Benvenuto a Jalna, Canada, mio caro lettore!
Ti presento oggi il primo volume di una trilogia di Mazo de la Roche, pubblicata da Fazi editore nel luglio del 2019, che si prospetta meravigliosa. O meglio, meravigliosa per me, per i miei gusti un po’ retrò, ancorati a una preziosità della parola che pare non essere più di moda.
Jalna è la casa ancestrale della famiglia Whiteoak, un clan eterogeneo fatto di un’umanità inutile e piena di difetti eppure dominata da un fuoco vitale che brucia sulle pagine.
Se ti aspetti una narrazione veloce e piena di colpi di scena, caro lettore, questo non è il libro che fa per te: la narrazione è calma, a tratti lenta, piena di dettagli che non solo descrivono ma arrivano a illustrare gli ambienti. I personaggi vivono vite così inutili che ci si chiede quasi il motivo della loro esistenza nella narrazione eppure questo è il bello, una saga familiare in cui ogni personaggio è descritto nella complessità dei suoi comportamenti e dei propri difetti. L’autore sfrutta i punti di vista dei familiari per descrivere di volta in volta un differente aspetto delle persone che si aggirano nelle stanze della maestosa Jalna.
Siamo negli anni Venti, non c’è un preciso riferimento temporale ma nella narrazione si fa ritorna più volte a una guerra che parrebbe la Grande guerra e il capo famiglia, Renny, seduttore rude e dedito al lavoro della tenuta che circonda la casa, è a capo degli abitanti di Jalna. Accanto a lui la nonna, cinica, egoista e ingorda, che attende il suo centesimo compleanno imponendo la sua senilità per pretendere di essere viziata. Un manipolo di zii e fratelli dipendono dalla laboriosità di Renny sia per la sussistenza quotidiana che per avere un tetto sulla testa e lui, da consapevole e granitico capo famiglia, non li delude.
Arrivano però, a sconvolgere l’atmosfera litigiosa, meschina e vitale di Jalna, due deliziose nuore: Pheasant, una diciassettenne che Piers sposa in gran segreto e Alayne, l’improvvisa moglie di Eden, il poeta scroccone e fannullone.
In un momento in cui si predilige la semplicità nel racconto, in cui l’ironia si sostituisce alla profondità senza averne la solita densità, in cui il linguaggio forbito è usato per sostituire una equilibrata struttura narrativa, ecco che Mazo de la Roche restituisce solennità al romanzo, dignità alla descrizione accurata, complessità alla storia. Le vicende dei familiari si intrecciano e a volte si bloccano insieme, i dialoghi sono lunghi, a volte lenti ma comunque funzionali alla creazione dell’atmosfera immobile e soffocante di Jalna. Le descrizioni esaltano i personaggi e i loro cambiamenti, sottolineano i momenti narrativi e accompagnano le sensazioni che il lettore vive durante lo scorrere delle pagine.
Attraverso gli occhi di Alayne il lettore avverte la complessità di un sistema familiare a cui non ha accesso, proprio come lei, e che comunque lo intriga e lo attrae pur repellendolo. Si intuisce un arco di trasformazione dei personaggi che probabilmente si comprenderò meglio nei prossimi volumi e lo si aspetta, lo si attende. Un libro per palati fini, non certo un prodotto da banco, di quelli usa e getta. Piuttosto è un mobile di lusso, una libreria in massello che è bella a prima vista ma diventa preziosa alla seconda e insostituibile con il trascorrere degli anni.
Consiglio la lettura a chi come me non si accontenta di quello che offre il mercato, del resto Fazi ci ha abituati male, con scelte editoriali sorprendenti come un ricco piatto speziato. Saporite come una raffinata anatra all’arancia, lunghe da digerire ma tra le più gustose.