“La sindrome di Asperger mi toglie le forze.“
Così Susanna Tamaro annuncia in un’intervista nel mese di dicembre: “Soffro di una sindrome neurologica, quella di Asperger, che dà tanti vantaggi, come una memoria spaventosa, ma anche tanti svantaggi. Scelgo di rimanere a casa per poter ancora scrivere”.
Una confessione struggente che ci pone davanti all’eterno dilemma che colpisce un essere umano, la malattia. Per quanto le ricerche abbiano fatto passi da gigante, il cervello umano rimane ancora una grande incognita, e la sindrome di Asperger, denunciata dalla nostra grande scrittrice, è una delle tante varianti dei disturbi mentali.
Ma chi è questa donna coraggiosa che ha avuto il coraggio di “denudarsi” come poche avrebbero fatto?
Susanna Tamaro nasce a Trieste nel 1957. Viene spesso ricordata per il suo primo importante libro “Và dove ti porta il cuore”, un grande successo editoriale. Dopo aver conseguito il diploma di istituto magistrale, riesce ad accedere al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Sono anni importanti, di formazione e d’esperienza. Durante questi anni nasce la passione per la scrittura, ma i riscontri con le case editrici sono negativi. Ciononostante continua a scrivere e, finalmente, il successo arriva con il libro “Và dove ti porta il cuore”, sebbene non ottenga una risposta positiva dalla critica specializzata.
Ciò che colpisce della scrittura sono le tematiche che portano alla luce gli aspetti più intimi e nascosti, e le prese di posizione contro abusi, aborto, il Sessantotto, l’eutanasia.
Uno dei tanti che mi permetto di consigliarti è proprio quello in cui l’autrice parla della sua sindrome di Asperger, un fardello relazionale che, senza dover giustificare nulla, condiziona sicuramente tanti aspetti e lati della vita; per fortuna lei ne ha tratto la forza necessaria per non ridurlo a solo limite o problema, ne ha fatto un valido alleato che le consentisse di raggiungere maggiore sicurezza e indipendenza.
Il libro è: Il tuo sguardo illumina il mondo, lo struggente dialogo con il suo carissimo amico Pierluigi Cappello, poeta scomparso nel 2017, costretto sulla sedia a rotelle in seguito ad un incidente, e con il quale aveva deciso di scrivere un libro a quattro mani. Questo testo è la prova vivente della profonda amicizia e rispetto che ha legato questo due persone, al di là della disabilità; lo si legge tra le righe, nello scambio di lettere, di incontri e riflessioni che toccano temi importanti della vita che spesso releghiamo in fondo all’anima; la passione per una vita che non sia di superficie, che non si accontenti del banale trascinare le giornate per riempirne il vuoto insostenibile. E diventa evidente qui, più che in qualunque altro libro, la sua dichiarazione di “sofferenza” dovuta alla malattia: “soffro della sindrome di Asperger, è questa la mia invisibile sedia a rotelle, la prigione in cui vivo da quando ho memoria di me stessa. La mia testa non è molto diversa da una vecchia motocicletta. In certi momenti la manopola del gas va al massimo, in altre le candele sono sporche e il motore si ingolfa” e, più avanti “sono una persona profondamente equilibrata costretta a convivere con una persona che non lo è affatto…perché il tempo per me scorre in un modo diverso dalle altre persone?”
In queste parole c’è tutta la motivazione che mi ha spinto a segnalarti questo testo, caro iCrewer.
C’è molto di più di una semplice confessione, c’è un messaggio di amicizia preziosa che supera il confine del tempo per aprirsi alle dimensioni dell’eterno, dove ogni esperienza di amore non solo non verrà perduta ma sarà resa assoluta.
Buona lettura, e buon inizio anno.