Ti parlo oggi di Leonardo da Vinci, il mistero di un genio, l’ultimo libro di Barbara Frale pubblicato da Newton Compton Editori. Ho accettato con entusiasmo di partecipare al review party quando la redazione di iCrewPlay me lo ha proposto. Un bel libro su Leonardo che anticipi la tanto attesa serie tv era proprio quello che ci voleva in queste gelide giornate in cui si aspetta una primavera che non arriva.
Un grande romanzo, recita la copertina di questo volume, e se lo dice Newton Compton, caro lettore, c’è senza dubbio da fidarsi. Ho cominciato la lettura con curiosità rimanendo da subito attratta dalla buonissima scrittura. Una ricerca di parole raffinata e calzante, non banale. Similitudini sporadiche ma originali, termini perfetti e ben posizionati.
Leonardo Da Vinci, il mistero di un genio.
Diciamoci la verità, quando un libro è ben scritto, tutti gli altri aspetti passano in secondo piano e si tende a perdonare all’autore, autrice in questo caso, una serie di superficialità non proprio da grande romanzo. Ma andiamo con ordine.
Ormai mi conosci, carp iCrewer, il romanzo storico è il mio preferito quanto è ben inquadrato e devo dire che questo ha tutti i crismi. Ben argomentato il contesto sociale e numerose le citazioni dei pittori che hanno fatto grandi le corti italiane. Ebbene è qui che ho la mia prima perplessità: la citazione. Se da una parte i nomi di grandi artisti e scultori sono usati tanto quanto quelli di Re e personaggi storici vari, sono però tutti lasciati a galleggiare in un brodo senza atmosfera.
Non si respira l’aria rinascimentale da queste pagine: sia forse per la carenza di buone descrizioni o per una caratterizzazione dei personaggi che non va a fondo della loro psicologia, o forse ancora per i dialoghi spesso forzati, l’impressione è di una tavolozza con colori mischiati, senza nessuna definizione, che non trasmettono emozioni.
L’idea è quella di un romanzone storico con un bell’intrigo politico di sottofondo, un bel po’ di trame culturali-artistiche da sbrogliare e un finale che non ci si aspetta. E funzionerebbe anche benino, sarebbe anche una formula ben testata se non fosse che l’autrice vuol confezionare un libro con troppe cose senza approfondirne nessuna.
La storia d’amore risulta banale mentre dovrebbe essere il cardine del libro e anche questa, ahimè, a causa di uno scarsa profondità della psicologia dei due amanti: Leonardo e Lisandro rimangono bidimensionali, hanno le misure della pagina di carta su cui li leggiamo ma non acquistano mai durante il libro, personalità tridimensionale. Neanche nel momento più tragico ho pianto, e sai bene, caro lettore, che sono una frignona sui libri.
Ecco quindi la mia impressione, che è sì personale, ma motivata da una reale mancanza di profondità di questo che poteva veramente essere un grande romanzo, e si è limitato a essere un libro gradevolmente ben scritto.