Una libreria al centro di Kabul resiste da oltre trent’anni e si rinnova: cultura e libri come lasciapassare per progettare e costruire un futuro migliore
Kabul, capitale dell’Afghanistan, città ricchissima di cultura e tradizioni che affondano le loro radici nella notte dei tempi, non vive attualmente giorni propriamente sereni e lo sappiamo tutti. Le notizie di attentati che arrivano da quelle latitudini, la guerra civile, il terrorismo, la negazione di diritti fondamentali, la povertà, l’ignoranza in cui è tenuta gran parte della popolazione, derivata da una condizione sociale e civile inimmaginabile per noi occidentali, ne fanno una città in cui la cultura, i libri o le librerie, sono proprio all’ultimo posto nei pensieri dei suoi abitanti. I libri, anzi, vengono visti da una certa parte politica, fanatica ed integralista, come portatori del male assoluto e oltre che censurati, vengono spesso dati alle fiamme in roghi pubblici, proprio per ribadire il concetto di odio totale verso ogni apertura al mondo occidentale. Eppure, in mezzo a tutti questi mali, c’è ancora chi ha fatto della resilienza il suo manifesto di vita. E meno male, aggiungo io.
Proprio al centro della martoriata Kabul, una libreria resiste da oltre trent’anni. Chissà quanta violenza avrà visto passare dalle sue vetrine, chissà quante volte avrà rischiato di essere distrutta, bruciata e violentata da un regime oscurantista che vuole rendere cieco chi, con la cultura, ama allargare i propri orizzonti gettando lo sguardo oltre i propri ristretti confini. Trent’anni di resistenza e resilienza, grazie alla caparbietà di chi crede che le librerie al pari delle scuole, hanno un ruolo sociale fondamentale per diffondere il sapere, sperando che la cultura si trasformi in una porta chiusa alla guerra e all’intolleranza. Questo afferma Omaid, giovane libraio di Kabul.
La libreria di Flower Street, una strada del centro di Kabul, un passato e trent’anni di storia alle spalle, è gestita oggi da Omaid, appassionato di libri e di poeti classici che ha ereditato l’attività dal padre. E malgrado l’ostilità del regime talebano, l’alto tasso di analfabetismo e la povertà, la libreria è una delle oltre sessanta che resistono ancora per mantenere viva una tradizione letteraria lunga millenni.
Sono queste notizie che ridonano forza e speranza e che ancora fanno pensare che libri e cultura possano sconfiggere l’ignoranza, facilmente assoggettabile e piegabile alla violenza: a Kabul, come in ogni altro luogo, dove la notte dell’oscurantismo sembra non finire mai.