Lawmar & Emme un romanzo che consigliamo a tutti di leggere!
Siamo lieti di trovarci quest’oggi con il giovanissimo Matteo Caldarelli autore del romanzo Lawmar & Emme, suo libro d’esordio. È sempre un’emozione trovarsi a chiacchierare piacevolmente con gli autori, conoscerli un po’ meglio ed avere le loro dirette impressioni sui loro scritti. Ci aiuta a capire di più ed a compenetrarci, calarci totalmente nelle loro opere. Quindi senza dilungarci oltre, entriamo subito nel vivo di questa amabile conversazione e inondiamo di domande – in senso metaforico, s’intende! – il nostro Matteo.
1) Ciao Matteo, innanzitutto ci preme darti un caloroso benvenuto nel salotto della nostra redazione e di ringraziarti per avere accettato di dedicarci parte del tuo prezioso tempo: ne siamo lusingati. Bene, ti va di raccontarci come e quando nasce questa tua passione per la scrittura?
È un piacere anche per me e vi ringrazio per lo spazio offertomi nel vostro ambiente.
Il mio interesse nella scrittura venne qualche tempo dopo aver preso il diploma di maturità. A quel tempo nella mia vita c’era un soggetto molto negativo e la sua vicinanza, a lungo andare, mi portò a un limite che mi fece scoppiare. Così provai a esternare delle cose che volevo dire scrivendole in una specie di esposizione. In seguito a ciò, mi rimase la voglia di scrivere e di raccontare qualcosa, ma piuttosto che in un’esposizione volevo farlo all’interno di una storia.
Così mi ci addentrai provando a scrivere sempre più, facendo nel tempo anche alcuni corsi di scrittura per perfezione le conoscenze e arrivando così a oggi. Ma un ruolo importante, a suo modo, l’ha avuto anche Leonardo Da Vinci. La sua persona in generale e tutto quello a cui si è dedicato negli anni. Diciamo che ha saputo trasmettermi un qualcosa che in seguito ad altre cose come quanto detto poco sopra, mi ha portato verso la scrittura.
2) Ricordi qual è stata la primissima cosa che hai scritto?
La prima cosa che scrissi con certe intenzioni fu appunto l’esposizione citata prima, era una specie di esposizione sulle razze delle specie viventi, il sunto a cui volevo arrivare era a riguardo di quanto sia stupido fare distinzioni a scopo denigratorio all’interno della nostra specie. Ma se parliamo di storie vere e proprie, la prima cosa che provai a scrivere fu l’idea generale di Lawmar & Emme, nel mentre poi ho scritto dei racconti brevi e meno brevi, oltre a strutture di altre storie che mi venivano in mente nel tempo.
3) Quali sono le tue passioni – oltre la scrittura, chiaramente -?
Di altre passioni potrei dire la lettura – e in particolare da un po’ di tempo, in questa passione c’è a sua volta la passione per un autore Giapponese particolarmente noto, cioè Haruki Murakami -, oltre a ciò direi in generale usufruire di prodotti multimediali, quali film ad esempio, ma direi che è complementare alla scrittura, visto che leggere e guardare storie implica inevitabilmente anche, in potenziale, arricchire la scrittura. Se parliamo di altri tipi di attività specifiche a cui dedico particolare tempo, direi che non ce sono granché. In sintesi, quella che posso definire vera e propria passione è la scrittura e i mondi che ci girano attorno.
4) Lawmar & Emme è il tuo romanzo d’esordio: com’è nata questa idea? Qualcosa in particolare te lo ha suscitato?
L’idea di partenza su cui si basa tutto era raccontare la vita quotidiana di due persone e il legame che li univa, questo per parlare del tema di fondo della storia di cui tutto il romanzo è permeato, cioè la felicità di vivere, gli elementi che la possono comporre e il modo in cui la si potrebbe ottenere. Da questa base ho costruito il contesto narrativo rappresentato dall’azienda e il progetto a cui si vanno a dedicare, che funge sia da mezzo per raccontare una forma di quotidianità sia per permettere l’esistenza di elementi che spieghino certe situazioni che si scopriranno nel corso della lettura.
