La poesia contro la mafia per conquistare la legalità? Potrebbe sembrare una battaglia impari, una lotta senza quartiere, una guerra persa in partenza. La poesia contro le bombe, la poesia contro gli affari illeciti, le parole contro i morti ammazzati, la poesia contro il potere occulto insinuato fra le pieghe dello stato, la poesia contro la violenza che il potere mafioso porta con sé? Un’utopia, un sogno, un’illusione. Eppure…
Cosa può fare la poesia contro quel mostro a sette teste che risponde al nome di criminalità organizzata?
La poesia è bellezza, la mafia ha bisogno della bruttezza materiale e morale per sopravvivere; la poesia si nutre di ideali, la mafia ha come ideali il potere, il denaro, la sopraffazione; la poesia guarda al mondo con gli occhi pieni di stupore per le meraviglie che ne sa cogliere, la mafia guarda il mondo con occhi avidi, pronti a cogliere occasioni per il proprio tornaconto; la poesia scruta e rende sensibile il cuore dell’uomo, la mafia al contrario esige uomini senza cuore. Poesia contro mafia, ma come possono le parole sconfiggere il crimine per arrivare alla legalità?
Si sarà posto lo stesso interrogativo Peppino Impastato dai microfoni di Radio Aut? Da quella radio, da quel microfono Peppino sciorinava parole che erano peggio dei proiettili di una lupara per chi le ascoltava e temeva che potessero smuovere le rassegnazioni ataviche di gente abituata a chinare la testa.
Erano parole capaci di smuovere le coscienze, quelle di Peppino Impastato. Parole che da una voce impavida, attraversavano i muri, le porte chiuse, le paure, i condizionamenti e volavano libere, leggere e dritte al cuore di chi le accoglieva, sapendo che erano giuste e sacrosante.
Lunga è la notte e senza tempo./ Il cielo gonfio di pioggia/ non consente agli occhi di vedere le stelle./ Non sarà il gelido vento a riportare la luce,/ nè il canto del gallo, nè il pianto di un bimbo./ Troppo lunga è la notte,/ senza tempo, infinita./
La poesia, le parole coraggiose di un ragazzo siciliano, assassinato a 30 anni, diventato simbolo della lotta alla mafia ed alla rassegnazione, contro l’indifferenza di tanti. Parole che restano nella memoria viva di chi non si arrende, parole che continueranno a smuovere le coscienze, che lotteranno ancora contro l’omertà e la remissione al potere mafioso, parole come denuncia per ciò che ancora oggi, è un cancro da estirpare. Parole che ancora aspirano alla conquista della legalità.
Lunga è la notte e senza tempo: una notte che sembra senza fine, senza tempo, un dolore oscuro e atavico per una terra martoriata, per i morti ammazzati di tutti i tempi; un dolore che impedisce agli occhi di vedere le stelle, di immaginare un futuro diverso, un futuro in cui l’indifferenza, la rassegnazione o la tacita connivenza diventi coraggio, lotta, denuncia.
Eppure ci sono stati e ci sono ancora uomini capaci di vedere oltre quella notte senza tempo, infinita: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e prima di loro Pio La Torre, Giuseppe Fava, Pier Santi Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa un lungo, infinito elenco di magistrati, personalità politiche, di giornalisti, di poliziotti e carabinieri, di uomini e donne senza foto sui giornali, morti sul campo della lotta alla mafia, morti per la legalità, in Sicilia come altrove.
23 Maggio, Giornata nazionale per la legalità
È diventata una data speciale il 23 Maggio: fu in un giorno di trentun’anni fa che il potere mafioso fece sentire tutto il suo orribile peso. L’Italia intera tremò quel 23 Maggio 1992 ed il dolore assieme alla rabbia impotente esplosero con l’auto di Giovanni Falcone e della sua scorta, in quella che sarà per sempre ricordata come la strage di Capaci. E non fu la prima né l’ultima: il 19 Luglio dello stesso anno toccò a Paolo Borsellino, a Palermo, in Via D’Amelio.
