Ci siamo quasi, in meno di una settimana il 2022 diventerà il passato, e il 2023 il presente. Prima, però, c’è un rito di passaggio da affrontare, una soglia da attraversare: Capodanno.
Ormai viviamo in un mondo che va a una velocità supersonica, in cui qualche mese, o anche qualche giorno, può davvero fare la differenza, ma in cui capita anche che ci siano anni interi in cui ci pare di non muovere un passo, in cui sembra che la nostra vita non cambi di una virgola. Ecco, Capodanno è il giorno in cui, volenti o nolenti, siamo portati a trarre qualche conclusione, a fare un minimo di bilancio.
E, ovviamente, a indossare biancheria intima rossa – di buon auspicio – e a mangiare lenticchie e uva – per attirare il denaro fin dentro le nostre tasche – perchè i nuovi inizi fanno sempre tremare le ginocchia, ed essere leggermente scaramantici, o affidarsi a tradizioni ben radicate, non ha mai fatto male a nessuno.
Da dove arriva il Capodanno?
…è la domanda che mi sono posta, e la risposta è tutt’altro che semplice. Perchè se al giorno d’oggi è vero che la maggior parte dei Paesi in cui la cultura Occidentale è quella dominante festeggi il Capodanno nella notte tra il 31 di dicembre e il 1 di gennaio, molte altre culture hanno date diverse, che coincidono con periodi e ricorrenze differenti – l’inizio della primavera, ad esempio.
A stabilire la data di Capodanno che ancora oggi è in vigore fu Giulio Cesare nel 46 a. C. che, con l’introduzione del calendario giuliano, decise che il primo giorno dell’anno non fosse più il primo marzo, ma il primo gennaio. Tuttavia, si possono notare diversi usi e tradizioni nell’individuazione del primo giorno dell’anno fino ad anni relativamente recenti (Settecento e Ottocento, per intenderci), anche in Paesi che adottavano il calendario giuliano prima, e quello gregoriano poi.
Il più diffuso sembra essere l’uso di accostare il Capodanno alla rinascita della natura, preferendo festeggiare in primavera – come accadeva in Inghilterra e Irlanda fino al ‘600 – o in occasione della domenica di Pasqua – in Spagna – giorno in cui si celebra la rinascita per eccellenza, nella tradizione Cristiana.
A mettere ordine, una volta per tutte, su papa Innocenzo III nel 1681, che individuò il 31 dicembre come data della fine dell’anno. Certo, perchè l’ordine venisse recepito e applicato ovunque, ci volle comunque del tempo.
Le culture che si basano tradizionalmente su calendari lunari per scandire le celebrazioni possono non avere, invece, una data fissa. Questo perchè a dettare il giorno preciso sono specifiche fasi lunari che hanno luogo entro un margine temporale ben individuato – a individuare il Capodanno cinese, per esempio, è la notte di novilunio in un periodo che va tra il 21 gennaio al 20 febbraio. Un simile metodo è utilizzato nel calcolo della data della Pasqua Cristiana: sarà la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera (per questo la data cambia ogni anno).
Ovviamente, il Capodanno può essere istituito anche per ragioni politiche, per segnare l’inizio di una nuova era – solitamente di governo – così come fece Mussolini, che indicò il 28 ottobre – giorno della marcia su Roma – come la data del Capodanno. Ciò fu rispettato per tutto il Ventennio fascista e, successivamente, dalla Repubblica Sociale Italiana. Ora, una legge del 1949 della Repubblica italiana individua il 31 dicembre come Capodanno.
Chiudiamo con una curiosità: il nuovo anno scocca alla mezzanotte del 31 dicembre soltanto negli anni bisestili, in quanto nei tre anni precedenti il vero Capodanno cade alle ore 6.00 del primo gennaio (la somma delle diciotto ore in esubero dei tre anni prima con le sei del quarto anno, fa si che quest ultimo sia bisestile, e quindi contenga un giorno in più).