Caro Lettore, oggi ti faccio partecipe della mia ultima lettura:
L’arte di restare a galla di Valentina Ferrari edito Mondadori.
Un romanzo molto ironico che intrattiene, ma lascia anche qualche spunto di riflessione sul tempo che passa.
In ogni caso è un romanzo a tutti gli effetti e il titolo rimanda proprio al tema dell’articolo per un giornale online su delle paperelle galleggianti che la protagonista, Amelia, deve presentare al suo capo entro sette giorni, pena il licenziamento.
In questi stessi sette giorni, che tra l’altro la separano dal suo trentesimo compleanno, mette in discussione la sua vita e la confronta con quella dei suoi amici, sentendosi davvero indietro con i progetti che aveva.
Ad aiutarla nel suo momento di confusione generale un gruppo di vecchietti che, con il loro dialetto romano e i loro modi molto simpatici di raccontarsi e di notare ciò che Amelia non riesce a vedere, presa com’è dai suoi problemi, rendono la storia più frizzante.
Ma il tempo non è sempre un nemico, anzi a volte è necessario per capire bene cosa vogliamo davvero farne della nostra vita.
Nel complesso sono rimasta abbastanza soddisfatta da questa lettura che ho trovato piacevole e a tratti divertente.
In particolare ho apprezzato molto questa idea di dare al tempo una doppia valenza: la settimana che nel libro è un espediente narrativo, e che sembra un limite, una difficoltà, perché passato quel tempo ci sarà una conseguenza da subire, assume anche un valore positivo perché quel tempo è un’opportunità per fermarsi e riflettere davvero su se stessi e su quanto abbiano inciso sull’attuale condizione raggiunta, aspettative e desideri che non sono più coerenti con il cambiamento che si è generato proprio grazie al passare del tempo.
Inoltre, mi sono piaciute le diverse “incursioni” in corsivo nel testo a evidenziare il piglio ironico della protagonista che la aiuta molto ad affrontare meglio il momento di cambiamento che sta vivendo, insieme alla sua apertura all’ascolto e alla voglia di “restare a galla” nonostante tutto.
Di contro, per via dei tanti dialoghi forse anche troppo lunghi in alcuni casi, la lettura a mio parere è risultata poco scorrevole.
Inoltre, il racconto in terza persona, intrecciato ai dialoghi, non mi ha permesso di entrare bene in contatto soprattutto con il personaggio principale e con le sue emozioni.
Mi sono divertita molto a immaginare i personaggi secondari che, invece, mi sono sembrati molto veri e coinvolgenti.
“Aho scusate ‘na cosa : ma voi ‘n dovreste esse sordi? Li mortacci”
Il romanzo alla fine mi ha lasciato un bel messaggio, infondo il tema del tempo che passa e delle decisioni da prendere per evitare che vada davvero tutto nel verso sbagliato tocca un po’ tutti a qualsiasi età, e comunque non è mai troppo tardi per reinventarsi lasciandosi anche travolgere dagli eventi per poi ritrovarsi, magari più forti e consapevoli di prima.
Come sempre buona lettura!