La famiglia violata: un titolo che fa riflettere.
La tesi parte dalla domanda:
Quando le pareti domestiche diventano fonte di dolore: qual è la consapevolezza delle parti coinvolte?
Ti avevo già parlato della precedente tesi sulla violenza domestica, sempre della stessa autrice, che in questo lavoro sulla famiglia violata approfondisce due aspetti particolari di questo tema, ossia la sofferenza che tale violenza può arrecare ai figli (violenza assistita) e la consapevolezza che ne hanno i genitori.
Le conseguenze possono interessare la sfera emotiva, comportamentale, sociale, cognitiva, fisiologica e il trauma che ne consegue può essere davvero grave, fino a distruggere il senso di sé e soprattutto l’autostima del bambino stesso.
L’indagine condotta presso il “Telefono Rosa di Treviso”, il Centro per Uomini Maltrattanti “Gruppo R” di Padova e, infine, lo Sportello di Ascolto per Uomini Maltrattanti del Comune di Verona si basa proprio sulla volontà di capire quale sia la consapevolezza di vittima e carnefice dei danni che l’esposizione alla violenza può avere sui loro figli.
La famiglia violata
“Nel caso della violenza domestica le pareti di casa divengono opprimenti, e trasformano quella gabbia dorata in una gabbia ricca di spine che non consentono di sviluppare la fiducia negli altri, la capacità di amare gli altri e soprattutto se stessi.”
L’argomento è di grande interesse e sicuramente le conclusioni a cui la tesi giunge fanno riflettere su quanto sia fondamentale per lo sviluppo del bambino vivere in una famiglia equilibrata.
Soprattutto appare necessario prevenire la violenza assistita, anche attraverso una maggiore informazione e formazione di insegnanti e genitori per poter acquisire le competenze necessarie a riconoscere eventuali segnali nel comportamento del bambino.
Per quanto riguarda la consapevolezza, dalla ricerca emerge un miglioramento dei soggetti coinvolti nello studio, confermando la funzionalità dei centri che si occupano di questi aspetti.
Pur non essendo un’esperta del settore, anche questa tesi mi è sembrata ben scritta e argomentata e le conclusioni sempre propositive e molto chiare.
Quello che mi ha colpito maggiormente è l’entità del danno che tale violenza può procurare nei bambini.
I bambini possono sviluppare la Sindrome post-traumatica da stress, sintomi depressivi, per esempio pensieri ossessivi o incubi, ritardi nello sviluppo, difficoltà a livello scolastico, disturbi dell’attaccamento (insicurezza), bassa autostima e tendenza all’auto-svalutazione, senso di colpa e vergogna, aggressività, impulsività, rabbia, paura, confusione, senso di minaccia ed ansia difficilmente controllabili.
Spesso cercano di difendere fisicamente la mamma magari cercando di trattenere il padre oppure promettendole di darle un futuro migliore una volta cresciuti.
Davvero straziante pensare che proprio il luogo in cui dovrebbero essere accuditi e amati diventa, invece, una minaccia per la loro vita e soprattutto nuoce gravemente alla loro crescita.
Se ti fa piacere leggi il mio racconto su questo tema: Anna (prima parte, seconda parte, parte finale).