5) Ho trovato la storia originale ma al tempo stesso carica di suspense: i nomi, quasi tutti e compresi quelli dei protagonisti, sono particolari, c’è un motivo? Oppure hai solo utilizzato la tua fantasia?
Per diversi nomi, come ad esempio un personaggio che si chiama Lennart, un motivo c’è. Cioè che, essendo nomi di persone da noi realmente esistiti come appunto quello citato che sarebbe Leonardo Da Vinci, il motivo era che mi piaceva l’idea di mantenere i nomi originali ma in un’altra lingua. Il nome Lennart viene usato, tra vari paesi, in Svezia. Poi, in generale, il tradurre i nomi originali in altre lingue l’ho fatto con tutti i personaggi che girano attorno a Lennart, ad esempio Ludovic che sarebbe Ludovico il Moro, il duca di Milano al tempo in cui Leonardo Da Vinci vi andò nel 1482 e per cui lavorò, e così via.
Per gli altri personaggi invece si tratta di fantasia o di nomi che mi piacevano. Ad esempio Lawmar l’ho composto pensando ad alcune parole che ho scomposto e da cui, alla fine, è venuto fuori Lawmar che trovai piacevole, e così poi è nato il nome della città, cioè Walram, che è chiaramente l’anagramma di Lawmar. Per Emme invece mi piaceva l’idea di dare il nome a qualcuno prendendo la pronuncia di una lettera, quindi Emme.
6) Il progetto al quale i due amici, e colleghi, stanno lavorando è un progetto ambizioso e non comune: sarebbe bello se nella realtà potesse essere davvero messo in pratica, cosa ne pensi?
Sì, sicuramente. Sarebbe interessante, e come si dice all’interno del libro potrebbe permettere un migliore rapporto tra uomo e animale. Al tempo mi interessavo un po’ allo studio comportamentale degli animali e così, influenzato da ciò, decisi che il mezzo per portare avanti la narrazione, almeno per una parte, doveva essere una macchina che permettesse la comprensione del linguaggio animale. Era qualcosa di laborioso e che richiedeva fasi, questo ha permesso una struttura degli eventi come quella che si vede nel libro.
7) Lawmar & Emme mi sono piaciuti molto entrambi. Ho apprezzato, in particolare, la loro forte amicizia, il loro legame sincero e profondo, perché in fondo oggi questo sentimento – quello dell’amicizia – sembra uno di quei valori bistrattati, cosa ne pensi? Tu hai un amico come Lawmar o Emme?
Sì, in parte. Ma è qualcosa di un po’ diverso, impiegherò solo qualche riga per restare stringato nel discorso. È un amico che, anche se magari dalle apparenze non sembra, è come se fossi io stesso, per quanto possiamo avere idee diverse su certe questioni. Sono cose che non importano. Quando bastano delle idee diverse a dividere un’amicizia o un qualche legame, allora non è mai stato nulla che un rapporto nato da circostanze e sviluppatosi per abitudine. Nonostante gli anni che passano, il rapporto che abbiamo noi due si è mantenuto in un certo modo, un modo che è congeniale a come siamo fatti.
8) Joel è un personaggio ambiguo che – senza dire altro per non svelare troppo – utilizza una tecnica di comunicazione “eterogenea”, ma in fondo nemmeno tanto strana, se vogliamo; credo che molte persone, seppur in maniera diversa, usino forme di dialogo simili, non credi? Io, per esempio, amo parlare spesso da sola.
Lo stesso vale per me. Parlarle con se stessi permette, almeno secondo me, a elaborare meglio i pensieri, le idee. Di fatti ho pensato questo elemento di Joel sulla base del fatto che, alle volte, tendo a costruire un dialogo interiore con me stesso per elaborare delle cose. Solo che, ovviamente, lo faccio nel modo in cui Lawmar dice di farlo, non come è inteso dal punto di vista di Joel.
