L’alba nera è il sequel di Thelmabeth dell’autore Piero Iiriti, anche questo segue la scia del primo, si presenta forte, diretto, pronto a snocciolarti gli eventi senza mezzi termini e a sviscerare tutto ciò che riguarda l’uomo e la sua natura.
L’alba nera: il viaggio di Trevien continua…
«Quel sottosuolo era solo un improvvisato e adattato sistema sociale e urbano, era difficile immaginare come fosse il mondo in superficie. Eravamo dove ogni alba è oscura, la tomba della scarto sociale.»
In questo nuovo libro ritroviamo Trevien, Lexio e gli altri amici, un po’ più cresciuti, ma sempre uniti.
Ci racconteranno sempre le loro vicissitudini, ci troveremo ancora una volta coinvolti in quelli che sono i personali viaggi di Trevien, però, rispetto alla prima narrazione, l’attenzione non sarà concentrata più tanto, o comunque non solo, sul bere – attività tanto cara al nostro gruppo di amici –, quanto piuttosto su vicende che appartengono alla vita concreta e che essi – Trevien in particolare – si troveranno a dover fronteggiare.
La cover di questo libro vede uno sfondo scuro, che richiama per l’appunto L’alba nera.
Il libro si compone di dieci capitoli di diversa lunghezza, la narrazione è in prima persona e ci viene raccontata direttamente dal nostro protagonista indiscusso: Trevien. Quest’ultimo alterna momenti nei quali ci parla della sua vita, a momenti nei quali, appunto, ci (ri)porta con sé all’interno dei suoi viaggi.
Sì, esatto, viaggeremo di nuovo insieme a lui in una realtà parallela e che affascina.
Il ritmo narrativo segue un’andatura costante, mai piatto, vi è sempre qualcosa che accade: ciò è dovuto al fatto che Trevien è un continuo raccontare e raccontarsi, non ci annoia mai, la sua vita è piena zeppa di momenti che lui condivide con noi.
Bisogna poi dire che Trevien, e quindi l’autore, ci rende partecipi, lasciando per così dire la porta aperta, a momenti anche molto intimi: Piero descrive tutto ciò con estrema naturalezza.
Il linguaggio, come il primo libro, è forbito, non è un parlare semplice: tutti i protagonisti di questa storia usano esprimersi in maniera altisonante, è una loro caratteristica.
Però, allo stesso tempo, anche in questo secondo volume ho riscontrato parecchi refusi e/o errori, quanto meno in questa versione e – book da me letta; sarebbe bastata una correzione più critica e attenta per eliminarli, ciò, però, non è detto che non si possa sempre fare, proprio per rendere il testo scorrevole e pulito.
Così come i refusi, una presenza costante di questa seconda narrazione sono quelle imprecazioni, da me sottolineate nella precedente recensione, che si rendono forti e che taluni lettori potrebbero non gradire né accettare.
Quello che era il mio parere pregresso, resta tale anche adesso: a prescindere però dal fatto che io possa non condividere questa scelta stilistica, l’autore ha disegnato questi personaggi che presentano delle caratteristiche che esulano dal tipico ragazzo morigerato e che mai si sognerebbe di esprimersi in certe maniere.
Tuttavia, questo non significa che siano dei cattivi ragazzi, anzi: Trevien e i suoi amici, probabilmente e a differenza di tanti altri, non indossano maschere e non fingono, loro sono sempre se stessi, senza lasciarsi scalfire da eventuali giudizi negativi.
L’alba nera: perché l’amicizia e i viaggi avranno sempre un ruolo predominante nella vita di Trevien
Come detto, Trevien continuerà a condurci all’interno di quella che è la sua vita e quindi dei suoi viaggi. Ritroveremo, però, un ragazzo più adulto, l’amicizia, con Lexio in particolare, sarà sempre una costante imprescindibile, anche se sia lui che il suo sodale saranno impegnati in altre questioni, ma ciò non significa che saranno meno uniti.
In questa nuova fase scopriremo un Trevien innamorato, una vesta nuova ai nostri occhi:
«Fu un’immane fatica il doverci separare, nel salutarci gli sguardi furono preda di un intenso fremito. La voluttuosa impazienza di due amanti che per istinto seppur sapendo poco l’uno dell’altro si dichiararono.
Non furono le labbra ma i nostri occhi a parlare. La poesia di quell’istante si incise nel mio cuore.
Lei era Delia.»
Trevien, inoltre, dovrà affrontare delle situazioni a lui ignote e allo stesso tempo nuove, innanzi alle quali si troverà impreparato tanto da non sapere esattamente come affrontarle, e allora lo farà alla sua maniera.
Modi che magari noi possiamo non condividere, e che un’altra persona avrebbe di certo gestito in maniera un po’ più consueta: altre persone, giusto, ma non il nostro Trevien.
Io stessa mi sono soffermata sulla stranezza del suo personale modo di concepire il dare aiuto alle persone in difficoltà, ma è stato solo un attimo, perché il tutto va contestualizzato al nostro personaggio.
Egli ha una sua personalissima visione della vita, e l’autore, tramite il suo protagonista, vuole, certamente, smuovere le coscienze in una sorta di provocazione a certi finti buonismi o finti perbenismi.
Tra l’altro, la somiglianza del cognome tra il nostro Trevien – Iirith – e quello del nostro autore – Iiriti – mi lascia pensare…
Una parte che ho trovato molto ironica è stata l’avventura a Praga dei nostri amici alle prese con il Golem, mentre ho trovato forte, commovente e con un significato intrinseco, la parte ove Trevien, Delia e Giglio si trovano su quella che è chiamava la nave dei folli. Perché ripeto, attraverso questi eventi, l’autore tende a sviscerare e analizzare quelli che sono gli aspetti della realtà umana.
«Una lacrima di mercurio, è così che talvolta vanno via i non nati, quelli che inciampano alle soglie della vita.»
L’alba nera è una lettura per tutti coloro che amano un genere diverso e che sono pronti a una narrazione, a vicende dirette e senza mezzi termini e che possano tollerare espressioni forti, di certo coloro che leggeranno questo libro compiranno dei viaggi che non li lasceranno indifferenti.
«Vedo un’alba nera tesoro, lontano da qui vi sono eventi convulsi e sinistri, destini ignoti e celati, non è permesso alla luce di stare al suo posto. Ferite e cadaveri che da quest’angolo non si possono scorgere.»