Oggi ci apprestiamo ad approdare nella Corea del Nord, Repubblica Democratica Popolare
a caccia sempre e come di consueto, in questa rubrica dedicata, degli scrittori autoctoni. Ma prima di presentarvi il giovane autore contemporaneo di turno, è bene fare luce sulla storia di questa Terra: una penisola ubicata in posizione strategica tra la Manciuria e l’arcipelago Giapponese. Tutto ebbe inizio dopo la Seconda Guerra Mondiale quando Stati Uniti d’America e Russia – USA e URSS – si spartiscono i territori, dunque, proprio da quando fu innalzato il simbolico muro che creò le due Coree all’altezza del 38° parallelo; la Corea del sud passò nelle mani dell’America mentre la Corea del Nord finì nelle grinfie della Russia. Il Giappone che dal 1910 aveva annesso la Corea ne uscì sconfitto; era il 1945 e la Grande Guerra era appena terminata.
Una commissione bilaterale, avrebbe dovuto costituire un governo provvisorio per la riunificazione della penisola; governo che non vide mai la luce. Le elezioni si tennero solo nella Corea del Sud, sotto la supervisione dell’Onu: il 12 dicembre 1948 quando Syngman Rhee divenne presidente della Repubblica di Corea. Contemporaneamente al Nord nacque la Repubblica Democratica Popolare di Corea, retta da un governo comunista presieduto da Kim Il-Sung.
Entrambi i regimi si sentirono legittimati a promuovere la riunificazione. Ne scaturì una guerra durissima tra il Nord (appoggiato da russi e cinesi) e il Sud (difeso dagli americani sotto il patrocinio dell’Onu). Un fronte caldissimo in piena Guerra fredda.
Nel 1951, dopo ben tre anni di guerra, il presidente degli USA, Truman aprì finalmente le trattative con la Corea del Nord, spinto anche dalla forte pressione internazionale e dell’opinione pubblica per una soluzione pacifica della crisi; in quanto aveva causato 3 milioni di morti, tra militari ma soprattutto civili; terminando senza vincitori né vinti.
Da allora, resta immutato il rapporto tra i due Stati coreani.
Il regime di Pyongyang è rimasto nelle mani della famiglia Kim. Il padre della patria Kim Il-Sung, il “Grande Leader”, eroe della resistenza anti-nipponica durante la Seconda guerra mondiale, creatore dell’ideologia del Juche (autosufficienza) è rimasto al potere dal 1948 al 1994. Suo figlio Kim Jong-Un che gli succedette, terzogenito etichettato “Brillante Compagno” e “Supremo Leader”, ha portato avanti il programma nucleare ed è a capo del Paese più militarizzato del mondo.
Eppure la Corea è ancora per certi aspetti una nazione unita: la popolazione, al Nord come al Sud, si considera coreana tout-court e usa la stessa scrittura, quella Hangul.
Il libro che ti vado a presentare “Paradiso N°3” è stato scritto da Hyok Kang, scrittore contemporaneo nato a Unsong, in Corea del Nord. Alla tenera età di dodici anni è costretto dal regime a fuggire con tutta la famiglia in Cina, attraversando le gelide acque del fiume Tumen. Ha vissuto in Manciuria, nascondendosi dalla polizia impegnata ad una caccia all’uomo spietata ai clandestini nordcoreani. Dopo una lunga e travagliata odissea attraverso il Vietnam, il Laos la Cambogia e la Thailandia, ha raggiunto la Corea del Sud.
“Paradiso N°3” è un tracciato storico biografico, dalle peripezie rocambolesche che ha raggiunto proporzioni internazionali, infatti è stato pubblicato in America, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Giappone, Canada e Australia. In Italia è edito da Piemme per la prima volta nel 2007 col titolo: “La rondine fuggita dal Paradiso” che riprende l’espressione usata dai coreani, chebi (rondine) che negli anni novanta indicava le bande di mendicanti formatesi a seguito della carestia. Il termine declinato in diverse varianti forniva indicazioni circa l’età della “rondine”: kotchebi per i bambini, chongchebi per gli adolescenti e nochebi per i più anziani. Successivamente con la ristampa del 2014, sempre del medesimo editore prende il titolo attuale.
