Il caso, a volte, indirizza le nostre attività: ma se è vero che niente succede per caso, ci sarà stato un filo invisibile anche per la vicenda di questo libro che ti segnalo oggi.
Ogni guerra passata, presente, futura, oltre alle morti e alle distruzioni, lascia dietro di se un bagaglio di sofferenze che difficilmente chi è costretto a viverle, dimentica: alle devastazioni materiali si associano sempre un cumulo di devastazioni umane che coinvolgono gli affetti familiari, specie se il tributo da pagare è in vite umane.
Ricordo mia suocera (ma chissà quanti altri come lei), quando con la memoria ritornava al fratello maggiore partito in guerra e mai tornato (uno dei tanti ragazzi italiani che il regime fascista di Mussolini mandò al macello nella campagna di Russia, convinto di vincere una guerra, la seconda guerra mondiale, di cui conosciamo l’epilogo fatto di tragedia infinita) e del quale non ebbe mai nessuna notizia, neanche una tomba sulla quale portare un fiore o versare una lacrima.
E sono stati a migliaia i ragazzi-soldato, lasciati morire di fame e di freddo sotto il cielo e sopra il ghiaccio di Russia, morti e seppelliti sotto la neve o in posti sconosciuti, senza croci, senza nome, senza storia se non quella degli stracci induriti dal gelo che avevano addosso. Il loro viaggio per difendere una madre-patria-matrigna, fu un viaggio senza ritorno neanche da morti, un viaggio di sola andata: proprio come il titolo del libro che ti propongo oggi, Viaggio di sola andata di Stefano Venditti, edizioni Policromia (Pubme).
L’autore Stefano Venditti, giornalista di Campobasso, narra, in Viaggio di sola andata, la ricostruzione storica della campagna di Russia, attraverso le vicende del soldato Giovanni Picciano, disperso nei pressi del fiume Don, nel 1942.
Il caso (lo chiamiamo così?) ha voluto che Stefano Venditti, venisse a conoscenza che la sorella, Carmela, (… e guarda caso anche mia suocera si chiamava Carmela) di Giovanni Picciano, era da tempo alla ricerca di un giornalista o di qualcuno che potesse tenere alta l’attenzione nei confronti dei soldati dispersi nella campagna di Russia, durante la Seconda guerra mondiale.
“Con questo breve saggio, Il giornalista Stefano Venditti ha voluto dar voce ad iun interrogativo che ancora oggi assilla oltissime famiglie che non hanno avuto più notizie dei loro cari partiti per la Seconda guerra mondiale e risultati ormai dispersi. Attraverso la storia di Giovanni Picciano, l’autore affronta un tema di cui si parla troppo poco, con la speranza di dare alla famiglia del soldato e a tante altre, un luogo su cui, finalmente, poter piangere le sue spoglie.”
A distanza di quasi ottant’anni, ancora c’è chi aspetta ancora notizie dei suoi cari o di sapere almeno dove si è concluso il destino di tanti ragazzi mandati a morire da logiche infami, in nome di una patria che non rivedrà più neanche le loro ossa… mentre c’è chi sogna e non smetterà mai di sognare, di dare alla luce un bambino che chieda: –Mamma cos’è la guerra?-