Caro iCrewer, oggi ho il piacere di segnalarti un libro di un giovane autore di nazionalità francese.
Ha esordito con questo primo romanzo: sto parlando di Fratello Grande, in francese Grand Frère, del giovassimo Mahir Guven, tradotto in Italia da Yasmina Mélaouh.
Il romanzo è stato acclamato dalla critica sia per la tematica, sia per il ritmo della storia, e sia per lo stile molto vicino alla lingua parlata dai giovani dei quartieri popolari. E’ risultato vincitore di numerosi premi letterari, solo per citarne qualcuno: Le Figaro, L’Express, L’Avenir, e potremmo continuare, la lista è parecchio lunga. In particolare, però, si è viso riconoscere il premio Goncourt il 4 maggio del 2018: come da nostra conoscenza si tratta di un illustre premio letterario francese, istituito a Parigi nel 1986 per volere dello scrittore Edmod de Goncourt, che lo aveva espressamente chiesto nel proprio testamento.
«Sono tornato a casa sconvolto, assalito da uno tsunami di ricordi, sommerso dalle mie angosce, la camicia fradicia di sudore. Sono riemerso una mezz’ora dopo. Quello alla stazione dei pullman era proprio mio fratello, non sono matto. L’ultima foto che ho di lui risale a quando sono tornato dall’esercito. L’ho guardata e riguardata tutta la notte, e in diverse condizioni mentali, strafatto di erba, poi invece lucido, e la conclusione, senza alcun dubbio, era che non avevo sognato. Dov’era? Che cosa voleva? Perché non aveva chiamato? Un pezzo di merda. Un bastardo. E lo è sempre stato. Veniva lui e solo lui, prima di chiunque altro, prima della famiglia, del padre, della vecchia, di me. Il signor infermiere. Il signor volontario islamista. Salvare il mondo, come no. Solo per tirarsela. Per fare il capetto. E dare lezioni di morale a tutti».
Conosciamo l’autore…
Figlio di madre turca e padre curdo, rifugiati in Francia, Mahir Guven nasce nel
Ecco un’anticipazione sulla trama…
E’ la storia di due fratelli trentenni, Fratello grande è un autista Uber (ovvero un autista di auto a noleggio) che vive rintanato per undici ore al giorno nella propria auto, una carlinga, con la radio sempre accesa, rimuginando sulla vita e sul mondo che gli passa davanti o dentro il taxi.
Fratello piccolo, invece, è l’idealista della famiglia, è partito da mesi per la Siria come infermiere con un’organizzazione umanitaria musulmana e non ha fatto avere più sue notizie. Un silenzio che logora il fratello e il padre in attesa di una risposta alla domanda: perché è andato? Una sera, però, suona il citofono. Fratello piccolo è tornato.
In questo continuo perdersi e cercarsi dei due fratelli, in una famiglia con le radici strappate, in un mondo dove ogni giorno il giusto e lo sbagliato si rovesciano, sta la forza sorprendente di questo romanzo di avventure e di idee.
Scritto nella lingua dura e creativa delle banlieues, Fratello grande è un libro che non parla solo della condizione dei giovani delle periferie ma anche dello smarrimento delle nuove generazioni ai tempi nostri, ovunque. Una storia struggente che affronta le tematiche più delicate della contemporaneità, dall’uberizzazione dei trasporti (e la conseguente precarizzazione del lavoro) alla nuova minaccia terroristica, senza dimenticare la mutazione delle relazioni, sempre più mediate dalla tecnologia, spersonalizzate.
«Una lingua che travolge, un romanzo incisivo, divertente, ragionato e pieno d’immaginazione». (Le Point)
Considerate queste premesse e questa esplosione di assensi nei confronti di questo romanzo, che segna anche dei risvolti psicologi, non ci resta che consigliarti la lettura di questo libro e comprendere il rapporto che lega questi due fratelli.