Matteo Strukul è stata una piacevole sorpresa. La corona del potere è senza dubbio un esperienza letteraria importante. Attira anche il periodo storico perché impegnativo, contraddittorio, violento, lontano dai principi religiosi e condizionato dalle dinamiche di conquista per le quali si combatte e si opprime. Siamo in pieno Rinascimento. Nel 1490 l’Italia è comunque divisa in feudi, governata dalle casate più importanti, sottoposta al potere temporale della Chiesa, dilaniata da guerre intestine e di conquista.
La corona del potere, le vicende, i personaggi
È un periodo difficile, troppi gli accadimenti e non sempre di facile comprensione per le dinamiche e la velocità con cui si alternano. Strukul riesce a interpretare magnificamente le vicende così come si susseguono. Nei ritmi giusti, senza fare sconti a nessuno. Ogni personaggio ha il suo spazio oltre ad essere collocato storicamente; addebitato dalla ferocia dei suoi intenti senza tralasciare gli aspetti umani. Un lavoro di ricerca psicologica per capire fino in fondo le scelte sia se spinte da un insano desiderio di conquista, se decise per amore o dettate da sentimenti di vendetta.
L’atmosfera che si respira è pesante, resa cupa dai repentini capovolgimenti politici e la rivendicazione dei territori, spesso usati per coprire intenzioni diverse. La realtà del momento è scandita per periodi così come le ambientazioni. Ogni capitolo è volto a svelare il personaggio e le sue sfaccettature: l’invasione di Carlo VIII deciso a rivendicare il Regno di Napoli, la caduta di Ludovico il Moro, la battaglia di Fornovo, la strenue difesa di Caterina Sforza, la smodata ferocia di Cesare Borgia, Lucrezia e il sogno di una vita normale.
Le figure femminili hanno un posto di rilievo e questo rende tutto più interessante Qualunque siano stati gli atteggiamenti libertini, l’autore le dipinge con sfumature più tenui, alla ricerca continua di sentimenti veri, in lotta contro le regole contorte e oppressive dettate da alleanze strategiche. L’autore ne riconosce vizi e virtù, ne rivendica i condizionamenti e la mentalità distorta alla quale erano sottoposte. Una sorta di riscatto femminile a cui Strukul non rinuncia e fa bene.
“Alessandro VI ! Oh, come l’avrebbe pagata cara, un giorno. Sarebbe stato spazzato via: lui e quelli come lui. Uomini che godevano nel perpretare il tormento e nel rendere guasti i cuori dei giusti, poichè era nella corruzione che essi prosperavano, nella frode che riconosceo l’unica dimensione di vita.
E anche ora che l’aveva ridotta al silenzio, accusandola ingiustamente di un tetativo di avvelenamento al quae lei era estranea, al solo scopo di accusare e condannare,anche ora la temeva e la umiliava per paura che lei rialzasse la testa”
Strategica ma quanto mai adeguata la scelta di alleggerire l’atmosfera con la goliardica ma efficace presenza di Leonardo da Vinci. È l’unico personaggio che mantiene, come giusto che sia, una giusta neutralità. Viene in qualche modo rispettata la sacralità dell’arte a cui tutti s’inchinano e a cui non rinunciano. Nonostante la realtà esterna sia distorta e consumata dall’odio, Leonardo rimane fedele a se stesso, curioso, equilibrato, ironico, alla continua ricerca della perfezione, attento osservatore. Non si tira indietro quando viene chiamato a collaborare per debellare un’epidemia dilagante che uccide inesorabile più della guerra.
Non è solo lo scorrere della Storia a calamitare l’attenzione del lettore quanto la modalità scelta per raccontarla. Strukul, da esperto, non tradisce le aspettative, delinea gli accadimenti nel modo più semplice possibile. Si respira competenza, ricerca, il desiderio di raccontare le vicende storiche con obiettività. Il romanzo è senza dubbio scritto bene, molto scorrevole. I dialoghi, corposi e profondi, riprendono lo stile del periodo. Quasi automatico ritrovarsi a immaginare la situazione, respirarne l’atmofera, provare le emozioni. La Storia comunque rimane sempre protagonista, con i momenti bui e quelli di tregua che danno comunque segnali di speranza. Insomma la Storia raccontata da Strukul è una “bella storia.”
Complimenti!