Il Giappone detto anche la Terra del Sol Levante: un territorio insulare, ricco di cultura e tradizioni tanto misteriose quanto antiche ma moderno e all’avanguardia
Nove isole-regioni compongono il territorio geografico del Giappone, nove isole immerse nell’Oceano Pacifico ad alto rischio di terremoti, tsunami e tifoni a cui gli abitanti, gentili, silenziosi e laboriosi, si sono adeguati, adattati e abituati. Un popolo che molto ha dato alla tecnologia moderna ma che conserva alle spalle una cultura millenaria, misteriosa e affascinante, da cui non smette di attingere.
Non so se ti è mai capitato, caro iCrewer, di sentirti in qualche modo legato ad un Paese pur non essendoci mai stato neanche di striscio. A me si. Sin da piccola, quando già alle scuole elementari si cominciavano a conoscere le nazioni del mondo, sono stata affascinata dal Giappone, dalla sua storia e dalla sua cultura. Se credessi nella reincarnazione, potrei pensare di essere stata giapponese, forse una gheisha chissà, in un’altra vita. Non ci credo… Però continuo ad essere incantata da questa terra, dove il passato incontra il futuro in un connubio che non ha pari altrove.
Ho avuto modo di parlarti del Giappone e della sua cultura letteraria, nella nostra rubrica I generi letterari: ho trattato in particolare gli haiku, (ti rimando all’articolo se vuoi) caratteristica forma di poesia, inventata dai giapponesi ed esportata in tutto mondo. Oggi, invece, mi piacerebbe fare un piccolo (per ovvie ragioni di spazio) excursus nella letteratura giapponese moderna, consapevole del fatto però che non esiste moderno senza radici nel passato: regola valida per tutte le culture del mondo, Terra del sol levante compresa.
Non ti nego che cercando informazioni sul solito web (benedetto chi lo ha inventato!), mi sono persa un po’ tra le tante pubblicazioni sull’argomento ma non mi sono meravigliata: una cultura antica come quella giapponese, è difficile da sintetizzare in un articolo… ma ci proviamo, siamo qui per questo.
La letteratura giapponese è vecchia quanto il mondo, senza contare gli inizi della tradizione orale (difficile da ricostruire pure per gli esperti più esperti), nasce dal folklore e si sviluppa nel corso di duemila anni di scrittura. La forte influenza della Cina, data la vicinanza geografica e dell’India, attraverso il contatto e la contaminazione del Buddismo ne caratterizzarono gli inizi: il Giappone si affrancherà presto da queste influenze letterarie e seguirà una sua strada del tutto originale. Dal XIX secolo, l’apertura verso l’Occidente e l’Europa in particolare, (commercialmente e culturalmente), contribuirà ad influenzare gli scrittori giapponesi che, comunque sapranno dare vita ad una cultura letteraria in costante equilibrio tra tradizione e innovazione.
Le più antiche opere letterarie giapponesi sono andate perdute. Le prime opere arrivate semi-integre fino a noi, sono il Kojiki (Cronaca di antichi eventi, VIII sec. d. C.), una compilazione di testi mitico-storici tramandati dapprima oralmente (come l’Iliade e l’Odissea) e il Nihongi (Annali del Giappone, VIII sec. d. C.). La prima grande opera letteraria nipponica è comunque il Man’yōshū (Raccolta di diecimila foglie, 760 d. C.), che comprende circa 4500 poesie. Le strofe delle poesie cono formate da versi di cinque e sette sillabe alternati, non rimati che formano il nagauta; il tonkodi è formato da 5-7-5-7-7 sillabe e l’haiku da 5-7-5…. Riporto una sintesi trovata in rete, per darti un’idea e, per sintetizzare ulteriormente, ti dico soltanto che per secoli la poesia e la prosa giapponesi furono una ripetizione di questi schemi antichi.
Mi perderei a parlarti delle varie epoche e, a parte il fatto che rischierei di annoiarti, avrei bisogno dello spazio che occupa un intero libro… e quindi, ispirandomi alla leggerezza tipica della cultura giapponese, mi vesto di un kimono e, a piccoli passi, proprio come una gheisha, sorvolo… ma una cosa è doverosa dirla (lo devo alle gheishe che ho menzionato più di una volta): queste figure leggere, eteree e silenziose, non erano soltanto la compagnia piacevole e rilassante per tutti i guerrieri che tornavano, più o meno coperti di gloria, da lunghe guerre e battaglie: erano sopratutto, spessissimo, letterate, poetesse e scrittrici ma guarda caso, erano tenute molto in ombra dalla solita cultura maschilista, di cui neanche il Giappone era esente. Triste storia quella del genere femminile… E chissà come mai, tra la fine del X secolo e l’inizio dell’XI la dama di corte (nome ufficiale e formale delle gheishe) Shikibu Murasaki, autrice di Genji monogatari, una delle maggiori opere narrative della letteratura mondiale, ebbe un enorme successo ed è passata alla storia della letteratura con la sua vera identità. In genere alle donne non era concesso avere ruoli di prim’ordine, tranne che per essere mogli o compagne di uomini illustri…
Fu soltanto tra la fine dell’ottocento e gli inizi del Novecento che la letteratura giapponese ebbe una trasformazione: la lingua orale cominciò ad identificarsi con quella scritta, un po’ come successe in Italia all’indomani dell’unificazione, per capirci. Il vero sviluppo della letteratura moderna, si ebbe soltanto dopo la guerra russo-giapponese e per l’influenza delle letterature occidentali.