[…] Sicilia santa, Sicilia carogna…/ Sicilia Giuda, Sicilia Cristo…/ Battuta, sputata, inchiodata/ palme e piedi a un muro dell’Ucciardone,/ fra siepi di sudari in fila/ e rose di sangue marcio/ e spine di sole e odori,/ sull’asfalto, di zolfo e cordite…/ Isola leonessa, isola iena…/ Cosa di carne d’oro settanta volte lebbrosa…/ […]
Nessun angelo trombettiere/ nel mezzogiorno del Giudizio/ suonerà per la vostra pasqua,/ poveri paladini in borghese,/ poveri cadaveri eroi,/ di cui non oso pronunziare il nome…/ Non vi vedremo mai più sorridere/ col telefono in una mano/ e una sigaretta nell’altra,/ spettinati, baffuti, ciarlieri…/ Nessuna mano solleverà/ la pietra dei vostri sepolcri…/ Nessuna schioderà/ le bare dalle maniglie di bronzo…/ Forse solo la tua, bambino. (Chiuso per lutto, Gesualdo Bufalino)
Così Gesualdo Bufalino nato a Comiso nel 1920, scrittore, giornalista e poeta, ricorda quelle stragi. Da siciliano, con tutta la rabbia, lo stupore, con tutto il dolore che i Siciliani onesti provarono con lui. Quelle morti non furono inutili però, non furono dimenticate: la pietra di quei sepolcri non è mai stata murata, le maniglie di bronzo delle bare sono ancora accarezzate da quella Sicilia Cristo, battuta, spuntata, inchiodata che cerca ancora la resurrezione come Lazzaro. Perchè non si rassegna, perchè ancora è leonessa nella speranza di un domani senza morti ammazzati sull’altare della legalità.
Poesia come denuncia
Da quelle stragi, da quei morti, dal desiderio di una società e di una vita migliore, nasce la Giornata dedicata alla legalità, dalla Sicilia all’intera Italia perchè il crimine non conosce confini nè latitudini, perchè il malaffare è malaffare ovunque. Perchè i morti per la legalità sono morti ovunque e il loro sangue aspetta giustizia.
Sfiorano lenti le carte e i paesi./ Li spinge un vento lieve di vocali/ Taurianova Gioia Tauro Rosarno/ come le piante sul banco più grasse/ che i macellai innaffiano/ con sangue misto ad acqua./ Una cosca ben nata lo impara/ che l’oro si confonde alla merda/ e prima che la coscienza rimorda/ chiunque nelle fauci di se stesso/ può contribuire alla faccenda./ Anche quella, teniamola per noi./ Non diamola in appalto. (Aria di famiglia, Bianca Maria Frabotta)
Biancamaria Frabotta è nata a Roma nel 1946. Insigne docente di letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Roma e sa che le dinamiche malavitose confondono l’oro con la merda e che prima che la coscienza rimorda/ chiunque nelle fauci di se stesso/ può contribuire alla faccenda. Il silenzio dei tanti è connivenza, l’indifferenza è appoggio, il pensare che non sono fatti nostri avalla il crimine.
A ‘monte’ risiede il vizio/ della mentalità mafiosa./ La mafia non sta solo/ negli odiosi crimini,/ mafia è anche sottinteso,/ sotterfugio che s’insinua/ nelle abitudini linguistiche/ di inconsapevoli onesti./ Mafia è interdizione/ a comunicare, censura;/ è incentivo affinchè/ sospetto e diffidenza/ cancellino ogni verità./
Mafia è trascurare i muri/ privi d’intonaco,/ lasciare che le cartacce volino/ e che la loro ombra/ imbratti la terra;/ abbandonare i ‘vuoti a perdere’/ e le deformate plastiche/ quale ritratto del degrado./ Uomo dai doppi fini,/ ricerca lo scambio/di pensieri “franchi”/ in zona “franca” del pensiero;/[…] (Una mentalità, Valentino Zeichen)
Valentino Zeichen è uno dei più noti poeti e scrittori italiani, nato a Fiume nel 1938.
Termino qui, con i versi dedicati alla Giornata nazionale dedicata alla legalità: termino per ovvi motivi di spazio, ma potrei ancora continuare, tante sono le voci dal nord al sud che si ergono a denuncia. Saranno solo parole quelle dei poeti, saranno frasi lanciate nel vento dell’indifferenza, saranno concetti persi nel nulla della superficialità ma sono fermamente convinta che qualcuno, da qualche parte, possa raccoglierle e farne un credo per essere una persona migliore.
Le poesie proposte, esclusa la prima, sono estrapolate dall’antologia Poeti contro la mafia a cura di Filippo Bettini.
Terra mia
bedda e vilinusa comu o ciuri
i l’oleandru.
Malirittu Sud c’ammazza i megghiu figghi soi,
ca nun supporta l’Onesta’
e a scafazza com’un sirpenti vilinusu .
Malirittu Sud ca ci runa petri
a cu ci addumanna u pani.
Malirittu Sud populu senza Curaggiu
populu pezzi pezzi ca si strazza i so stissi carni.
Malirittu u Sud ca nun sapi isari a testa
e Maliritti vuautri ca vi nn’apprufittati .
Sandra Mirabella
Bella e velenosa come il fiore d’oleandro. Questa sola immagine racconta una terra intera. Grazie Sandra, la tua penna, come al solito è centrata.
La vita è preziosa,
via ogni arma!