Da sempre l’uomo cerca un posto che lo accolga per permettergli di leggere “in santa pace”, che lo aiuti a staccare dal quotidiano che lo assilla, che gli consenta di esplorare il mondo senza muoversi da casa.
Leggere viaggiando come fuga dalla realtà
Leggere infatti è un po’ come viaggiare, si parte per mondi sconosciuti, si entra in case ignote che si trovano chissà dove, si conoscono personaggi a cui mai, nella vita reale, ci sogneremmo di rivolgere la parola. Quando si legge si corre rimanendo fermi, si abbraccia qualcuno tenendo le braccia salde al nostro corpo, si parla rimanendo in silenzio.
Le iniziative poste in essere per invitarci a non abbandonare questa pratica del leggere, per consentirci di avere a disposizione testi di lettura, sono tantissime e a qualsiasi livello.
Ogni luogo diventa un probabile posto dove si cerca di costruire l’habitat ottimale per i libri, e allora delle cabine telefoniche vengono trasformate in librerie a disposizione del passante; un bar, un ristorante, un sala da the accoglie persone a cui piace scambiare libri e opinioni; c’è chi, addirittura, ha scelto un oggetto inusuale quale una panchina – una cassetta della frutta, dei tronchi d’albero per ricreare un angolo dove chi passa possa liberamente scegliere un testo e portarlo con sé lasciandone un altro, creando così una veicolazione della lettura più facile e alla portata di chiunque.
Fra le tante iniziative ti ricordo, caro iCrewer, quella messa in atto dalle ferrovie olandesi e che ti abbiamo segnalato un po’ di tempo fa i treni olandesi.
Per gli amanti della lettura ogni posto diventa “utile” per “viaggiare e leggere” in quanto sono due modi simili di percepire e comprendere cosa c’è fuori di noi portandoci ad aumentare la nostra autoconsapevolezza sui processi percettivi che abbiamo dentro di noi.
Ricordo un film, non il titolo, in cui un impiegato di banca si comportava esattamente come una delle tante persone descritte nel paragrafo precedente; la moglie non accettava questo suo “piacere” e non mancava occasione per sottolinearlo. Tant’è che il nostro protagonista approfittava della pausa pranzo per “rinchiudersi” nel caveau della banca e leggere in santa pace. Finché un giorno non accade un fatto insolito: il paese viene spazzato da un meteorite, lui se ne accorge solo nel momento in cui esce dal caveau per tornare al suo sportello e ricominciare a lavorare. Dapprima rimane scioccato, poi realizza che d’ora in poi non avrà più nessuno che lo importunerà; si dà da fare per cercare e raccogliere tutti i libri che riesce a trovare, ricrea con una poltrona il suo angolo ideale e mentre si accinge a sedersi gli cadono gli occhiali che, inavvertitamente, calpesta… è la fine! Senza le sue lenti non potrà mai più leggere!!!
L’uomo ha bisogno di leggere così come sente il bisogno di stare in mezzo ad altra gente. Gli serve per riconoscersi, per confrontarsi, per comprendersi. Il nostro punto di vista vale solo se dall’altra parte ce ne è un altro.
La letteratura ha un compito: arrivare indistintamente a tutti in modo universale. Poi ci sarà chi si riconoscerà in un autore piuttosto che in un altro, in un personaggio che lo farà sentire un paladino della giustizia o il giullare di corte. Come un treno trasporta trasporta dentro di sé le persone più diverse, anziani, donne, bambini, giovani, atei, così il libro che funziona trasporta i lettori più disparati.
Chi ama leggere non ha bisogno di essere “sollecitato o solleticato”, perchè un posto vale l’altro, leggere è un viaggio bellissimo e i viaggi, si sa, arricchiscono il cuore e la mente di chi li fa.
La lettura è un andare infinito verso nuove consapevolezze, un decollo eterno, un piccolo squarcio su tutti i mondi e le vite possibili di cui possiamo fare esperienza solo attraverso le parole.