Tra il 1930 e il 1945 si forma in Giappone un nuovo movimento letterario, denominato Shinkankakuha (prova a ripeterlo, è un vero e proprio scioglilingua) incentrato sui temi dell’indipendenza e sul racconto degli orrori di guerra e delle ingiustizie sociali. I maggiori esponenti sono: Kawabata, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1968, Junichiro Tanizaki, Shiga e Mishima, morto suicida come Kawabata.
Dal dopoguerra fino ai nostri giorni, facendo un salto in lungo della durata di oltre cinquanta anni, le tematiche si occidentalizzano ulteriormente e vedono introdurre un argomento-tabù come il sesso e nuove avanguardie: la letteratura che si preoccupa della propria funzione nella società, sposta l’attenzione su nuovi tipi di sperimentazioni, come fantasie favoleggianti o crude descrizioni della realtà giovanile.
Come spesso accade, sono gli scrittori più giovani che diventano artefici e propulsori dei cambiamenti, in quanto meno legati ai vecchi schemi. Anche nel campo della sperimentazione si introducono nuove formule, influenzate soprattutto dalla cultura di immagini grafiche impostate sul linguaggio dei mass media. I fumetti, i manga o le anime, invadono i media, non solo giapponesi ed esportano un prodotto seguitissimo dalle giovani generazioni. A proposito, ricordate Sailor Moon e le sue amiche guerriere, compagne fedelissime di interminabili pomeriggi davanti alla TV? Confesso le guardavo anch’io, pur avendo superato il “limite d’età”.
Un brevissimo accenno alla poesia è doveroso, anch’essa si aggiorna e modernizza, fugge dalle rigide costruzioni del passato e va alla ricerca di un connubio di tradizione e innovazione.
Negli ultimi anni, la letteratura nipponica ha continuato a raccontare la vita di tutti i giorni. Un vero e proprio fenomeno letterario che ha varcato i confini ed è arrivato fino in Italia, è stato nel 2006, Install in cui la giovanissima autrice, Wataya Risa racconta la solitudine esistenziale di una diciassettenne che non ne può più della solita vita di tutti i giorni, della scuola, della mancanza di dialogo con la madre (i genitori sono divorziati). Tutto cambia quando incontra un bimbo di dieci anni che la lancia nel mondo delle chat line erotiche… e se ti intriga, caro iCrewer, puoi sempre leggerlo…
E non posso escludere scrittori che hanno prodotto veri e propri boom editoriali, creando best seller a ripetizione e diventando rapidamente famosi anche oltre i confini del proprio paese, come Haruki Murakami, Banana Yoshimoto e altri, tutti autori tradotti in Italia e all’estero Di quest’ultima, Kitchen, con la traduzione di G. Amitrano, un romanzo, compreso il breve racconto che lo chiude, con il quale Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.
Della stessa autrice, mi piace segnalarti un altro romanzo Il giardino segreto, edito in Italia da Feltrinelli nel 2016 Il romanzo e’ il terzo capitolo della serie Il Regno (i primi due sono Andromeda Heights e Il dolore, le ombre, la magia): L’inverno è alle porte, Kaede e Kataoka sono ritornati in Giappone e Shizukuishi ritrova il calore del tempo trascorso insieme e si sente finalmente un po’ più a casa. A breve, tuttavia, dovrà spostarsi di nuovo: ha deciso di andare a vivere con Shin’chiro, e così si mettono alla ricerca di un posto dove abitare, tra appartamenti improbabili e agenti immobiliari dalle dubbie capacità. Le persone, però, non sempre sono ciò che sembrano, e questo vale anche per Shin’chiro. Basterà un viaggio nel passato per rompere tutti gli equilibri e gettare Shizukuishi nella disperazione consentendole al contempo di crescere. Un serpente di giada, una donna prorompente, un giardino fuori dal mondo: questi e altri gli ingredienti di una storia di dolore e speranza in puro stile Yoshimoto.
Banana Yoshimoto è nata a Tokyo il 24 Luglio 1964. (La sorella di Banana, Haruno Yoiko, è una conosciuta disegnatrice di anime giapponesi) Laureata alla Nihon University con una specializzazione in Letteratura, adotta in quel periodo lo pseudonimo, Banana. In realtà il vero nome della scrittrice è Mahoko. Qualcuno sostiene che il curioso pseudonimo si riferisca alla passione dell’autrice per i fiori rossi del banano, pianta di cui tiene un esemplare nella sua casa di Tokyo. Ma è probabile che la scrittrice lo abbia adottato, a parte le sue passioni particolari, perchè Banana è un termine che si pronuncia quasi allo stesso modo in tutte le lingue e si ricorda facilmente. Lei ha dichiarato di averlo scelto perché lo reputa carino…
…saranno bizzarrie orientali?
Wow
??