La città della gioia è un romanzo scritto dal giornalista francese Dominique Lapierre e pubblicato nel 1985. Il libro racconta la storia di alcuni personaggi che vivono nella città di Calcutta, in India, e si basa su eventi reali e sulla ricerca dell’autore in loco.
La città della gioia di Dominique Lapierre
Il romanzo segue la vita di personaggi molto diversi tra loro, come un giovane contadino in fuga dalla sua terra natale, un medico americano, una prostituta e un santone. Tutti questi personaggi si incontrano nella “Città della Gioia”, un quartiere povero di Calcutta dove la vita è difficile e la povertà estrema.
Il romanzo affronta temi importanti come la povertà, la religione, il razzismo e la disuguaglianza sociale, ma lo fa attraverso la lente della speranza e della solidarietà tra le persone. La città della gioia ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica, ed è stato adattato in un film nel 1992 diretto da Roland Joffé. Il libro è diventato un classico della letteratura di viaggio e della letteratura sociale.
Ci sono molte scene importanti in La città della gioia, ma una delle più significative è quella in cui il protagonista, il giovane contadino indiano Hasari Pal, cerca di salvare suo figlio dalle macchine tessili in cui lavora come schiavo.
Hasari Pal e la sua famiglia sono costretti a lavorare in una fabbrica tessile, dove sono sfruttati e maltrattati. Un giorno, il figlio di Hasari Pal, Ishvar, viene gravemente ferito dalle macchine tessili, ma il proprietario della fabbrica rifiuta di pagare per il suo trattamento medico e lo abbandona a morire.
Hasari Pal cerca disperatamente di salvare suo figlio portandolo in un ospedale, ma le strade sono caotiche e pericolose. La scena in cui Hasari cerca di trasportare il figlio attraverso le strade trafficate e insalubri di Calcutta è una delle più toccanti del romanzo, poiché mostra il coraggio e la determinazione di un padre nel proteggere il proprio figlio, nonostante le circostanze difficili e oppressive. La scena è un potente esempio delle condizioni disumane in cui molte persone vivono nella “Città della Gioia” e dell’importanza dell’empatia e della solidarietà umana in situazioni di estrema povertà.
Il tema della povertà
Il romanzo mette in evidenza come la povertà sia il risultato di un sistema economico e sociale ingiusto, in cui i poveri sono sfruttati e privati dei loro diritti fondamentali. Ad esempio, molti personaggi del romanzo sono costretti a lavorare in condizioni disumane, come schiavi o come lavoratori a basso costo nelle fabbriche tessili o nelle miniere.
Il libro di Lapierre mostra anche come la povertà possa causare sofferenza e violenza tra le persone, ad esempio attraverso il traffico di esseri umani, la prostituzione, la tratta di minori e la violenza domestica.
Nonostante il tema drammatico, il romanzo di Dominique Lapierre cerca di mostrare anche la resilienza e la speranza delle persone che lottano contro la povertà e la disuguaglianza. Il romanzo sottolinea l’importanza della solidarietà e dell’empatia umana per affrontare la povertà e costruire una società più giusta.
Una delle frasi più significative del romanzo è:
“Nessuno è così povero da non poter dare qualcosa, e nessuno è così ricco da non avere bisogno di qualcosa”.
Questa frase sottolinea l’importanza dell’empatia e della solidarietà tra le persone, indipendentemente dal loro status sociale o economico. La povertà non è solo una questione materiale, ma anche una questione di dignità e di relazioni umane, e tutti possono contribuire a rendere il mondo un luogo migliore se si impegnano a fare la loro parte.