A vent’anni dalla morte di Fabrizio De Andrè, un libro che raccoglie tutti i suoi testi: poesia pura, per un indimenticato e indimenticabile artista di razza.
Perchè scrivo? per paura. per paura che si perda la vita delle persone di cui scrivo. per paura che si perda il ricordo di me. o anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile.
Il ricordo di Fabrizio De Andrè, Faber per chi lo ha amato e ancora lo ama, è sempre vivo. A distanza di venti anni dalla sua morte, Faber vive attraverso i testi delle sue canzoni, vive nella sua musica, vive nel ricordo indelebile di chi c’era ai suoi concerti, vive in chi è cresciuto ascoltando fino allo sfinimento le sue canzoni, vive in chi ancora lo ascolta e lo scopre sempre nuovo, attualissimo e quasi profetico, vive in chi lo ha scoperto dopo la sua morte, vive e vivrà sempre in chi lo ama. Come tutti i Grandi, con la G maiuscola, De Andrè è immortale.
Un artista, un grande artista, poeta, musicista, ribelle e anticonformista, dai suoi inizi quando traduceva e cantava i testi di Georges Brassens, all’ultimo album Anime salve del 1996, la sua parabola musicale è sempre stata in ascesa, toccando le più alte vette poetiche e musicali e collaborando con altri artisti come P.F.M. (memorabili i loro arrangiamenti ed i concerti), De Gregori, Fossati, tanto per citarne alcuni.
De Andrè cantava i vinti, cantava gli esclusi, i diversi, gli emarginati, cantava il potere, la guerra, l’anarchia, la libertà e ha saputo coniugare musica e parole immortali che giustamente hanno visto moltissimi autori scrivere su di lui e sui suoi testi.
In occasione del ventesimo anniversario della sua morte, la Fondazione Fabrizio De Andrè Onlus, voluta in sua memoria dalla moglie Dori Ghezzi, ha curato il volume Anche [amazon_textlink asin=’8832960737′ text=’le parole sono nomadi’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’4d2f9f0e-ef3d-11e8-ba5a-3dae2be79e25′], edizioni Chiarelettere, che nasce dal desiderio di rileggere insieme e di nuovo, i suoi testi-poesie. Raccolti in più di quaranta brani, si sviluppano in un percorso che parla non solo di vite negate e subite, ma anche di riscatto e ogni testo è accompagnato da un’introduzione o riflessione che lo stesso De Andrè presentava ai suoi concerti, alcune sono addirittura inedite.
La bellissima post-fazione curata da Erri De Luca, ampia, puntuale e precisa, analizza l’opera di De Andrè, da vero estimatore, in ogni sua sfaccettatura: dall’amore per l’anarchia, allo pseudo ateismo che in realtà fu costante, dubbiosa e sofferta ricerca di Dio, non tralasciando quello che fu il capitolo sicuramente più doloroso della sua vita, il rapimento che l’artista subì, assieme alla moglie, in Sardegna:
fu prigionia oscura e peggiore perchè non condivisa con altri compagni di ideali. fu amara perchè coinvolse anche la sua compagna che non aveva saputo proteggere. la pena fu di patire reclusione perchè considerato ricco, categoria di per se isolante. intanto, in quegli stessi anni la gioventù politica a cui aveva appartenuto, entrava a migliaia nelle celle…
…erano gli anni delle lotte studentesche e sindacali, delle prese di coscienza, gli anni dell’impegno politico e sociale, sfociato poi nei tristemente famosi anni di piombo. Da quel rapimento scaturì l’album L’indiano, a mio avviso, uno dei migliori. Ma non si possono dimenticare gli altri, tutti gli altri, da La buona novella, Non al denaro ne all’amore ne al cielo, Creuza de ma, Le nuvole, a Rimini, (per citarne alcuni) fino all’ultimo in ordine di tempo, Anime salve che ne rappresenta il testamento musicale.
Un libro quindi, non solo per gli appassionati estimatori del cantautore genovese ma anche per coloro che desiderano approfondire la conoscenza di un mito, perchè questo è De Andrè e come mito vivrà per sempre.