Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Dante, canto XXVI dell’Inferno. Dove è rinchiuso anche Ulisse per aver osato varcare le Colonne d’Eracle sconfinando al limite posto da Dio alla conoscenza umana, per cui è stato giustamente punito?
Ma in questo contesto di libri da… Guyana, io sono qui oltre le famigerate Colonne che vanno oltre lo stretto di Gibilterra per viaggiare e scoprire paesi che avresti dovuto studiare sui libri di storia e geografia con un ricco approfondimento condito da autori indigeni e che Dio ci punisca!
Siamo nel 1492 quando Cristoforo Colombo dopo il suo terzo viaggio in America scopre le coste della Guyana. Uno storico territorio anticamente abitato da tribù indigene: gli Amerindi. Questo termine include 9 tribù: Akawaios, Arawaks, Arecunas, Caribs, Macusis, Patamonas, Wai-wais, Wapisianas e Warraus. Ma fu solo nel Seicento che gli olandesi iniziarono a colonizzare questa terra costruendo piantagioni di zucchero e cotone sulla costa, immettendo schiavi dal west Africa per lavorarle; fondarono insediamenti stabili, dando vita a tre diverse colonie: Essequibo (1616), Berbice (1627) e Demerara (1752). A loro seguirono i francesi e gli inglesi, che si stanziarono in altre parti del paese, portando a loro volta schiavi per lavorare le piantagioni.
Alla fine del ’700, gli inglesi con le loro conquiste nel mondo, giunsero fino a qui. Nel 1814 furono a loro cedute le colonie di Essequibo, Demerara e Berbice, che nel 1831 divennero Guyana Inglese. Nel corso del tempo si formarono delle comunità di schiavi, noti come maroon, che fuggivano ai loro padroni riparandosi nelle foreste per mescolandosi con gli indios. Con l’abolizione della schiavitù 1834 gli stessi maroon iniziarono a stanziarsi nelle aree urbane. Nel frattempo, per sopperire alla mancanza di manodopera nelle piantagioni, gli inglesi dovettero trovare altra forza lavoro, e portarono qui lavoratori dall’India, dal Portogallo, dalla Germania e dalla Cina.
Il 26 maggio 1966 la Guiana Inglese ottenne la sua indipendenza dall’Inghilterra e cambiò il suo nome in Guyana, che deriva dalla parola amerindia che significa: la terra dalla molte acque. Nel 23 febbraio 1970 la Guyana entrò a far parte del Commonwealth con il nome di Cooperative Repubblica di Guyana.
La Guyana viene chiamata anche la nazione dei 6 popoli perché è una società multi-etnica di sei razze con influenza di amerindi, europei, cinesi, indiani, africani, nord americani che hanno dato vita a cultura, architettura e varie sfaccettature della società guyanese.
Ancora oggi, la Guyana ha un contenzioso aperto con il Venezuela per delineare la frontiera marittima dell’area ad ovest del fiume Essequibo. Inoltre il paese ha espresso l’intenzione di unirsi alle Barbados per reclamare al UNCLOS UNITED NATIONS CONVENTION ON THE LAW OF THE SEA contro l’espansione ad opera del Venezuela e di Trinidad & Tobago nelle loro acque. A sud il Suriname reclama invece il triangolo di terra tra i fiumi New and Kutari/Koetari in una storica diatriba sulle acque di Courantyne; la Guyana si è rivolta al UNCLOS affinché si risolva questa lunga disputa sulle acque potenzialmente ricche di giacimenti petroliferi. Le lingue parlate e scritte sono: inglese, creolo e dialetti amerindi proprio a causa dei flussi migratori.
Nel quadro letterario del XX secolo la Guyana ha espresso autori di livello internazionale, tra cui Martin Carter, Edward R. Braithwaite, Wilson Harris, Walter Rodney, anche se molti degli scrittori hanno dovuto lasciare il Paese per lungo tempo a causa della situazione politica.