“Paradiso” amaro visto dagli occhi di un bambino, adesso capirete il perché: una storia vera di una fuga familiare raccontata dal protagonista.
Hyok vive nel blocco numero 3 del villaggio di Unsong, in Corea del Nord, e fa la vita di tutti i suoi coetanei. Canta senza sosta le canzoncine della propaganda di regime. Viene obbligato a presenziare alle esecuzioni pubbliche. Lavora. Assiste alle più maniacali forme di repressione. Viene punito per ogni cosa, anche per la sua passione per il disegno. Eppure non c’è dubbio, quello che l’onnipresente Kim Il-Sung, “Il Cervello Perfetto”, “Il Sole”, ha creato per loro non può essere che “Il Paradiso”: lo ripete senza sosta la radio, inchiodata sui programmi di Radio Pyongyang, lo ripetono a scuola i maestri e gli altoparlanti nelle piazze. Intanto, Hyok fa la fame. La sua classe si è dimezzata a causa della mortalità da denutrizione. Il Paradiso ormai trabocca di “rondini”, di bambini che cercano per terra briciole e chicchi di riso. Fino al giorno in cui, dopo la condanna di suo padre alla rieducazione in un campo di lavoro, Hyok e la sua famiglia non decidono di scappare. Via, lungo il confine, verso un mondo sconosciuto che gli avevano insegnato a temere e disprezzare, in fuga dal Paradiso.
A rigor di cronaca questi gli ultimi comunicati intercorsi tra il Presidente Trump e Kim Jong-Un e non solo …
- 1 agosto 2019 Corea del Nord: lanciati 2 missili a corto raggio; si tratterebbe, del terzo lancio di missili a corto raggio in poco più di una settimana.
- 2 agosto 2019 In un Tweet il Presidente Trump afferma: “Il presidente Kim ha una grande e meravigliosa visione per il suo paese, e solo gli Stati Uniti guidati da me come presidente possono realizzarla”
- Sempre del 2 agosto:il presidente Trump ha affermato che gli ultimi lanci dei missili da parte della Corea del Nord sono conformi all’accordo stipulato tra gli Usa e la Repubblica Popolare Democratica di Corea a Singapore. Allo stesso tempo, non ha escluso che gli ultimi lanci potrebbero però violare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Infine, un encomio solenne va conferito al presidente Trump degli Stati Uniti d’America, da molti criticato e da me “osannato”, per aver fatto una cosa buona tanto per usare una metafora: Trump con un tweet a sorpresa invita il leader Kim ad un incontro sul 38° parallelo. Questo il testo del messaggio: “Parto per la Corea del Sud. Se il presidente Kim vede questo messaggio, lo incontrerei al confine, la Zona Demilitarizzata, giusto per stringergli la mano e dire Hello(?)!”
Quindi il 30 giugno 2019 i due si sono incontrati al 38° parallelo (nella cosiddetta Joint Security Zone JSA, l’unico luogo in cui i soldati delle due Coree si trovano a pochi metri di distanza e dove l’anno scorso hanno avuto luogo i due vertici tra Kim e il presidente sud-coreano) scambiandosi una stretta di mano; Kim afferma, rivolto a Trump:
“Non mi aspettavo di vederti qui!”
E la telenovelas continua… Così Trump attraversa in “solitaria la sottile linea rossa” ossia il confine intercoreano nel villaggio di Panmunjom, primo presidente Usa a farlo.
“Mi sento benissimo”,
ha commentato subito dopo, mentre il leader Kim Jong-Un gli andava incontro. La stretta di mano tra i due è avvenuta quindi in Corea del Nord.