nazionale”. Non è comunque lontano dal vero affermare che, nella sua figura, la Reale Accademia Svedese abbia voluto insignire del Premio Nobel tutta la letteratura di un piccolissimo popolo che, fino dagli inizi, ha sfornato una quantità di capolavori letterari veramente impressionante.
Se il passato islandese è stato fecondissimo dal punto di vista letterario, il presente non è da meno: numerosi e attivissimi sono gli scrittori contemporanei, fra tutti (per ovvi motivi di spazio) cito Thor Vilhjalmsson, definito un portento, una forza della natura, sempre presente in ogni occasione ufficiale. Era una vera intelligenza non specializzata, in un mondo di specialisti… così leggo e riporto da un articolo a lui dedicato.
Finisco questo viaggio che ha soltanto toccato superficialmente le prerogative di una terra affascinante come l’Islanda, con una quartina di Stefhan G. Stephansson (altro poeta-contadino islandese 1854-1927): Undarleg er íslensk þjóð:/ allt, sem hefur lifað / hugsun sína og hag í ljóð/ hefur hún sett og skrifað. Bizzarro è il popolo islandese:/ tutto ciò che ha vissuto /il proprio pensiero e le proprie vicende / l’ha preso e messo per iscritto.
Ci rileggiamo in un altro viaggio in giro per il mondo, caro iCrewer.
Grazie per aver pensato a Quasimodo ed alla sua sublime poesia per introdurre l’Islanda ed i suoi poeti . Quando vorrà sarà nostra ospite per una visita al Parco Letterario Salvatore Quasimodo che si trova a Roccalumera , località siciliana a metà strada tra Messina e Taormina .
Cordialmente
Carlo Mastroeni
Grazie a lei per il graditissimo invito che accolgono accetto con piacere. Sono siciliana, abito proprio in provincia di Messina e ci sarà sicuramente l’occasione per visitare il vostro Parco Letterario.
Amo la poesia e Quasimodo è uno dei “miei miti”….
Grazie ancora e a presto.
E. C. Accolgo e…. (il t9 dei cellulari e le sue defaillance… ?)