La Milano rinascimentale di Leonardo e di Ludovico il Moro, nel libro di Carlo Maria Lomartire.
E’ uscito da pochi giorni Il Moro. Gli Sforza nella Milano di Leonardo, il secondo volume della trilogia dedicata alla dinastia degli Sforza del giornalista scrittore Carlo Maria Lomartire edito da Mondadori. Il libro, dopo la pubblicazione di Gli Sforza, il primo volume della trilogia, apre un’altra preziosa finestra sul Ducato Di Milano e in particolar modo sulla figura del più famoso Ludovico Sforza, meglio conosciuto come Il Moro, esponente di spicco della famiglia, a cui va il merito, nel periodo rinascimentale, di avere reso Milano il centro culturale e politico più importante d’Italia.
“Il Moro era un personaggio ambiziosissimo” afferma il giornalista in una recente intervista “legatissimo al padre, del quale voleva, in tutti i modi, riuscire a preservare la memoria, intelligentissimo e molto spregiudicato.”
Lo scrittore, nel sottotitolo del libro, chiama in causa anche il grande Leonardo Da Vinci, all’epoca, in qualche modo, fautore e braccio materiale dell’estro creativo e politico di Ludovico…
“Tra il Moro e Leonardo c’ era un rapporto molto stretto” continua lo scrittore “diversamente da quello che si crede, non è stato il Moro a chiamare Leonardo, ma è stato Leonardo a proporsi al Moro, di venire a Milano, e a Milano si è fermato più di venti anni, cosa che molti milanesi, per esempio, non sanno, pensano sia passato giusto per fare il Cenacolo e poi è andato via.
Diamo uno sguardo alla narrazione…
Agli occhi del lettore contemporaneo la storia del Ducato di Milano che fa seguito alla morte di Francesco Sforza, risulta pieno di avventure, lotte al potere, intrighi e misteri, e proprio per questo straordinariamente avvincente. Se infatti è noto e acclarato che Galeazzo Maria, primogenito e successore di Francesco, rimase vittima di una congiura tanto da essere assassinato sul sagrato della basilica milanese di Santo Stefano, il macabro sospetto che suo figlio Gian Galeazzo Maria, legittimo erede, fosse morto avvelenato continuò a circolare per lungo tempo, dentro e fuori la corte milanese. Gettando un’ombra sul personaggio più spregiudicato e cinico della famiglia, Ludovico Sforza, detto “il Moro” per la carnagione olivastra, la capigliatura corvina, gli occhi neri e fiammeggianti.
Uomo di intelligenza sfolgorante, dotato di una sottile sensibilità politica e animato da una ambizione insaziabile, Ludovico riuscì a fare di Milano oltre che ad una delle città più ricche, vivaci e ammirate d’Europa, un’invidiata capitale della creatività e della cultura. Fu proprio negli anni della sua reggenza che Milano accolse, insieme al Bramante e altri artisti, poeti e letterati, il genio di Leonardo Da Vinci. Qui il pittore toscano attese ad alcune delle sue opere più celebri: dalla “Dama con l’ermellino” (che altro non era che il ritratto della bella e sensuale Lucia Gallerani, amante del Moro), all’ “Ultima cena”, dalle costruzione delle macchine militari alla realizzazione del sistema di irrigazione dei Navigli, fino al progetto, rimasto incompiuto, di un colossale monumento equestre in onore del capostipite Francesco Sforza (il famoso Cavallo di Leonardo)
Sullo sfondo, intrecciata a elementi narrativi che permettono al lettore di cogliere tutte le coloriture psicologiche dei protagonisti dell’epopea sforzesca, gli avvenimenti più importanti, rigorosamente documentati, che attraversano l’Italia del XV secolo: dalla congiura fiorentina dei Pazzi alla battaglia di Fornovo, all’elezione di papa Giulio II alla discesa di Carlo VIII di Francia.
Grazie a una descrizione dei fatti puntuale e scrupolosa, ricca di dettagli e notizie, il libro di Lomartire, ci guida alla comprensione di un’epoca irripetibile della nostra storia, dentro la quale si possono rintracciare, insieme ai pregi e ai difetti del carattere italiano, le radici delle fortune e delle virtù della Milano di oggi.
“Se i Milanesi avessero il carattere e l’ambizione del Moro”, conclude il giornalista, “probabilmente combineremmo delle gran belle cose!”
Conosciamo meglio Lo scrittore…
Carlo Maria Lomartire, vive a Milano, ma è nato a Rimini da genitori pugliesi, giornalista, ha scritto su La Critica Sociale, il Giorno, Italia Oggi, ha lavorato in Rai e Mediaset per più di 20 anni. Per Mondadori ha scritto: Mattei (2004), Insurrezione (2006), Il bandito Giuliano (2007), Il qualunquista (2008); con Gabriele Albertini Nella stanza del sindaco (2006) e con Paolo Brighetto Arnaboldi Memorie di un partigiano aristocratico (2007).