Buonasera iCrewer! Oggi parliamo di una serie animata che ha fatto scalpore, che fin dal rilascio del trailer è stata sulla bocca di tutti e che ha incollato centinaia di occhi agli schermi. Rullo di tamburi… Strappare lungo i bordi di Zerocalcare!
Dall’Armadillo d’inchiostro a quello a colori: il mondo di Zerocalcare prende vita
Personalmente, mi considero ancora una neofita per quanto riguarda le opere del fumettista romano: ho letto qualche suo lavoro (Un polpo alla gola, Kobane calling – oggi, La profezia dell’armadillo), ma non sono ancora al punto di pre-ordinare un nuovo fumetto appena annunciata la data di uscita (come una mia carissima amica ha fatto per Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia).
Una cosa, però, la posso dire con sicurezza: Zerocalcare ha uno stile tutto suo, riconoscibile al primo tratto e alla prima parola. Ha un umorismo particolare ed estremamente comprensibile, una visione del mondo che, per quanto possa sembrare soggettiva, finisce per racchiudere il modo di approcciarsi alla vita di intere generazioni. La sua narrazione è molto scorrevole e amalgama episodi e aneddoti che all’apparenza non centrano nulla l’uno con l’altro, e che poi boom, alla fine quadrano in un unico disegno d’insieme.
E nel caso in cui ti stessi chiedendo “E tutta sta pappardella cosa centra con la serie?”, non preoccuparti, che ora te lo racconto.
E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo.
Zerocalcare
Guardare Strappare lungo i bordi è stato un po’ come rivivere La profezia dell’armadillo, il primo fumetto (e ci sta: se devi raccontare una storia, non cominci certo dalla fine). La trama principale è grossomodo la stessa, o meglio, il punto in cui tutto prende un senso è il medesimo, ma il viaggio per arrivarci è parecchio diverso. Si alternano momenti già noti ai lettori, a scene completamente nuove, che disegnano uno sfondo più approfondito a una vicenda che è sempre lì, visibile con la coda dell’occhio, ma che si manifesta solamente alla fine.
I viaggi mentali di Zerocalcare sono epici, così esagerati da sembrare completamente verosimili, anche con un Armadillo a grandezza d’uomo che borbotta sulla spalla. Poi, certo, è innegabile che parli alla velocità della luce – l’autore ha doppiato il personaggio di sé stesso – e che distrarsi un istante voglia dire dover per forza mandare indietro il video di qualche attimo, ma che ci possiamo fare, se Calcare ha una parlantina così spigliata?
So che uno dei punti critici per molti è stato il linguaggio di Zerocalcare: tutta Strappare lungo i bordi è spassionatamente in romanesco, ma ti dirò, iCrewer, che pur essendo veneta e non avendo amici originari di Roma e dintorni, sono riuscita a capire quasi tutto al primo colpo. Sarà che ho alle spalle anni e anni di pratica nel decifrare le parole in dialetto – veneto – sempre nuove che mia nonna adora sfoderare a sorpresa (per poi sostenere con fermezza di aver sempre usato quei termini, anche se ti assicuro che non è così), quindi forse è tutta questione di allenare l’orecchio a cogliere il senso d’insieme?
E se te lo stai chiedendo, sì, Zerocalcare parla esattamente come scrive, anche se devo dire che sulla carta stampata si censura un attimino di più, in quanto a linguaggio scurrile.
In conclusione, eccoci alla domanda più gettonata: meglio libro o serie TV? E la mia umile opinione è: guarda Strappare lungo i bordi, e leggi La profezia dell’armadillo, perchè vale la pensa di sperimentare la narrazione di Zerocalcare attraverso entrambi questi media.