Per l’appuntamento odierno di questa rubrica voglio parlarvi di una saga che ha fatto la storia del genere fantasy. Sto parlando delle Nebbie di Avalon dell’autrice Marion Zimmer Bradley, che nelle versioni odierne raccoglie i diversi romanzi che la scrittrice ha dedicato al ciclo arturiano.
Quando vennero pubblicati per la prima volta, questi libri ebbero subito uno straordinario successo per il modo rivoluzionario con cui l’autrice scelse di rappresentare una delle saghe mitiche più rinomate e apprezzate: quella di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda.
Vediamo insieme cosa ha reso (e rende ancora oggi) questo libro un capolavoro ed un classico!
Le Nebbie di Avalon – una nuova trama?
Il ritmo del romanzo è inevitabilmente lento. Non c’è bisogno di raccontare le già note battaglie che hanno portato Uther, il padre di Artù, ad ottenere il potere, o quelle che lo stesso Re di Britannia e i suoi Cavalieri hanno dovuto affrontare con le popolazioni vicine. Queste, nei romanzi, rappresentano l’ombra oscura, ingombrante che rimane sullo sfondo mentre al centro di questo quadro prendono vita nuovi personaggi e nuovi intrecci, decisamente più intimi. Ma non per questo meno turbolenti.
E così apprendiamo storie nuove. Quella di Igraine costretta da sua sorella Vivienne, la somma sacerdotessa di Avalon, ultima depositaria dell’Antica Religione ora schiacciata dal Cristianesimo imperante, a liberarsi del primo marito da cui aveva già avuto una figlia, Morgana, per unirsi al prode Uther, futuro re di Britannia. Da questa unione, infatti, Vivienne aveva profetizzato la nascita di Artù colui che avrebbe ridato lustro agli Antichi Culti.
E poi c’è la storia di Morgana che con il fratellastro Artù cresce fino a che Vivienne non la strappa al nido materno per portarla ad Avalon dove diventerà una sacerdotessa temibile e potente. Anche lei sarà vittima degli imperscrutabili progetti della Grande Dea e inconsapevolmente si unirà ad Artù in un rituale folle da cui ne uscirà incinta di suo figlio Mordred.
Ed infine arriviamo a Ginevra, la mite principessa, debole ed impaurita che, a differenza di Artù o Morgana ha ricevuto una formazione pienamente cristiana. Costretta a sposare Artù e a divenire regina, dovrà combattere anche lei i suoi demoni interiori e le sue paure di non essere una moglie sufficientemente devota per il suo re.
La parola…alle donne!
In questi romanzi queste etichette perdono di significato e mentre i gli uomini rimangono macchie sbiadite su una tela più grande, le donne grandeggiano su di essa con tutti i loro chiaroscuri, i loro punti di forza e le loro debolezze.
Sono le donne, infatti, a muovere davvero i fili della Storia e sempre loro a destreggiarsi con abilità nei giochi di potere. Vivienne, in quanto somma sacerdotessa di Avalon, occupa un posto speciale nelle corti reali e così farà anche Morgana. E dietro di loro incombe, in maniera a tratti rassicurante, a tratti inquietante, l’opprimente ombra della Grande Dea, la divinità venerata ad Avalon e dai seguaci dell’Antica Religione, quintessenza del potere femminile.
Oggi siamo abituati a vedere nei libri o sullo schermo eroine, donne in carriera o al potere ma quando Le Nebbie di Avalon vide la luce, negli anni Ottanta, questo era tutt’altro che scontato.
Il carattere rivoluzionario di questi romanzi sta proprio in questo: dare finalmente voce alle donne. E non una voce qualsiasi ma quella forte e spietata del potere, un potere per troppo tempo visto come esclusivamente maschile
Ma la voce di queste donne non è monotona, anzi assume mille sfumature diverse! Perché esse non sono solo “strateghe”. Sono anche madri in pena per la sorte dei propri figli come Igraine, amanti ferite o inappagate come Ginevra, donne tradite da chi avevano riposto la propria fiducia come Morgana, o anziane autoritarie le cui spalle sono indebolite dal peso soffocante delle responsabilità come Vivienne.
Il femminismo di Marion Zimmer Bradley
L’autrice, invece, ha voluto sottolineare non solo che le donne hanno molto più da raccontare ma che possono assurgere anche al ruolo di protagonisti e persino a quello di “comandanti”.
Questo non vuol dire che esse siano migliori degli uomini. Vivienne governa Avalon con saggezza e le sue parole sono tenute in gran considerazione dai re di Britannia. Ma anche lei ha le sue colpe così come Ginevra, la regina che si dimostra totalmente inadatta e disinteressata a regnare.
Insomma, forse ciò che l’autrice voleva dimostrare attraverso le storie di Avalon è che sì, forse la Storia è davvero scritta dai vincitori, rigorosamente maschi. Ma magari l’inchiostro che hanno usato è quello delle donne. E cos’è uno scrittore senza la sua penna?
E per concludere vi lascio con un estratto tratto dal meraviglioso saggio di Michela Murgia (che vi consiglio di leggere), dedicato proprio alle Nebbie di Avalon, in cui con forza dirompente mette in mostra la complessità del personaggio di Morgana, una ragazzina che ha sacrificato tutto per la sua Dea da cui è stata spietatamente usata per il bene della Britannia.
L’inferno è il risultato del paradiso, Ginevra;
è quando hai avuto tutto
e hai amato tutto quello che hai avuto
e hai perduto tutto quello che hai amato
che vedi in faccia il posto dove nessuna anima vuole andare.
Non è un luogo l’inferno, Ginevra: è una buona memoria.
E per poterselo permettere bisogna prima avere avuto il paradiso.