Ultimamente mi sono soffermata a riflettere su quanto, tra tutte le altre cose, in un momento cruciale come questo, nella mia vita ci sia un grande assente: l’abbraccio. Proprio così. Per mia natura non sono abituata ad elargire abbracci a chicchessia, ci mancherebbe, ma ho sempre fortemente creduto nel grande valore terapeutico dello stesso.
Ho sempre attribuito grande importanza, soprattutto in particolari circostanze della nostra vita, al valore dell’abbraccio: sia che lo si dia, sia che lo si riceva. Anzi, alle volte darlo diventa più curativo rispetto al semplice fatto di riceverlo.
Se vai a guardare il significato etimologico della parola sul dizionario, noterai che questa comprende termini quali cingere, dare e/o ricevere un abbraccio, insomma prostrarsi in un gesto d’amore e/o d’amicizia.
Eppure, a prescindere dal periodo che stiamo vivendo, ove con prepotenza siamo stati privati di qualcosa che prima facevamo anche senza rifletterci su, forse – e dico forse – gli abbracci hanno assunto quasi un ruolo marginale in questa nostra società dell’apparire.
Viviamo in un contesto sociale dove ad un abbraccio si preferisce un like, ove per taluni le manifestazioni virtuali di affetto superano di gran lunga la sensazione di benessere reale e fisico che un semplice e modesto abbraccio è in grado di regalarti.
In realtà, non bisogna mai sottovalutare il senso di gioia e pace interiore che un abbraccio può darti: quelle braccia che ti avvolgono e ti stringono a sé, come a non volerti lasciare più, quella percezione di calore e di serenità che si irradia in tutto il corpo, tanto che senti doveroso – proprio per assaporare il momento, quasi in un gesto di riverenza – chiudere gli occhi e desiderare che questi attimi non finiscano mai.
L’abbraccio e il suo valore terapeutico
L’abbraccio connota in sé un duplice potere: agisce sia livello psicologico che a livello fisico. Studi psicologici, infatti, hanno dimostrato che ognuno di noi, per poter stare bene, avrebbe bisogno di almeno quattro abbracci giornalieri.
Ciò perché sentirsi circondati da due braccia, inspirare a fondo il profumo della persona che ci cinge, quasi fosse la fragranza più buona al mondo – e magari, per noi, in quel momento lo è – non solo ti aiuta a livello mentale, ma anche a livello fisico.
Com’è possibile, ti starai chiedendo?
Immagina di non essere nel pieno delle tue forze, di sentirti giù per un qualunque motivo: una delusione di qualsiasi genere, un momento no nella tua giornata, supponi che qualcuno a te molto caro ti accolga tra le sue braccia, in questo preciso attimo potrai sentire il tuo dolore lenire, quasi scomparire.
È proprio in questo momento che il tuo corpo inizierà a produrre quelle che si chiamano endorfine, sostanze rilasciate dal cervello che fanno sì che il dolore diminuisca e che, allo stesso tempo, aumenti il senso di benessere.
Certo, magari dopo essersi sciolto da quella stretta sicura, il tuo dolore riprenderà a vibrare, ma lo sentirai più lieve, ti sentirai talmente forte da poterlo scacciare e ciò perché l’abbraccio avrà compiuto la sua magia.
L’abbraccio: quel gesto che tutti noi dovremmo compiere quotidianamente
Tuttavia, gli abbracci che spesso elargiamo, o che riceviamo, sono sempre troppo brevi, taluni frettolosi e probabilmente non dovrebbero nemmeno essere classificati come tali: il vero abbraccio, per rilasciare tutto il suo potere curativo, dovrebbe almeno durare venti secondi – se poi è un tempo più lungo, meglio -.
Quando decidi di abbracciare una persona, lo fai senza un motivo, lo fai e basta. Ti è sufficiente guardarla negli occhi e comprendere la sua necessità, o magari sei tu che senti il bisogno e allora ti fiondi tra quelle braccia come se fosse l’unico posto ove vorresti rifugiarti in quel momento.
In quell’istante senti crescere l’empatia tra te e l’altra persona, percepisci le sue emozioni quasi fossero tue, un discorso silenzioso di mille parole vi tiene uniti, come un filo indissolubile.
Devi sapere che già nel 1970, una psicoterapeuta, Martha Welch, fece notare gli effetti benefici dell’abbraccio della mamma nei confronti del bambino autistico. Successivamente, si decise di testare questo metodo nei confronti di tutti i bambini: a conti fatti, l’abbraccio della mamma riesce a placare qualsiasi sia l’istinto del bambino, è incredibile come lo stato d’animo di quest’ultimo muti nel momento esatto nel quale si trova tra le braccia materne.
Ciò, però, non è prerogativa esclusiva degli abbracci tra madre – figlio, ma è una regola
Un libro che mi sento di consigliarti è un testo che appartiene ad un grande scrittore David Grossman, dal titolo, appunto, L’abbraccio «Un breve, folgorante apologo sulla solitudine e sull’amore, scritto da uno dei più amati autori della grande letteratura contemporanea, e illustrato con i disegni di un’artista nota in campo internazionale, che ha esposto anche al Madre di Napoli e di cui è in allestimento una personale al Jeu de Paume di Parigi.
Piccolo libro, elegante e raffinato, “L’abbraccio” è quasi un dono di David Grossman ai suoi lettori, perché ne facciano a loro volta dono alle persone che amano.»
L’abbraccio non parla, ma ascolta, l’abbraccio è quella soffice coperta che ci tiene caldi nei momenti freddi, l’abbraccio è la medicina perfetta per la cura delle nostre ferite.