Caro iCrewer qualche giorno fa ti ho parlato di una pianta che ha permesso lo sviluppo della cultura e da cui è stato possibile ottenere
La carta di papiro
Il papiro è un’erbacea perenne, con fusti che possono raggiungere un altezza dai 2 ai 5 metri. Il rizoma (Fusto carnoso orizzontale che assomiglia ad una radice tipico delle erbacee perenni) è legnoso e molto grosso. Il fusto dal diametro di massimo 4 centimetri, liscio dal colore verde molto scuro e dalla forma triangolare è privo di foglie che si trovano invece all’apice, dalla forma lanceolata disposte ad ombrello per proteggere i fiori.
Nel VII secolo con l’avanzata dell’islam nell’Africa settentrionale e la conquista dell’Egitto nel 640-41 il commercio del papiro subì un forte arresto.
Gli arabi decisero infatti di commerciare solo con popoli di fede musulmana, tagliando fuori tutta l’Europa dal commercio della carta di papiro che venne utilizzata fino al secolo successivo probabilmente grazie alle scorte accatastate in alcuni depositi. La cancelleria pontificia a Roma potè contare su una scorta maggiore e l’ultimo documento redatto su papiro risale al 1057.
Nonostante la chiusura delle vie marittime mediterranee per il commercio del papiro fino al XII secolo, la produzione di carta di papiro scomparve definitivamente dopo più di 4000 anni, a causa di una grave siccità che colpì l’Egitto per tre anni dal 1052 al 1055.
In Europa il papiro fu sostituito inizialmente dalla pergamena e successivamente dalla carta.
Una piccola curiosità: l’Egitto ebbe nei tempi antichi praticamente l’esclusiva della produzione di carta di papiro con le sue coltivazioni lungo le rive del fiume Nilo. Il più famoso centro commerciale nell’antichità, per l’esportazione del papiro, fu la città di Biblo in Siria e da cui si pensa possano derivare due parole greche molto famose: bublos e biblos.
La prima veniva usata per indicare la pianta del papiro e tutto ciò che ne derivava come la carta, le stuoie, i calzari, i cordami e le ceste, mentre la parola papuros veniva utilizzata per gli usi alimentari della pianta. Il secondo termine, biblos, indica la corteccia interna del papiro che veniva utilizzata per la produzione della carta e quindi anche gli scritti su papiro.
Come si produce la carta di papiro
La produzione della carta prevedeva diverse fasi:
- la raccolta della pianta.
- la divisione del suo fusto in lamine lunghe circa 40 centimetri che venivano disposte vicine su una superficie liscia bagnata con l’acqua del Nilo e su cui veniva poi disposto un ulteriore strato di lamine messe ad angolo retto.
- la realizzazione del foglio vero e proprio (in egiziano shefedu e in greco kòllema) avveniva per essiccazione dei due stati tenuti insieme dai succhi naturali che si liberavano durante la precedente battitura con un martelletto di legno. La superficie, infine, veniva lisciata grazie a pietre arrotondate.
- la rifinitura e l’assemblaggio del rotolo in quanto i fogli erano molto delicati e rischiavano di sfilacciarsi nei bordi. Per questo motivo i fogli venivano accostati sovrapponendo alcuni centimetri del bordo laterale e incollati con della colla ottenuta mescolando acqua e farina, ricavando una striscia lunga molti metri, che veniva successivamente arrotolata.
Sui fogli di papiro si scriveva seguendo le righe orizzontali larghe non più di 20 centimetri usando un pennello oppure uno strumento appuntito intinti nell’inchiostro.
Gli egiziani purtroppo non hanno tramandato notizie sull’antica arte della produzione della carta di papiro; quello che si è scoperto è stato tramite gli esami dei vecchi papiri ritrovati e gli scritti di Plinio e Isidoro di Siviglia.
La produzione di carta di papiro oggi
Un libro sull’argomento che posso segnalarti è Storia della pianta del papiro in Sicilia e la produzione della carta in Siracusa.