Ciao iCrewer oggi voglio parlarti di una libreria, ma non il solito luogo tradizionale, sebbene questo si presenti come una vera biblioteca, con i bibliotecari e un catalogo di titoli da cui scegliere.
Le librerie Umane. Da passarci intere giornate?
Lo sappiamo che chi si rivolge ad un libro lo fa per una serie di motivazioni: informarsi, apprendere, distrarsi, migliorarsi, confrontarsi… eppure, qualunque sia il nostro scopo iniziale, un libro avrà su di noi un effetto involontario non prevedibile, agirà sul nostro sentimento del tempo e della narrazione, sulla nostra capacità di ascolto e di emozione.
L’idea della Biblioteca vivente nasce a Copenhagen, in Danimarca, con il nome Human Library; fu creata da un ristretto gruppo di giovani come risposta all’aggressione a sfondo razzista subita da un loro compagno nel 1993. L’associazione da loro fondata, “Stop the violence”, raggiunse in breve tempo 30.000 adesioni fra i giovani danesi, e fu il volano che permise di mettere a punto il metodo Human Library nel 2000, poi ripreso dal Consiglio d’Europa durante la campagna “Tutti uguali e tutti diversi”.
Questo è ciò che si legge sul sito ufficiale:
La Human Library è un metodo innovativo per la promozione del dialogo, la riduzione dei pregiudizi e l’incoraggiamento della comprensione reciproca. Le principali caratteristiche del progetto sono di essere fondate sulla propria semplicità e su un approccio positivo.
In parole povere, riprendendo il filo del discorso dal primo paragrafo di questo articolo, possiamo continuare dicendo che la differenza tra una biblioteca tradizionale e questa, sta nel fatto che per leggere i libri non bisogna sfogliare le pagine ma… parlarci, perché i libri sono persone in carne ed ossa! Questi “libri viventi” vengono presi in prestito per la lettura, cioè esseri umani, invece che libri cartacei, e per lettura si intende l’ascolto di ciò che il libro umano racconta e l’eventuale dialogo che ne può scaturire; una persona disposta a far girare le pagine della propria vita, a narrare la sua esperienza di vita vissuta, a condividere, disposta a rispondere alle domande del lettore/pubblico.
“Non giudicare un libro dalla sua copertina”, mai aforisma potrebbe essere più veritiero, perché il “libro vivente” è un metodo innovativo, semplice e concreto per promuovere il dialogo, ridurre i pregiudizi, rompere gli stereotipi e favorire la comprensione tra persone di diversa età, sesso, stili di vita e background culturale.
Ti fa entrare in contatto con persone con cui difficilmente avresti occasione di confrontarti. L’incontro rende concreta ed unica la persona che si ha davanti, che smette quindi di essere percepita come rappresentante di una categoria sulla base di una generalizzazione, ma viene riconosciuta nella sua unicità, una persona che non rappresenta nessuno se non la propria esperienza e la propria storia.
Albert Einstein scriveva: “È più facie spezzare un atomo che un pregiudizio”. Il pregiudizio è, prima di tutto, un sistema mentale e ha i suoi radicamenti psicologici e meccanismi difensivi che possono essere con più profitto superati quando il loro livello di guardia viene abbassato, più che chiamandoli in causa frontalmente.
La biblioteca vivente può essere uno strumento notevole per creare coesione sociale, non soltanto lavorando sui legami più conflittuali e sul senso delle differenze ma anche per ristabilire i legami di prossimità. Può creare un momento in cui la comunità condivide con se stessa un proprio patrimonio immateriale, diventando un rimedio alla mancanza di occasioni di dialogo e alla distanza che sempre più si interpone non soltanto tra apparenti diversi ma anche tra simili più prossimi.
Le librerie Umane esistono in Italia?
Le librerie Umane, nelle varie iniziative in giro per l’Italia, sono spesso
Martino Baldi, bibliotecario presso la Biblioteca San Giorgio di Pistoia, si occupa prevalentemente di comunicazione, donazioni, fondi d’autore e progetti di promozione della lettura. Come autore di narrativa, poesia e critica ha diverse pubblicazioni all’attivo in Italia e all’estero.
Ha scritto un libro che ti fornisce delle utili indicazioni per “costruire” un libreria così singolare.
Come realizzare una Biblioteca Vivente
“Esistono biblioteche che, invece dei libri, hanno sugli scaffali delle persone. Chiunque può avvicinarsi, prendere in prestito il libro umano che gli ispira più curiosità, ascoltare la sua storia e riportarlo a posto.
Dal 2000, l’anno in cui è stato sperimentato per la prima volta in Danimarca, il progetto delle biblioteche viventi si è diffuso dapprima in Europa e poi in tutto il mondo, come strumento per favorire per il dialogo interculturale e la promozione dei diritti umani.
Questo libro suggerisce ai bibliotecari procedimenti e pratiche per costruire una biblioteca vivente nel proprio contesto, interpretandola sia come strumento di contrasto alle discriminazioni e agli stereotipi sia come momento di risillabazione di quello che, in una comunità, dovrebbe essere il lessico basilare: incontrarsi, raccontarsi, ascoltarsi, riconoscersi gli uni negli altri.”
Nella realizzazione di una biblioteca vivente, esattamente come per una biblioteca normale, a pesare sono i diversi fattori che influenzano la scelta del tipo di intervento da fare, del pubblico a cui rivolgersi e dei titoli da acquisire, nonché il modo di presentarli.
In alcuni contesti può essere proficua una biblioteca destinata in particolare ad alcune fasce di potenziali lettori, in altri ancora un catalogo incentrato su temi specifici, in altre ancora un evento più aperto che risponda a utenze e bisogni diversi.
Leggere fa bene, a prescindere. Dialogare e ascoltare fa bene altrettanto, se non di più.
E allora… leggiamo e viviamo il libro che è anche in noi. Anche noi siamo librerie umane!