Less is more
Nell’ambito della crescita personale, talvolta, si respira la necessità costante di un “di più”: più concentrazione, più disciplina, più libri letti, più tempo per il fitness, etc. In questa corsa verso il livello successivo, l’insoddisfazione sembra l’unica garanzia.
Libri, corsi, videocorsi e webinar rappresentano il pane quotidiano dell’inidividuo impegnato in questo iter di crescita, con poche soste -magari per seguire un corso sull’importanza del riposo-.
Il quadro appare paradossale e, ovviamente, questa non è l’esperienza di tutti. Allo stesso tempo, sembra esserci un fondo di verità: la tendenza ad aumentare gli stimoli e gli impegni piuttosto che ridurli.
L’arte di stare in silenzio
In questi giorni stavo proprio riflettendo sulla necessità del silenzio, al termine di una caotica giornata di lavoro. Per questo, il libro di Amber Hatch è stata la lettura giusta al momento giusto.
Partiamo dal…
…riconoscere il caos che ci circonda ed il suo effetto sul nostro corpo e sulla nostra psiche. Proviamo un certo fastidio nel muoverci in ambienti caotici e disordinati, dove la nostra vista è stimolata da molteplici stimoli? Ci sentiamo accolti da una nube di rumori indistinti non appena arriviamo al lavoro?
Se è così, “L’arte di stare in silenzio” non può mancare nella nostra lista di letture.
Rendere più silenzioso il nostro mondo
I grandi del coaching ci insegnano che possiamo cambiare solo noi stessi ed il nostro ambiente. Per questo, il cambiamento parte proprio da qui, da tutte le scelte consapevoli che possiamo fare al fine di schermarci da rumori molesti.
Nel far ciò, tuttavia, non sono previste sole strategie di evitamento; godersi il silenzio è possibile, con poco: una tazza di the, una poltrona, un libro…ed è fatta. 🙂
Questo primo punto, così come introdotto dall’autrice, sembra abbastanza semplice. Per ora, sto apprezzando la creatività ivi connessa e i punti di vicinanza tra questo libro ed altri su decluttering e minimalismo.
Coltivare relazioni pacifiche
Probabilmente, abbiamo tutti sentito parlare della Comunicazione Non Violenta. Come interagiamo con gli altri? Partiamo da un desiderio di ascolto e accoglienza o dalla voglia di imporre noi stessi e la nostra opinione? No, non si tratta di un invito alla remissività, ma al creare per gli altri lo stesso spazio che vorremmo per noi. Tra i vari punti offerti al lettore, questo mi sembra il più complesso, ma non meno importante.
Il silenzio interiore
In Psicologia, si tende a ritenere che i bambini silenziosi e sereni abbiano un ricco mondo interiore, in cui stanno bene e dal quale non sentono l’esigenza di uscire per conformarsi ad aspettative esterne.
Per chi è già nell’età adulta, è possibile fare un discorso simile: il silenzio interiore diviene una dimensione da coltivare, sottraendosi dalle pressioni social. Non di rado, il silenzio necessita di essere ricostruito, riscoperto e liberato da quei connotati negativi -o, peggio, punitivi- a cui è associato.
Come impiegare il silenzio interiore?
Le risposte a questo interrogativo sono molteplici: passeggiare, leggere e dipingere sono solo alcune delle opzioni. Riscoprire la filosofia può essere un’ulteriore possibilità oppure, per chi condivide un’adesione alla fede, la preghiera.
Se avete letto questo libro -o se avete intenzione di farlo-, che ne pensate? Quali sono gli input che ne ricavate?