Se il destino e una mano omicida non avessero scelto per lui, oggi John Lennon avrebbe compiuto 80 anni. Nato il 9 Ottobre 1940, leader e icona immortale di quel celebre quartetto di Liverpool che stravolse e modernizzò la storia musicale (e non solo) di un’epoca, John Lennon continua ad essere ancora leggenda.
Sono passati 40 anni dal suo assassinio, avvenuto l’8 Dicembre 1980, eppure la sua fama o meglio il suo mito, continua: chi lascia tracce del suo passaggio sulla terra non invecchia, non muore, non si dimentica. E di tracce John Lennon ne ha lasciate moltissime, nella musica come nel cuore di chi lo amava e ha continuato ad amarlo forse ancora di più dopo che la vita gli fu strappata da un colpo di pistola.
Se stai pensando che forse io mi sia distratta e abbia sbagliato rubrica, ti tranquillizzo subito: non ho sbagliato e ricordo perfettamente che questa è una rubrica di poesia. E se pensi che John Lennon fosse solo un musicista, ti dico subito che subito che, sì, lo era ma che uno come lui non può essere definito soltanto musicista, cantante o paroliere.
Che nel mondo letterario ci sia da sempre la tendenza a sminuire ciò che è fuori dai circuiti accademici, è purtroppo un dato di fatto. Le “caste” non sono solo politiche: in ogni branca delle attività umane, scientifiche o letterarie che siano, ci sono dei circuiti chiusi, impenetrabili e difesi dagli stessi appartenenti. Arroccati e chiusi nei loro orticelli, difficilmente riescono ad avere le aperture mentali necessarie per ammettere che anche fuori dei loro recinti possa esserci genialità.
John Lennon è stato un genio. E non sono di certo la sola ad affermarlo. Lo riconosce chi ancora ama la sua musica e i suoi testi, lo riconosce la critica musicale e quella letteraria senza la K maiuscola: quella cioè che sa dare i giusti meriti ad un artista a tutto tondo che ha lasciato melodie immortali e testi altrettanto indimenticabili.
Buon compleanno John Lennon
Sarebbero 80 anni oggi: 80 candeline da spegnere al suono di ballate hard rock “innervate in diritto, spesso sgembo e irregolare, atipico, diagonale”. Certo che a leggere questa definizione, noi “non addetti ai lavori”, rischiamo di cadere in gravi crisi di identità! Probabilmente chi vive la musica da esperto, sa bene di cosa si sta parlando. Noi invece ne siamo solo appassionati ed amanti e ci accontentiamo di lasciarci trasportare dalle note e dai testi senza porci troppe domande.
Adesso avrai capito perché oggi, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, dedico interamente a lui lo spazio di questa rubrica. Ricordato dal mondo intero come musicista, John Lennon è anche poeta, lo si può affermare senza timore di apparire esagerati e come tale mi piace ricordarlo. Del resto la tradizione poetica antica e la stessa storia letteraria vedono gli albori della poesia accompagnata dalla musica e quindi ritengo non sia un azzardo definire John Lennon un “trovatore” dei tempi moderni.
John Lennon, Imagine
Uno dei testi più poetici di John Lennon nonché il più conosciuto e cantato è senza dubbio Imagine.
Immaginate che non ci sia alcun paradiso/ se ci provate è facile/ nessun inferno sotto di noi,/ sopra di noi solo il cielo./ Immaginate tutta le gente/ che vive solo per l’oggi./ Immaginate che non ci siano patrie/ non è difficile farlo,/ nulla per cui uccidere o morire/ ed anche alcuna religione./ Immaginate tutta la gente/che vive la vita in pace./
Si potrebbe dire che io sia un sognatore/ ma io non sono l’unico/ spero che un giorno vi unirete a noi/ ed il mondo sarà come un’unica entità./ Immaginate che non ci siano proprietà/ mi domando se si possa./ Nessuna necessità di cupidigia o brama./ Una fratellanza di uomini./ Immaginate tutta la gente/ condividere tutto il mondo./
Si potrebbe dire che io sia un sognatore/ ma io non sono l’unico/ spero che un giorno vi unirete a noi./
Certo il testo di Imagine, in italiano Immaginate, tradotto da Ermanno Tasi, perde la musicalità, le assonanze e la metrica che in lingua inglese lo rendono melodioso e cantabile ma qui mi preme parlarti dei contenuti che hanno reso questo brano universale e sempre attuale. Pensa che è stato pubblicato nel 1971, ha quasi 50 anni e ancora stupisce per la sua attualità! Non solo, periodicamente riesumato, tutti i più grandi artisti lo hanno cantato in diverse importanti occasioni, persino davanti al Papa.
In realtà John Lennon nella stesura del testo di Imagine, si è ispirato in parte ad una poesia della sua compagna in seguito moglie, Yoko Ono, Cloud piece, inserita nella raccolta Grapefruit pubblicata nel 1964; e in parte, udite udite, ad un libro di preghiere cristiane ricevuto in regalo. Sembra strano, considerato i primi versi che inneggiano ad un mondo senza religioni!
Eppure, malgrado la prima strofa che può sembrare anti-religiosa in realtà Lennon non fa altro che rimarcare la fede. Una fede non nelle religioni con i loro apparati e gerarchie, (ogni religione ne ha in abbondanza) ma una fede nell’uomo-creatura creato per l’universalità. Un uomo, tanti uomini uniti dalla “buona volontà” che insieme rinnegano cupidigia e brama di potere e costruiscono la pace. Mi sembra, che “qualcuno” lo ha già detto all’inizio dei secoli… Mi sbaglio?
Imagine: utopia o possibilità?
Si potrebbe dire che io sia un sognatore/ ma io non sono l’unico/ spero che un giorno vi unirete a noi.
È un sogno, un’utopia il testo di John Lennon? È innegabile che risente molto del “love and peace” dei figli dei fiori: l’era hippy non era ancora passata nel 1971 e sia lui che Yoko Ono l’hanno vissuta in pieno. Se di utopia si parla è quella che è appartenuta ad un’intera generazione. A me, da inguaribile ottimista, piace pensare che invece sia una possibilità. Una possibile possibilità. Una speranza forse. Di quelle a cui ci si aggrappa per non cadere nel pessimismo per un’umanità che sembra distruggere se stessa.
E allora immagino, immagina, immaginiamo come John Lennon un mondo che ha archiviato la violenza e la sopraffazione. Un mondo dove la politica sia arte di governo al servizio della collettività. Immaginiamo che ogni essere vivente sulla terra, possa essere trattato rispetto e conservare dignità. Immaginiamo la fine di ogni rancore personale o collettivo e che ogni uomo sulla faccia della terra costruisca ponti e non muri.
Immaginiamo un uomo che scopre la sua essenza di creatura riconoscente per il dono della vita. Immaginiamo un’umanità degna di questo nome che tenda la mano al suo simile, senza pensare al profitto che potrebbe ricavarne.
Immagino, immagina, immaginiamo… Appunto.