La punta della lingua, festival di poesia totale, ritorna anche in questo strano e particolare 2020: covid o non covid la poesia non si ferma e nel rigoroso rispetto delle norme dà l’avvio alla quindicesima edizione che si articola in vari momenti a partire dal 29 e 30 Luglio e dal 5 al 9 agosto 2020, ad Ancona e San Severino Marche. Due gli eventi extra: il 23 luglio all’interno del carcere di Montacuto e il 31 luglio a Recanati.
Nato nel 2006, “La Punta della Lingua” è il festival internazionale della poesia totale, con oltre 500 autori ospiti delle 13 edizioni della manifestazione, provenienti da Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Romania, paesi balcanici e paesi baltici, per 400 eventi complessivi, in una intera settimana di programmazione, con ibridazioni tra poesia, web, teatro, musica e cinema.
Tra i nomi che hanno partecipato al Festival, in ordine sparso: Paolo Rossi, Nanni Balestrini, Alessandro Bergonzoni, Patrizia Cavalli, Tony Servillo, Adam Zaggiewski, Antonio Rezza, Vivian Lamarque, Ascanio Celestini, Marco Paolini, Mariangela Gualtieri, Tony Harrison, Ana Blandiana, Jolanda Insana e molti altri.
Ho già avuto modo di presentarti lo scorso anno il festival di poesia totale La punta della lingua e se vuoi, caro iCrewer, ti rimando al mio articolo del 2019, quando il Covid non era neanche una larvata ipotesi nei pensieri più reconditi di ciascuno di noi e la sua infausta presenza non precludeva manifestazioni di nessun tipo.
La punta della lingua, il programma
Il programma di quest’anno è inevitabilmente incentrato sul momento particolare che stiamo vivendo: la poesia per essere vissuta e vera, non può esulare dal contesto storico, nè tanto meno rifugiarsi in vagheggiamenti ed estraniamenti sentimentali fuori dal mondo e dal vissuto reale. La poesia è vera quando si cala nel mondo, quando racconta la vita, quando sa cogliere con occhi diversi gli eventi quotidiani, quando trova analogie, relazioni e fili invisibili che collegano cose e fatti reali, apparentemente sconnessi fra loro.
In questa ottica i due direttori artistici del festival, Luigi Socci e Valerio Cuccaroni, hanno ideato un programma articolato in oltre trenta appuntamenti, dove si alterneranno più di settanta autori. Fra essi nomi importanti come Franco Arminio, Guido Catalano, Giulio Ferroni, Charles Simic, tanto per citarne solo alcuni.
Il festival di poesia totale La punta della lingua che ha già avuto la sua anteprima il 14 Luglio, vede in questi giorni e fino al 9 Agosto una ricca ed articolata serie di eventi che vanno dal Rito del Commiato, in ricordo delle vittime del periodo di lockdown, del “poeta paesologo” Franco Arminio insieme alla cantante Frida Neri, all’intervento tramite Internet dagli Stati Uniti di Charles Simic, poeta statunitense che presenterà il numero 20 della rivista Nie Wiem Argo, dedicata ai poeti europei. Molti altri saranno gli interventi di illustri personaggi che con la loro arte, poesia e cultura allieteranno i vari momenti del festival.
Il festival di poesia totale
Perchè La punta della lingua è definito un festival di poesia totale? Se ti sei fatto questa domanda, sappi che me la sono fatta anch’io e la curiosità che mi è fedele compagna di vita, mi ha spinto ad approfondire e a saperne di più. Indagando alla stregua di Sherlok Holmes o quasi, ho scoperto che gli organizzatori non tralasciano nessuna branca dell’arte poetica: dalla più tradizionale alle moderne avanguardie.
Il Festival “La punta della lingua” mette in scena l’arte versificatoria in tutte le sue forme, attraversando anche ambiti meno tradizionali, dalla poesia per bambini, a quella visiva, accompagnata dalle proiezioni delle migliori videopoesie in concorso allo Zebra Poetry Film Festival di Berlino e delle videopoesie in virtual reality del progetto MaTerre, ai laboratori telematici con la XII edizione della Facebook Poetry.
Si va dalla “San Francisco Renaissance” della metà del 1900, con la presentazione del libro Jack Spicer, ad “Un rosario di bugie” tradotto da Andrea Franzoni; si parte dagli scenari della poesia più classica e si arriva alla scena più moderna, immediata e urban del Poetry Slam, fino a far interagire musica elettronica e parole nei pj set. E poi ancora: reading, presentazioni di libri, laboratori di traduzioni poetiche.
Un viaggio poetico totale, un full-immersion tra i versi del passato e del presente, anticipando il futuro.
La punta della lingua e il sociale
Il festival, fra le sue prerogative, pone l’accento sul sociale e in particolare canalizza la sua attenzione sulla poesia come strumento di lotta all’emarginazione: questo il principio del progetto Ora d’aria che porta in carcere la poesia, con una serie di laboratori, grazie alla collaborazione con il Garante per i diritti dei detenuti Ombudsman delle Marche. Quest’anno il protagonista del primo laboratorio di poesia, svoltosi il 23 Luglio, all’interno della casa di reclusione di Montacuto, Ancona, è stato lo scrittore e poeta torinese Guido Catalano.
La Punta della Lingua è co-organizzata dall’associazione di promozione sociale Nie Wiem e dal Comune di Ancona, con il patrocinio del Comune di Recanati e San Severino Marche, con il sostegno della Regione Marche (Por Fesr 2014-2020 8.1 Imprese creative “Marche della Poesia” e “ComuniCanti”) in collaborazione con il Garante dei diritti delle persone Ombudsman delle Marche, con il contributo di La Mole, il main sponsor Coop Alleanza 3.0, e decine di partner, tra cui Radio3 e AMAT.
E dopo averti informato sul festival di poesia totale La punta della lingua che, come vedi, non si è lasciato intimorire dalla pandemia e ha comunque aperto le sue manifestazioni pur nel rispetto delle norme anti-covid, voglio concludere questo nostro incontro con dei versi sui versi e sui poeti: come dire la poesia che celebra se stessa, attraverso la voce e la penna di Elio Pecora:
I poeti (da Simmetrie, Mondadori)
Non meravigliatevi. I poeti sono tutti
un solo invisibile, indistruttibile popolo.
Parlano e sono muti. Trascorrono ere
e cantano ancora in un’antica lingua morta.
Nascono e spariscono civiltà,
ma sempre vanno lungo la strada del cuore.
Parlano di partenze, di ritorni.
Sono uguali per quel che non dicono.
Tacciono come rugiada, semenza, desiderio,
come acque scorrenti sull’argilla,
poi con il canto sottile dell’usignolo
nel bosco divengono agile sorgente sonora.