Aladdin è forse uno dei film di animazione Disney dall’atmosfera più colorata e festosa. Vuoi per le tinte sgargianti degli abiti, vuoi per il contrasto con le sabbie del deserto, o per la lucentezza dei gioielli – e della lampada, fatto sta che a mio parere è una delle storie più suggestive.
Il tipico racconto del povero dall’animo buono che, dopo aver attraversato svariate peripezie, e aver anche combinato qualche guaio, riesce comunque a trovare il lieto fine, grazie al suo buon cuore e a un pizzico di magia. O almeno, questa è la versione che siamo abituati a conoscere. Tuttavia, l’originale, contenuto all’interno della raccolta Le mille e una notte, è molto diverso.
L’uomo, infatti, è un Mago Africano che, venuto a conoscenza della lampada delle meraviglie, è determinato a entrarne in possesso. È solo questo motivo che l’ha spinto ad avvicinare Aladino: lo stregone, infatti, non può recuperare da solo l’artefatto magico. Dona quindi al giovane un anello prezioso e lo spedisce nella caverna, salvo poi chiudere tutti gli accessi, quando Aladdin si rifiuta di consegnargli la lampada.
Per fortuna, il ragazzo, strofinando per caso l’anello donatogli dal Mago, evoca un genio – contenuto nell’anello, non quello della lampada – e grazie al suo potere riesce a tornare a casa. Pochi giorni dopo, quando la madre inizia a lucidare la lampada, per venderla al mercato e ricavarci qualche moneta, ecco comparire un secondo genio, pronto a soddisfare i desideri della famiglia.
Da allora, Aladdin e la madre vivono in serenità, senza più pensieri, fino a quando il giovane non intravede la bellissima principessa Badr al-Budùr e se ne innamora perdutamente. Da quel momento in poi, gli sforzi suoi e della lampada sono volti al solo scopo di farsi riconoscere come degno pretendente dal sultano: ricchezza, schiavi, Aladdin non esita neppure a compromettere la promessa di matrimonio tra la principessa e il figlio del visir.
Alla fine, il lavoro del genio dà i suoi frutti e Aladino e Badr al-Budùr convolano a nozze. Tutto procede per il meglio, fino a quando il Mago Africano, che era tornato a casa sua, non viene a sapere della fortuna di Aladdin. Decide quindi d’infiltrarsi nella reggia e trafugare la lampada. Una volta evocato il genio, gli ordina di trasferire tutti gli edifici e le ricchezze create con una magia in un territorio in Africa – peccato che nel palazzo ci fosse anche la principessa. Ad Aladino non rimane altro da fare che andare alla ricerca della sua amata, salvarla e ricondurla a casa.
Anni dopo, il fratello del Mago Africano cerca di attuare una vendetta, ma fortunatamente non riesce nel suo intento.
Aladdin vs Aladino e la lampada delle meraviglie: che differenze ci sono?
Le prime, sostanziali, differenze sono tre: l’ambientazione cinese – che può però essere intesa in modo simile al Catai dell’Orlando furioso di Ariosto, un luogo a metà tra il mitico e il reale; la presenza di una famiglia alle spalle di Aladino (niente orfano straccione per le strade di Agrabad) e il carattere del giovane. Invece del ragazzo d’oro, del “diamante allo stato grezzo” che divide il cibo con dei bambini di strada, abbiamo uno scansafatiche più interessato a bighellonare, che ad aiutare la madre vedova a portare a casa qualcosa da mangiare.
Anche l’antagonista è diverso. Nel racconto originale è il Mago Africano a mettere in moto la vicenda, mentre il gran visir quasi non viene nominato. Ricorrono, però, alcune somiglianze tra film d’animazione e storia, come ad esempio la scena in cui Jasmine/Badr al-Budùr fa buon viso a cattivo gioco, in modo da fornire ad Aladdin il tempo necessario per salvarla.
Per fortuna, la storia d’amore e il lieto fine rimangono, e sia nella narrazione de Le mille e una notte, sia nel live action del 2019, viene detto chiaro e tondo che a regnare sarà la principessa, in quanto unica erede al trono.