9) Il personaggio di Lennart, entrato in punta di piedi, man mano che la storia si è sviluppata, ha assunto maggiore considerazione. Come mai Lawmar si lega in particolar modo a questo artista? La scelta ricaduta su Lawmar è stata casuale o voluta?
Lawmar viene affascinato da Lennart perché tra i suoi interessi generali ha anche l’arte e quando vide l’artista la prima volta qualcosa lo interessò, un interesse che è andato ad aumentare man mano che la conoscenza andava a inoltrarsi. A legarli è un’affinità tra interessi artistici e personali, un’amicizia nata dal caso di una giornata e sviluppatasi da certe similitudini che li riguardano. Nell’artista, Lawmar ci vide una forma di felicità di vivere motivata da quello che faceva, questo lo ha attratto perché è di suo interesse capire cose del genere.
Questo si lega al tema di fondo della storia. La scelta è ricaduta volutamente, il ruolo di Lennart, a parte la mia volontà di dare un omaggio personale a Leonardo Da Vinci, era sempre stato quello di cominciare ad aprire il tema principale che la storia affronta e questo doveva succedere mediante il personaggio con cui questo tema e il libro sarebbe andato a chiudersi.
10) Hai già in mente un altro romanzo?
Sì, una storia che si svolge ai tempi nostri con elementi fantasy e la cui ambientazione può rientrare nell’Ucronia che si mescola al distopico.
Ma la definirei un’ucronia leggera, non si tratta del tipo di cambiamento storico in cui hitler ha vinto la guerra e quindi il mondo si è andato a sviluppare in base a ciò. Il cambiamento sta nel ruolo che la televisione ha avuto nella società dalla sua nascita. Con questo intendo che la televisione ha cambiato la società per il modo in cui tratta i casi di cronaca mercificandoli per lo share. I media, vedendo quanto interesse suscitava il caso di cronaca, hanno preso la palla al balzo e hanno sempre più esagerato nel gestire questi argomenti, arrivando a certi estremi.
Questo ha causato un cambiamento nella società per via del fatto che la cosa, muovendo un sacco di soldi, ha causato la creazione di un sistema economico sociale influenzato pesantemente da questa televisione e da cui non ci si può più slegare rendendo la legge, in un qualche modo, più permissiva. E la gente ha rapidamente cominciato a vedere queste cose come una sorta di gossip desensibilizzandosi dalla realtà, addirittura provando una forma di invidia. E quindi è andata a nascere una morale generale alterata. Qui si parla chiaramente del cittadino medio, che è in larga scala il più diffuso come tipologia di persona.
Fondamentalmente la società di questa storia è profondamente infelice, e si è attaccata a questa gestione malata della televisione per sentirsi felici o quantomeno più tranquilli, lobotomizzandosi di conseguenza.
Ma questo, per quanto sia stato lungo nel spiegarlo, è più che altro il contesto narrativo. La storia verte su persone che, per disparate ragioni, sono i soggetti delle attenzioni dei media, ovvero sono degli assassini. In un certo senso giustificherò il loro uccidere, ma il come e il perché lo scoprirete quando sarà. Di base, questi personaggi vogliono essere il mio veicolo per parlare del dolore e di come si cerca di superarlo o ignorarlo, oltre al tema dell’infelicità. Come in Lawmar e Emme i personaggi cercano il loro modo di essere felici, qui si cercherà di sopravvivere sia su un piano integralmente pratico, cioè sostentarsi in vita, che sopravvivere a se stessi, a ciò che si ha vissuto accettando il passato.
Siamo giunti al termine di questa piacevole chiacchierata, ti rinnovo i ringraziamenti per averci permesso di conoscerti e leggere il tuo accattivante romanzo. Attendiamo adesso la tua prossima storia!