Caro iCrewer oggi vorrei presentarti il romanzo di esordio di Maria Elisabetta Giudici edito Emersioni.
La trama de Il re di Carta sembra essere molto avvincente:
“1861. Cesidio e Mario, pastori in Terra di Lavoro, vengono incaricati in gran segreto dall’Abate di Montecassino di consegnare al Re Francesco II di Borbone una preziosa scatola, fondamentale per la salvezza del Regno delle Due Sicilie. Il piano non andrà nella direzione prevista. Si evocheranno dunque storie antiche di briganti, di emigrazioni, di terre lontane, di viaggi, di tesori nascosti, di felicità e delusioni. In mezzo alle turbolenze della Seconda Guerra Mondiale, Margherita, battagliera e consapevole, e Dwight, irriducibile sognatore, accompagnati dalle loro insoddisfazioni raggiungeranno l’Italia da mondi diversi per rintracciare la preziosa scatola. Sulle tracce del proprio passato, alla ricerca del senso della propria esistenza, si sfioreranno appena senza riuscire a conoscersi, in un viaggio nei luoghi delle loro origini, vittime inconsapevoli di eventi tragici e coinvolgenti.”
Caro iCrewer ho una sorpresa per te, un piccolo estratto gentilmente rilasciato dalla casa editrice:
“Il parto che mi mise al mondo fu difficile come la maggior parte delle vicende della mia vita. Le doglie cominciarono alle tre di notte e si protrassero inutilmente per almeno ventiquattr’ore, sotto la vigile assistenza della Pina e di Maria, una vicina di stanza e alle quattro del mattina del giorno seguente, dopo un’affannosa corsa al Mount Sinai Hospital, mi tirarono fuori a forza grazie ad un dolorosissimo taglio cesareo che costrinse mia madre a letto per un paio di settimane. Quando vidi le luci della camera operatoria pesavo si e no tre chili, la testa deforme e spelacchiata, la faccia stropicciata e il resto racchiuso in un mucchietto di ossa e pelle tanto che mi accorsi da sola quanto fossi brutta. Con il passare del tempo l’aspetto da primate denutrito andò a migliorare e intorno ai quattro anni il lungo mantello di capelli color carota che non mi tagliavano dalla nascita e gli occhi verdi presi da mio padre mi resero quasi carina. Avevo formidabili polmoni da cantante lirica, capaci di spingere le mie urla fin sulla strada e un carattere socievole e sorridente, ereditato da mia madre, insieme a un appetito vorace che mi aveva consentito di mangiare senza alcun aiuto fin dal primo anno di età. Iniziai direttamente a correre saltando la fase delle quattro zampe e del camminare barcollante, con la povera mamma costretta ad inseguirmi per evitare che precipitassi dalle scale o mi mangiassi il sapone da bucato.
Ma a parte questa grande vitalità e la scarsa inclinazione alla disciplina e alle costrizioni, ero una bambina affettuosa ed educata. Avevo solo un anno quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale e, da come si erano messe le cose, l’intero pianeta si rese conto che nulla avrebbe potuto evitarla”.
Caro iCrewer tu che dici? A me ha già incuriosito molto. Ti auguro buona lettura. Fammi sapere cosa ne pensi.
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