Ciao iCrewer nei giorni scorsi ho letto una notizia che mi ha fatto tornare indietro nel tempo! Un incendio!
La Fenice – “Flashover. Incendio a Venezia” di Giorgio Falco.
Come tanti eventi, bello o brutto, ciò che resta nella memoria è la parola che ti accalappia, ma anche ciò che sottende, in questo caso il vil denaro, che irretisce le persone, divorate in una voragine di debiti per mantenere un tenore di vita che non le si confà.
Un po’ di storia non guasta mai; il Teatro La Fenice
Progettato da Gian Antonio Selva venne edificato tra il 1790 e il 1792, ma nel 1863 fu completamente distrutto da un primo incendio.
Grazie all’opera degli architetti Tommaso e Gian Battista Meduna il teatro fu restaurato secondo il progetto d’origine e pian piano, attraverso ulteriori rimaneggiamenti, ritrovò il suo splendore.
Purtroppo il 29 gennaio 1996, un nuovo incendio illumina il cielo di Venezia: il Teatro La Fenice brucia, è “doloso” e distrugge il teatro.
Rimangono solo i muri portanti, al centro un’immensa voragine, mentre all’esterno attoniti e disperati veneziani rimangono come ipnotizzati dalle fiamme sotto l’acqua che piove dall’unico elicottero che coadiuvava il lavoro dei vigili del fuoco che, invano per tutta la notte, hanno tentato di domare l’incendio.
Tutto ciò è raccontato magistralmente da Giorgio Falco nel suo libro
Flashover. Incendio a Venezia
“L’incendio è stato appiccato dal titolare di una piccola ditta in ritardo sulla fine dei lavori per il restauro del teatro.“
“Enrico Carella, tra le 20.40 e le 20.45 del 29 gennaio 1996, con la complicità del cugino e dipendente Massimiliano Marchetti, appicca il fuoco alla Fenice di Venezia. Carella era il titolare di una piccola ditta che aveva ottenuto il subappalto per alcuni lavori elettrici nel restauro della Fenice (il capocantiere dell’azienda appaltatrice era suo padre).
Carella (d’ora in poi il cugino padrone, «in minuscolo, (…) in maiuscolo sarebbe un personaggio unico, con la pretesa di concentrare su di sé le caratteristiche di tutti gli altri cugini padroni esistenti») era in ritardo sulla consegna dei lavori: avrebbe dovuto pagare una penale che non sarebbe mai stato in grado di saldare.
Il cugino padrone conduceva una vita al di sopra delle sue possibilità, una vita che coincideva con l’immagine che aveva di se stesso ma non con le finanze di cui disponeva.
Decide di appiccare un incendio: un incidente nel cantiere avrebbe rimandato la chiusura dei lavori. È l’innesco che provocherà la completa distruzione della Fenice. «C’è qualcosa di malinconico in ogni flashover su cui incombe la distruzione: la distruzione portata da se stesso, la distruzione di se stesso».
Il flashover identifica il momento di transizione tra un incendio in crescita e un incendio nella sua fase matura: la temperatura è altissima e uniforme, il fuoco ha raggiunto la totalità delle superfici disponibili, tutto brucia”.
Giorgio Falco ha scritto un libro che come un incendio illumina e divora il suo oggetto: ricostruzione di una storia vera e sua decostruzione.
Romanzo di un’ossessione, indagine sul desiderio e sul potere del denaro di trasformare le cose e i corpi, ritratto in maschera degli ultimi quarant’anni di storia italiana, autobiografia di tutti.
Un Flashover, è un incendio che continua a bruciare fino a che non viene estinto o fino a quando il combustibile o l’ossigeno non si esauriscono e, se non viene estinto o non si esaurisce, continuerà a bruciare espandendosi in modo rapido ed improvviso passando da un piccolo incendio fino ad invadere l’intero ambiente!
La Fenice è risorto
Ci sono voluti 8 anni ma dalle sue ceneri, proprio come il mitico uccello magico, la Fenice, il Teatro è rinato per iniziare una nuova lunga vita, come già era successo con la precedente distruzione e ricostruzione, divenendo simbolo delle proprie alterne vicende e della capacità di rinascita.