Caro iCrewer oggi ti invito a riflettere con me su una questione davvero delicata per noi lettori: l’ansia da lettura esiste davvero? Come sempre, senza la pretesa di farne un trattato, cercherò di mettere insieme alcune mie riflessioni sull’argomento, invitandoti, fin dall’inizio, a interagire commentando e dando il tuo contributo utile a sbrogliare la matassa.
Perché, come ben sai, non sono uno scienziato ne un luminare della lettura, ma semplicemente un grande appassionato che passa molte ore assorto tra le pagine dei libri. Ragion per cui, amo confrontarmi con le idee e le opinioni di altri appassionati, partendo spesso e volentieri, nello scrivere, dalla mia esperienza personale.
Mi son chiesto, quindi, osservando sia il mio comportamento durante l’avventura del leggere, sia facendomi una idea basata sui nuovi apparecchi per la lettura, se esiste una sorta di ansia da lettura che in qualche modo può rovinare la meravigliosa esperienza del leggere.
Ansia da lettura: la mia esperienza personale
La prima riflessione arriva dal mio vissuto. Viene puntando il faro sulle mie abitudini del leggere. Considerato che io leggo prevalentemente di sera, prima di addormentarmi, nel letto, mi sono accorto che mi trovo spesso a controllare quante pagine manchino alla fine di un capitolo. Ogni volta che sento il sonno arrivare ad avvolgermi, mi accorgo di trovarmi a costruire una barriera, con la forza di volontà, che mi permetta di raggiungere almeno la fine del capitolo che sto leggendo.
Non è certo questo un gesto che fa di me un essere speciale, credo infatti che sia comune in buona parte dei lettori, ma mi domando: può essere riconducibile a una sorta di ansia da lettura? Perché voler finire a tutti i costi il capitolo? Che significato si può dare a quel controllo ossessivo compulsivo delle pagine che mancano per raggiungere un traguardo che alla fine è dettato solo dalla nostra fame di lettura?
È chiaro che mi riferisco a chi legge per piacere, per diletto, e non per chi fa della lettura il suo lavoro e ha delle scadenze ben precise; come detto in apertura, mi riferisco agli appassionati, la linfa del nostro sito.
Lo stesso guardare, prima di iniziare a leggere un libro, di quante pagine è composto, può essere un indice di tensione? Il trasformare quel numero di pagine, nella nostra mente, in un ipotetico tempo di lettura, può essere un manifesto dell’ansia da lettura? Che poi, non capisco perché si faccia sempre questa corsa al “quanto ci metto a leggere un libro”. Non sarebbe più bello gustarselo e basta? Sorseggiarlo a piccole dosi come si fa con una buona tisana?
Altro elemento, che mi accorgo far parte delle mie abitudini del leggere, è quello di accelerare la lettura quando mi rendo conto che sto per arrivare alla fine del libro. Ogni volta che mancano una ventina di pagine, mi sembra di essere alla fine di una corsa e di fare lo sprint finale. Leggo, pensando inconsciamente, o forse non così tanto senza volerlo, che sto per arrivare al traguardo e che devo sbrigarmi. Perché? Non rischio così di rovinare il dolce gusto dell’epilogo di una storia?
Certo, è vero, chiudere l’ultima pagina di un romanzo, o di un qualunque altro genere di lettura, è una gran bella soddisfazione, ogni volta. Segnare un nuovo titolo nella lista dei libri letti è un motivo di orgoglio, un punto prezioso per la nostra autostima da lettori. Ma il fatto stesso di fare una lista dei libri letti, non fa diventare competizione la lettura?
Proprio nei giorni scorsi, ho visto molti amici, sui social, sventolare con fierezza il numero di libri letti durante l’anno appena trascorso. Dopo un primo momento di gioia, dato dal certificare che c’è molta gente che legge tantissimo, ma non poteva essere altrimenti visto che le amicizie virtuali in qualche modo si scelgono nel nostro mondo di riferimento, è seguito un secondo istante in cui mi sono detto: “Che ansia però… perché c’è questa corsa a raggiungere il numero più elevato possibile di libri letti?” Spero tanto sia perché siamo malati di libri e non per questa fantomatica ansia da lettura, che, ancora non ho capito se esiste oppure no. Tu che ne dici?
(Per inciso, anche io ho stilato classifiche e rendiconti annuali delle letture fatte).
La lettura attraverso apparecchi digitali
Cercando in rete, ho scoperto che ci si focalizza molto sull’ansia da prestazione causata dal dovere leggere in pubblico. Tipo di elemento antipatico che certamente esiste, ma che non è quello su cui sto puntando il dito con queste riflessioni.
Mi ha dato però l’occasione, questa ricerca, di imbattermi in un altro campanello d’allarme che mi ha subito illuminato con altri elementi che mi fanno propendere verso l’esistenza del problema a cui sto provando a dare una risposta.
Il famigerato “tempo di lettura” che si trova scritto in piccolo sotto agli articoli. Chi ci fa caso? Tu, caro iCrewer, ti lasci influenzare nelle tue letture on-line da quel numerino che quantifica il tempo che impiegherai leggendo l’articolo? Scommetto di aver visto questo tipo di segnalazione anche su alcuni quotidiani, ma non ne sono sicurissimo.
Si può paragonare questa cosa al voler sapere quanto dura un film prima di andare al cinema?
Tornando subito ai libri, e virando sui supporti digitali, so che ci sono alcuni dispositivi che pagina dopo pagina ti segnalano quando tempo manca alla fine del capitolo. Non mette agitazione questa segnalazione? Lo trovi un aiuto e un plus nel tuo approccio alla lettura? Io francamente non lo so. Vero è che da una parte, specie nei momenti di lettura rubati tra gli impegni della giornata, può essere utile per indicarci la possibilità di andare avanti con la storia o no, tra un impegno e l’altro del nostro quotidiano.
Guardandola da un altro punto di vista, però, questo quantificare in minuti la lettura, riconduce sempre alla famigerata lotta contro il tempo che già nella vita di tutti i giorni è motivo di stress.
Concludendo, non lo so, caro iCrewer, se queste mie riflessioni siano sufficienti per dare una risposta alla domanda formulata nel titolo di questo articolo; spero vivamente nel tuo contributo per fare ancora più chiarezza.
La mia certezza è che ansia da lettura o non ansia da lettura, io continuerò a leggere come ho sempre fatto fin dalla prima volta in vita mia in cui ho preso in mano un libro. Magari modulando le abitudini, lavorando principalmente su quella corsa sfrenata che faccio ogni volta che sto per finire un libro.
Alla prossima.
Interessante riflessione! È vero, queste sfide annuali di lettura possono creare ansia, però possono essere anche un modo per spronarsi a leggere di più o con più costanza.
Io le vedo come un tentativo di miglioramento personale, come quando un runner decide quanti km percorrere al giorno. È sana attività celebrale!