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Giamaica, l’isola dei sogni e della musica
Ci siamo lasciati che ti parlavo della Dominica, nelle piccole Antille, ed ora ti faccio provare le emozioni che la Giamaica ha in serbo per te.
E’ una grande isola caraibica bagnata su tutti i lati dal Mar dei Caraibi. E’ uno stato a sé, con un proprio governo, le proprie leggi e la propria valuta.
E’ l’isola dove approdò Cristoforo Colombo nel 1494, divenendo così una importante base spagnola. Successivamente, a seguito di una cruenta battaglia, gli inglesi riuscirono a strappare l’isola alla Spagna, e la Giamaica divenne una colonia del regno britannico da cui riuscì a rendersi indipendente nell’anno 1962.
Una letteratura vera e propria non è mai esistita, è stata influenzata negli ultimi cento anni dalla sua storia coloniale e, come risultato, la cultura giamaicana è unica e riflette il modo in cui le persone provenienti da condizioni, idee e circostanze diverse, si sono riunite creando una nuova identità sociale e culturale. Infatti il motto di questo stato è: “Tra tanti, un solo popolo”, la maggior parte della popolazione si identifica semplicemente come giamaicana. La sua cultura include oltre a credenze sociali, costumi, religione, festival, musica e danza, letteratura, arte e cucina, anche l’eredità artistica risalente all’epoca precolombiana, quando il popolo Arawak incideva petroglifi sulle pareti delle caverne.
Ciò che colpisce è la capacità degli abitanti di quest’isola di aver mantenuto viva la tradizione dello storytelling orale. Questa tradizione è stata tramandata da generazioni di discendenti di schiavi africani. La letteratura giamaicana può essere facilmente riconosciuta dal suo uso del patois, un linguaggio creolo basato sull’inglese. Uno dei libri più antichi pubblicati da questo paese è il Buckra Baby di Becka scritto da Thomas MacDermot, che oggi è riconosciuto come la base della moderna letteratura giamaicana.
Le manifestazioni letterarie a livello artistico, le troviamo a partire specialmente dalla prima antologia poetica giamaicana, con un pool di talenti letterari, emigrati dalla Giamaica nel corso degli anni, e che raccontano la storia dell’isola, dagli iconoclasti scribi anticoloniali all’avanguardia postcoloniale, e alla generazione contemporanea che ritrae la Giamaica moderna.
Voices from Summerland – Voci dalla Terra dell’estate; la Giamaica ha dato alla letteratura nera degli Stati Uniti uno scrittore di considerevole personalità: Claude McKay, autore di versi molto apprezzati fra cui i “Songs of Jamaica”, scritti in west indian il dialetto dell’isola, e di prose, come i racconti di Gingertown (Città dello zenzero), nonché il racconto autobiografico A Long Way from Home (Un lungo cammino da casa). Nel ventennio intercorso fra Voices from Summerland e una seconda antologia poetica, A Treasury of Jamaican Poetry, si andavano affermando nuove voci.
Roger Mais una figura influente che ha unito al talento letterario il fervore nazionalistico. Diversi saggi e storie, pubblicate a favore dell’indipendenza, l’hanno portato ad essere arrestato per sedizione e scontare il carcere per sei mesi. Andrew Salkey, un romanziere e poeta, figura di spicco della generazione di scrittori e che raggiunse il successo negli anni cinquanta. Fu editore, conduttore ed oltre a scrivere trascorse gran parte della sua vita a promuovere il lavoro di giovani scrittori e artisti caraibici. Sylvia Wynter, figura pionieristica nella teoria critica postcoloniale, nonché uno dei principali scrittori, romanzieri e drammaturghi giamaicani. L’unico suo romanzo è stato The Hiils of Hebron. Kerry Young una voce unica nella letteratura giamaicana. Le sue opere guardano la società multiculturale dell’isola e si concentrano in particolare sulla comunità cinese, in cui l’autrice è cresciuta.
Altri nomi di spicco sono Hazel Dorothy Campbell, scrittrice di racconti e libri per bambini. Era anche insegnante, editore e addetto alle pubbliche relazioni.
Michelle Cliff che nei suoi romanzi, tra gli altri, Abeng del 1984, Free Enterprise e racconti come The Store of a Million Items ha indagato il pregiudizio in tutte le sue forme, da quello razziale a quello sessuale.
Ciò che mi piace di questi viaggi tra i libri da… è scoprire come la letteratura non abbia confini e, anche se contrastata nel paese d’origine, la maggior parte degli autori è riuscito ad emergere trovando asilo in altri stati.
Un breve accenno è d’obbligo per un mito: Robert Nesta Marley, il grande BOB MARLEY. Nacque nel 1945 da un capitano della marina inglese e una giovane contadina indigena di 19 anni. Per il suo sangue misto era deriso e soprannominato “White Boy”. Questo lo fece crescere con un pensiero molto forte, e siccome passò la sua adolescenza nella più totale indigenza la sua musica se ne avvantaggiò. I testi riflettono temi quali la disoccupazione senza controllo, cibo razionato, violenza efferata. Divenne così un icona sociale e culturale.
L’autore che ho scelto per rappresentare questa splendida isola è:
Marlon James
Giamaicano doc, nato a Kingston, la capitale, nel 1970. Oggi vive in Minnesota dove insegna all’università, ma viaggia anche per New York e torna spesso nella sua isola. Il suo romanzo più famoso che gli ha regalato la fama e consentito di vincere il Man Booker Prize 2015, è
Breve storia di sette omicidi
La Giamaica è uno dei paesi con il più alto numero di omicidi al mondo. Marlon Jones ha creato un romanzo fra ghetti impenetrabili, interessi internazionali e l’incessante reggae e la dancehall di Bob Marley. E’ l’interprete principale, fonte di ispirazione per il nostro scrittore, attraverso il misticismo naturale delle sue canzoni. Anche se in tutto il libro non appare il suo vero nome.
Il romanzo colpisce per lo stile complesso, vario e seducente; è il racconto, di una vicenda, e di questi uomini. Ritratto del lato oscuro della Giamaica.
Caro iCrewer, spero di aver sollecitato la tua curiosità e ti do appuntamento per il prossimo viaggio libroso.