Ed è di Walter Rodney, storico e letterato, l’approfondimento di cui ti vado a parlare:
Nato il 23 marzo 1942 a Georgetown, assassinato sempre a Georgetown il 13 giugno 1980. Fu un importante storico, attivista politico e accademico. Studente brillante, frequento il Queen’s College, dove divenne campione di dibattito e atleta, in seguito frequentò l’università con una borsa di studio presso l’University College delle Indie Occidentali (UCWI) in Giamaica, diplomandosi nel 1963 con una laurea in Storia di prima classe, vince così il premio della Facoltà di Lettere. Rodney ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia africana nel 1966 alla School of Oriental and African Studies di Londra, all’età di 24 anni. La sua tesi di laurea, incentrata sul commercio degli schiavi nell’Alta Guinea, fu pubblicata dalla Oxford University Press nel 1970 con il titolo A History of the Upper Guinea Coast 1545-1800 dove fu ampiamente acclamato per la sua originalità nel sfidare la saggezza convenzionale sull’argomento.
In seguito Rodney insegnò prima in Tanzania e poi in Giamaica, nella sua alma mater. Nel 1968 fu espulso dalla Giamaica a causa delle sue posizioni critiche nei confronti del governo di Hugh Shearer primo ministro. La sua espulsione diede luogo a una crisi politica nel paese, con manifestazioni di massa e scontri. Questi eventi sono in parte raccontati nel suo saggio The Groundings with My Brothers.
Negli anni successivi Rodney divenne uno dei più noti esponenti del panafricanismo, e ebbe un ruolo di rilevanza nello sviluppo del movimento del Black Power nelle Americhe. Nel 1972 pubblicò la sua opera più celebre, How Europe Underdeveloped Africa, una denuncia radicale del colonialismo europeo in Africa. Nel 1974, tornato in Guyana dalla Tanzania, fondò il movimento politico Working People’s Alliance, incentrato su una forte opposizione al governo del People’s National Congress.
Nel 1980 Rodney si candidò alle elezioni politiche della Guyana, ma fu assassinato in un attentato dinamitardo.
La sua opera più celebre: How Europe Underdeveloped Africa, purtroppo non è stata pubblicata in italiano, se avessi intenzione di dedicarti a questa lettura, attuale più che mai, dovrai accontentarti della versione in inglese.
Pochi libri sono stati influenti nella comprensione dell’impoverimento africano quanto questa rivoluzionaria analisi. Rodney mostra lo sfruttamento del continente commesso dai paesi imperiali d’Europa, e successivamente dagli Stati Uniti, aiutato da agenti o complici inconsapevoli nel Nord e in Africa. Con l’oppressione e la liberazione la sua principale preoccupazione, “approfondisce il passato”, come dice nella sua prefazione, “solo perché altrimenti sarebbe impossibile capire come il presente è nato … Alla ricerca di una comprensione di ciò che è ora chiamato “sottosviluppo” in Africa, i limiti dell’inchiesta hanno dovuto essere fissati fino al XV secolo, da un lato, e alla fine del periodo coloniale, dall’altro. ” Sostiene che “lo sviluppo africano è possibile solo sulla base di una rottura radicale con il sistema capitalistico internazionale, che è stata la principale agenzia di sottosviluppo dell’Africa negli ultimi cinque secoli”. La sua analisi marxista andò ben oltre gli approcci precedentemente accettati e cambiò il modo di studiare sia lo sviluppo del terzo mondo sia la storia coloniale. Sebbene pubblicato per la prima volta nel 1972, How Europe Underdeveloped Africa, rimane un’introduzione essenziale alla comprensione delle dinamiche delle relazioni contemporanee dell’Africa con l’Occidente ed è una potente eredità di un attivista e di un pensatore impegnati.
Anche questo viaggio è terminato! Ti aspetto per la prossima avventura in Libri da…