Si può tacciare la parola di incacapità nel comunicare e contemporaneamente porla come chiave per risolvere il mistero?
Gli oscillanti, di Claudio Morandini, edito da Bompiani, è un libro per chi ama la montagna, i misteri, le atmosfere magiche e dense, le contraddizioni che si smascherano l’un l’altra e le voci che si fanno inseguire di notte. È un viaggio di ricerca che si concluderà solo arrivando nel cuore di questo buio, che fin dall’inizio popola il romanzo.
Sinossi
Il viaggio, tra gallerie e tornanti, è interminabile, e all’arrivo si viene accolti dalle maschere inquietanti con cui i paesani salutano i forestieri – eppure è proprio quassù che lei voleva arrivare: a Crottarda. La protagonista di questo racconto è una giovane etnomusicologa che ha deciso di condurre una ricerca sull’antico fenomeno dei canti di richiamo notturni con cui i pastori crottardesi dialogano da una cima all’altra delle montagne. Posta sul versante in ombra, e in lotta feroce con il dirimpettaio paese di Autelor, baciato dal sole, Crottarda è segnata da un’oscurità che con il passare dei giorni sembra invadere anche la mente. La conformazione dei luoghi non è che uno specchio del temperamento degli abitanti: il suolo è poroso, l’acqua vi ha scavato doline profonde e tutta la solidità delle cime rischia di collassare in quella invisibile rete di vene. Con il solo aiuto di Bernardetta, bizzarra ragazza tanto candida quanto sfrontata, e dello speleologo Fausto, la protagonista insegue le voci dei suoi canti fino nel cuore del buio.
Dalla quarta di copertina
“Davvero li sento oscillare, questi poveri abitanti di Crottarda, in ogni gesto, ogni giorno, e se li potessi osservare nel corso della loro vita li vedrei oscillare da quando nascono a quando muoiono, tra la loro esistenza ufficiale e il loro lato nascosto, tra il bisogno di luce, sempre troppo scarna e precaria, e l’attrazione per il buio che li insegue fin nelle case, fin nel sonno.”
Claudio Morandini
Nasce ad Aosta nel 1960, città in cui tutt’ora vive e insegna. Dopo i primi romanzi pubblicati, tra cui Le larve e Rapsodia su un solo tema, ha deciso di dedicarsi a raccontare la montagna analizzandone i lati meno noti e sconvolgenti. Da questo percorso nascono Neve, cane piede, Le pietre e Le maschere di Pocacosa, un libro per ragazzi. Le sue opere sono tradotte in diverse lingue.