La versione Disney de La Bella addormentata nel bosco, uscita nel 1959 non fu un successo, anzi. Il grande studio d’animazione statunitense aveva optato per questa fiaba nel desiderio e con la speranza di ripetere il grande consenso riscosso dalle precedenti opere Cenerentola e Biancaneve e i sette nani. Tuttavia così non avvenne; al contrario, la critica non fu completamente positiva e il pubblico ebbe una reazione alquanto tiepida, che portò la Disney ad astenersi dal trasporre altre fiabe fino al 1989, anno in cui uscì La sirenetta.
Prima di addentrarci sulle differenze tra la versione dei fratelli Grimm e quella animata – e questa volta sono parecchie – è il caso di fare un breve riassunto della storia, che inizia molto molto lontano da qui, in un regno in cui re e regina regnavano felici, se non fosse per un piccolo dettaglio: la loro unione non era ancora stata benedetta da alcun pargolo.
Quando arrivò il momento di distribuire i doni, le fate si superarono: bellezza, leggiadria, una voce melodiosa, e poi, improvvisamente, ecco entrare colei che non era stata invitata. Il suo, di dono, fu la una maledizione: al compimento della maggiore età, la principessa si sarebbe punta con l’ago di un fuso e sarebbe caduta a terra, morta.
Fortunatamente, vi era ancora un’altra fata che doveva dare il proprio dono. Quindi, non potendo annullare completamente il precedente, riuscì però a tramutarlo: non più morte, ma sonno profondo spezzato solo da un bacio. E ovviamente la profezia si realizzò, perchè anche se il re aveva fatto bruciare tutti gli arcolai e i fusi del regno (chissà che problemi, per il settore tessile e del vestiario), uno era rimasto, e la principessa l’aveva certamente trovato nel giorno del suo compleanno, pungendosi poi il dito e sprofondando in un sonno incantato.
Passarono gli anni, molti principi tentarono l’impresa, ma nessuno riuscì a superare la fitta barriera di rovi che era cresciuta intorno al castello. Finché un giorno, giunse il principe predestinato, i rovi fiorirono e si spostarono al suo passaggio, e lui poté giungere fino alla stanza della Bella addormentata, che risvegliò dal suo sonno con un bacio (che sarei tentennante a definire d’amore, visto che non si conoscevano, praticamente, ma le fiabe sono pur sempre fiabe).
E quando la principessa aprì gli occhi, anche tutti gli esseri viventi presenti nel castello, anch’essi addormentati da cento anni, si svegliarono, giusto in tempo per iniziare a preparare la festa di nozze.
Aurora o Rosaspina? Chi era la bella addormentata?
Le differenze tra film di animazione Disney e fiaba dei fratelli Grimm sono davvero molte, in questo caso. Non si arriva al punto di non riconoscere la trama, ma quasi.
Partiamo dal concepimento, o meglio, dalla predizione del concepimento. Nella fiaba, a predire la lieta novella alla regina è un gamberetto, che compare nella sua vasca dal bagno mentre ella si sta lavando. Passiamo poi al numero di fate invitate al banchetto: nel film sono tre, nella fiaba dodici, e la tredicesima – che poi sarebbe Malefica, ma nel libro non ha un nome – non ha ricevuto l’invito perchè il servizio di piatti d’oro che il re intendeva utilizzare per il pranzo era per dodici persone.
Niente dolci Flora, Fauna e Serenella che s’improvvisano un po’ madri un po’ zie, nel libro: la principessa rimase a palazzo, e fu quasi una sfortuna il suo trovare il fuso (passò la giornata esplorando ogni singolo pertugio del castello). La principessa si punge e tutti sprofondano nel sonno, però siccome non c’è alcun Filippo, secondo i Grimm, e Malefica non si accanisce contro Aurora, non rimane altro da fare che attendere che qualcuno riesca a superare i rovi.
E per concludere, parliamo del nome della Bella addormentata nel bosco. Nel film Disney, per nasconderla meglio, le fate le danno il nome fittizio di Rosa o Rosaspina, quando poi ella scopre essere Aurora. Nella fiaba, invece, si è sempre chiamata in un solo modo: Rosaspina, che tra l’altro è anche il titolo del testo.
Tra tutti i telai bruciati il re e la regina dimenticano di bruciare quello nel castello in cima alle scale… che sbadati
Esatto! Fa proprio pensare che alla fine, se qualcosa deve davvero accadere, succederà per quanto tentiamo di evitarlo… soprattutto se la magia ci mette lo zampino!