Caro iCrewer, oggi vorrei parlarti della mia città, Bologna, ricca di storia e cultura, vanta diversi primati: è la città dove è nata la prima Università, è la città con i portici più lunghi al mondo ed è la città con la torre pendente più alta. Ebbene si non è la torre di Pisa come tutti potrebbero pensare.
Tra il XII e il XIII le torri presenti in città erano circa 100: la New York italiana. A oggi ne sono rimaste in piedi 22, le più famose sono la Torre degli Asinelli, alta 98 metri e la Garisenda alta 48 metri, simboli della città.
Svettano ancora la Torre Azzoguidi, detta Altabella alta 61 metri, la Torre Prendiparte alta 59,50 metri dove è possibile prenotare per bere un aperitivo o cenare guardando i tetti della città, volendo ci si può passare anche una notte. Ci sono anche la torri Scappi alta 39 metri e la torre Uguzzoni alta 32 metri.
Le torri di Bologna, di origine medievale, avevano funzioni sia abitative che difensive, oltre ad essere un simbolo di potere e ricchezza. La costruzione era molto costosa e lunga, una torre di media altezza poteva richiedere dai 3 ai 10 anni.
All’ingresso delle mura cittadine in corrispondenza delle varie porte, c’erano i torresotti, purtroppo la maggior parte delle mura e delle torri sono state abbattute nei secoli, ad oggi rimangono però ancora alcune porte con le fortificazioni.
Le due torri di Bologna
Per noi bolognesi le due torri sono uno simbolo della città. Sono entrambe pendenti, e si trovano nel crocevia che porta alle cinque porte con i torresotti, ricordo delle antiche mura.
I nomi delle due torri Asinelli, la più alta e Garisenda, la più bassa, sono dovute al nome dalle famiglie che tra il 1109 e il 1119 le hanno realizzate. La costruzione della torre degli Asinelli, unica delle due torri aperte al pubblico, è leggendaria:
Una leggenda narra che la torre fu costruita per iniziativa di un giovane che di mestiere trasportava sabbia e ghiaia con i suoi asinelli (da qui il nome della famiglia). In uno dei suoi frequenti viaggi, vide una bellissima ragazza e se ne innamorò.
Dichiarato il suo amore e chiesta in sposa al padre, di famiglia ricca e nobile, questi lo schernì dicendogli: «La sposerai quando porterai in dote la torre più alta della città». Detto fatto: il giovane innamorato trovò un forziere colmo d’oro mentre raccoglieva ghiaia lungo il fiume, e con questo, in soli nove anni, fece costruire la torre, riuscendo così a sposare la sua bella.
La Garisenda presenta uno strapiombo di 3,2 metri ed è la più pendente delle due torri. Inizialmente misurava 60 metri ma verso la metà del 1300, a causa del cedimento delle fondamenta, venne abbassata all’attuale altezza di 48.
Fu citata più volte da Dante, nella Divina Commedia e nelle Rime, in ricordo del suo soggiorno a Bologna.
Divina Commedia, Inferno, XXXI, 136-140
Qual pare a riguardar la Garisenda
sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada
sovr’essa sì, che ella incontro penda;
tal parve Anteo a me che stava a bada
di vederlo chinare …
Rime, VIII
Non mi poriano già mai fare ammenda
del lor gran fallo gli occhi miei, sed elli
non s’accecasser, poi la Garisenda
torre miraro cò risguardi belli,
e non conobber quella (mal lor prenda)
ch’è la maggior de la qual si favelli…
Le due torri furono anche le protagoniste della omonima poesia contenuta nella raccolta di poesie Odi Barbare di Giosuè Carducci.
ASINELLA
Io d’Italia dal cuor tra impeti d’inni balzai
quando l’Alpi di barbari snebbiarono
e su ‘l populeo Po pe ’l verde paese i carrocci
tutte le trombe reduci suonavano.
GARISENDA
Memore sospirai sorgendo e la fronte io piegai
su le ruine e su le tombe. Irnerio
curvo tra i gran volumi sedeva e di Roma la grande
lento parlava al palvesato popolo.
ASINELLA
Bello di maggio il dí ch’io vidi su ‘l ponte di Reno
passar la gloria libera del popolo,
sangue di Svevia, e te chinare la bionda cervice
a l’ondeggiante rossa croce italica.
GARISENDA
Triste mese di maggio, che intorno al bel corpo d’Imelda
cozzâr le spade de i fratelli e corsero
lunghi quaranta giorni le furie civili crollando
tra ‘l vasto sangue l’ardue torri in polvere.
ASINELLA
Dante vid’io levar la giovine fronte a guardarci,
e, come su noi passano le nuvole,
vidi su lui passar fantasmi e fantasmi ed intorno
premergli tutti i secoli d’Italia.
GARISENDA
Sotto vidimi il papa venir con l’imperatore
l’un a l’altro impalmati; ed oh me misera,
in suo giudicio Dio non volle che io ruinassi
su Carlo quinto e su Clemente settimo!
Caro iCrewer per oggi il nostro giro nella mia meravigliosa Bologna finisce qui, continua a seguirci per scoprire altre curiosità.