La prigioniera nella torre di Ann Owen, il secondo libro che la scrittrice firma con questo pseudonimo, due libri che si inseriscono nel filone BDSM del romance, ovvero quella branca del romanzo rosa che fa girare la storia intorno al sesso violento, bondage e sadomaso, appunto. Odierete questo genere. E lo amerete nel contempo, ve lo assicuro, cari lettori, perchè è impossibile non adorare questi libri.
La prigioniera nella torre di Ann Owen, autopubblicato e in vendita in ebook sul suo sito, è ambientato a metà del 1400, la ricostruzione storica è bella, un affresco a pennellate grossolane, non scende nei dettagli di costume o nei particolari di società ma costruisce ambientazioni sensazionali, con pezzi descrittivi immaginifici che provocano vere e proprie visioni: paesaggi, stanze, corde, sì perfino quelle diventano reali e dolorose.
La protagonista viene violentata, umiliata, abusata, e poi si innamora dell’aguzzino. Che storia orribile, che messaggio sbagliato, direte voi, cari lettori. Che storie malate scrive questa tipa, inaccettabili, inopportune, diseducative. Immorali addirittura. Eppure, miei cari, Ann Owen riesce a costruire il mondo dei suoi personaggi, riesce a tratteggiare sfumature psicologiche così intense, a tinte così vivide, ancorchè oscure, che questa sua opera, come la precedente, assume di diritto una posizione tra i libri indimenticabili.
C’è un riscatto, certo, c’è anche una conversione del protagonista e c’è un lieto fine che, miracolo!, riesce quasi a far dimenticare le prime dolorosissime pagine e le sensazioni, descritte così bene che il lettore è costretto a viverle. La prigioniera nella torre è un autentico capolavoro del genere, e non temo di esagerare giacchè ho letto anche il primo volume del genere pubblicato da Ann Owen e, sebbene personaggi e ambientazione fossero diversi, la maestria è sempre la stessa.
La prigioniera nella torre, di Ann Owen
Odioso e indimenticabile, La prigioniera nella torre non è per animi deboli, è, questo sì, per cuori romantici, perchè il lieto fine riappacifica con il mondo, ma non è consigliabile a chi non riesce a distaccarsi dalla lettura, a mettere un filtro tra la storia di fantasia e la realtà. Bada bene, caro lettore, è difficile, perchè le parole di Ann Owen trasportano, conducono, squassano e immergono ma, per lo meno, provo ad avvertirti.
Soffermiamoci un attimo sul personaggio maschile, caro lettore, questo Jacopo da Montelupo a cui si perdona tutto, perchè alla fine viene fuori un uomo differente da quello che era all’inizio, in un arco di trasformazione architettato meravigliosamente. Parla male, Jacopo, con toni che ho trovato appena troppo moderni, ma tutto sommato perchè no?, la sua parlata scurrile e fatta di termini che usiamo noi nel 2021 non modifica affatto il mood del romanzo nè altera le caratteristiche del personaggio o la sua percezione.
Strepitoso questo libro, al punto di non staccarsene per due notti, uno di quelli che vuoi finire prima possibile e ti lasciano orfana e svuotata quando li hai finiti. Una lezione di scrittura, di lessico, di costruzione narrativa da cui chiunque, con qualche velleità da grafomane, dovrebbe prendere spunto.
proprio così, questi due libri mi hanno lasciata orfana e svuotata una volta finiti. ecco perchè sono sempre nella mia lista top, per rileggerli ogni tanto e ritornare nelle loro atmosfere.