Il sapere perduto…
Mi chiedo cosa saremmo se per noi non fosse stato raccolto e tramandato tutto il sapere che la Storia, soprattutto quella antica, ci ha consegnato nel tempo. Eppure gli esperti, nonostante gli sforzi per mantenere integro questo patrimonio culturale, estremamente prezioso, sono giunti alla conclusione che molte delle testimonianze storiche sono, purtroppo, andate perdute, escludendoci dalla possibilità di poterne godere.
Non parliamo solo di libri ma la verifica si estende alle enciclopedie, ai testi sacri, alle opere letterarie, perduti, rubati, trafugati o distrutti durante le guerre, nel corso dei secoli, opere di un enorme valore culturale per la funzione che esercitavano e il ruolo che ricoprivano nel paese d’origine. Per gli studiosi non è stato certo facile ricostruire la memoria storica e quantificare le cosiddette “perdite etterarie” tuttavia, dopo accurate verifiche, sono riusciti a stilare una classifica di almeno 10 opere non giunte fino a noi, guardiamole insieme,…
Ad occupare il primo posto della classifica troviamo i Libri Sibillini, raccolta di testi scritti in greco, per la maggior parte andati distrutti nell’83 a.c. nell’incendio del Tempio di Giove in Campidoglio. Dovete sapere che la preziosissima raccolta, conservata e custodita gelosamente dai sacerdoti del tempio, conteneva i Responsi Oracolari delle Sibille, sacerdotesse del Dio Apollo, per nove secoli, unico punto di riferimento per superare i momenti di difficoltà o da consultare durante le crisi politiche. Dopo l’incendio, si cercò di recuperarli, perfino Augusto tento di ricomporli, ma nel V secolo furono definitivamente distrutti dal Vandalo Silicone e a noi non sono arrivati che pochi frammenti.
Il secondo posto viene invece attribuito alle Poesie di Saffo, una raccolta di oltre diecimila versi scritti dalla poetessa vissuta nel VI secolo a.c raccolti in nove libri dagli studiosi della biblioteca di Alessandria. Di questa imponente opera l’unico frammento intero che si è riusciti a salvare è l’Inno ad Afrodite, una lirica dedicata all’amore.
Stessa sorte è toccata all’Achilleis di Eschilo, una trilogia di opere teatrali divise tra I Mirmidoni, le Nereidi, e i Frigi, tre libri scritti sotto forma di tragedie dal grande drammaturgo greco, per riproporre la guerra di Troia. Di queste opere, a noi, è giunto ben poco ma, raccogliendo citazioni di altri autori, gli storici sono comunque riusciti a recuperare la totalità dei contenuti.
Dalla cultura romana passiamo a quella precolombiana dei Codici Maya, libri scritti, fin dal IX secolo, su geroglifici e incisi su di una carta, molto particolare, fatta di corteccia mesoamericana. A distruggerli, purtroppo, nel ‘500, ci pensarono i conquistadores, lasciandoci in eredità pochi frammenti.
La quinta posizione va all’India per i Panchatantra, una raccolta di favole in prosa, già in uso, nel 100 a.c. andata perduta e della quale non rimangono che traduzioni e rifacimenti molto differenti tra loro. Identica sorte per l’Avesta, testo sacro dell’antica religione persiana, probabilmente bruciato durante l’invasione di Alessandro Magno a Persepoli nel 330 a.c. e di cui si conosce solo una piccola parte.
Più fortunato, invece, il Sesto Classico una raccolta di libri scritti da Confucio e punto di riferimento della letteratura cinese. Non è stato possibile custodire l’intera raccolta ma si è riusciti a recuperare cinque dei sei classici. Escluso quello della musica, infatti ci sono pervenuti i classici dedicati alla poesia, alla retorica, ai riti antichi, alla storia e la divinazione.
Rimaniamo in Cina per occuparci dell’ Enciclopedia di Yongle, un testo altrettanto prezioso e molto vasto, voluto dall’imperatore Yongle, della dinastia dei Ming in cui, oltre 2000 studiosi furono impegnati a scrivere più di 8000 testi, realizzando cosi 11000 volumi in grado di essere consultati su diversi argomenti, dall’agricoltura all’arte, dalla teologia alle scienze naturali. Dell’intera opera, tuttavia, è rimasta solo una piccolissima parte, il resto, è andato distrutto durante i moti di ribellione cinese dei Boxer nel 1901.
Ultimi in classifica ma non per questo meno importanti sono i “libri delle battaglie di Jahve” o “il libro delle cronache d’Israele”, testi perduti della Bibbia, menzionati tuttavia, nelle Sacre Scritture.
Una classifica che mette a disagio, è inevitabile, e la consapevolezza che tutto questo non potrà mai essere parte della nostra conoscenza, in qualche modo, ci rende vulnerabili culturalmente. Altro non abbiamo, quindi, che la speranza di un futuro basato su di una memoria storica solida, indistruttibile, capace di reggere ai tempi, nonostante tutto, figlia di un etica culturale e della nostra integrità nel custodirla.