La Colombia è tra i latinoamericani nella mappa letteraria del mondo. Oggi ti proponiamo tre autori che raccontano il loro paese con nuovi linguaggi: Abad, Caicedo e Ospina.
Come tutti i paesi latinoamericani, la Colombia è il risultato di lotte e migrazioni. Ha un passato precolombiano dove Chibcha, Muisca e Tairona erano tra le civiltà più avanzate delle Americhe, fino l’arrivo dei colonizzatori spagnoli che portarono schiavi africani, dando vita a una popolazione molto eterogenea, meticcia, diversa. Una volta divenuti indipendenti, i colombiani hanno sofferto guerre civili, crisi economiche e rivoluzioni, soprattutto durante il ventesimo secolo. In particolare, è importante notare che nel 1964 inizia una guerra civile che è finita soltanto poco fa e che ha causato ferite enormi che fanno fatica a chiudersi.
Molti lettori e lettrici hanno scoperto la Colombia grazie a Gabriel García Márquez, chiamato anche Gabo, uno dei più importanti scrittori del boom letterario latinoamericano e vincitore del premio Nobel 1982, maestro del realismo magico. Siccome è tanto conosciuto il suo lavoro, credo che sia più interessante sapere cosa c’è oltre Gabo. Vi presento, allora, Héctor Abad Faciolince, Andrés Caicedo e William Ospina.
Héctor Abad Faciolince (Medellín, 1958) è, in certo senso, un amico di casa: ha vissuto molto tempo a Torino, laureandosi in lettere. La sua vita è stata agitata, dovendo cambiare paese spesso tra Italia e Colombia, ma ha mantenuto vivo il legame con entrambe. Infatti, ha tradotto autori italiani come Tomasi di Lampedusa, Bufalino e Umberto Eco; al contrario molti dei suoi libri si possono trovare qui da noi ed è stato uno dei autori invitati del Salone del Libro di Torino di quest’anno. Uno dei libri più interessanti è L’oblio che saremo (Einaudi), libro dove parla di suo padre, Héctor Abad Gómez, presidente del Comitato per i Diritti Umani, ammazzato da squadroni della morte nei momenti più duri delle guerrillas colombiane.
Andrés Caicedo (Cali, 1951 – 1977) è stato scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, saggista e poeta con uno dei lavori più originali della letteratura colombiana contemporanea. Il contesto principale della sua opera è urbano, radicato nella realtà sociale dei giovani colombiani. Personalità estrema, si è suicidato il giorno della presentazione del suo primo romanzo quando aveva soltanto 25 anni. Il suo romanzo, Viva la musica (Sur) racconta la storia di Maria del Carmen, una ragazza che ama la musica, l’alcol e le droghe, e che, allo stesso tempo, ha voglia di vita e di autodistruzione, riflettendo la crisi generazionale dei giovani colombiani degli anni ’70.
William Ospina (Herveo, 1954) ha vinto il premio Rómulo Gallegos per il romanzo El país de la canela, parte della trilogia in cui parla della conquista della regione nord del Sudamerica.
Questa trilogia è composta da Ursúa, romanzo dove racconta la storia del conquistatore spagnolo Pedro de Ursúa; da El país de la canela, in cui narra di Francisco de Orellana e del viaggio alla scoperta del Rio delle Amazzoni; non ultimo La serpiente sin ojos, romanzo che segue di nuovo Pedro de Ursúa, che vuole trovare il paese delle Amazzoni descritto da Francisco de Orellana.
Spero che sia possibile trovare presto questi libri qui, in Italia.