Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola edito da Einaudi è un libro che ha da subito catturato la mia attenzione: dal punto di vista del titolo, perché parla di una pianta aromatica che utilizziamo tutti ma che racchiude in sé un significato profondo che guiderà il senso del romanzo; dal punto di vista illustrativo perché mi hanno attirato i colori utilizzati per la copertina (violetto e grigio, colori di Fabio D’Auria) e l’immagine di questa ragazza, gli occhi lucidi, il viso graffiato e pieno di cerotti; una ragazza che porta un dolore che non nasconde e tiene tra le braccia questa piantina al freddo, in inverno, mentre sta nevicando.
La ragazza è sofferente ma sembra che non abbia paura di far vedere al mondo le ferite e le cicatrici della tempesta che sta attraversando: il suo sguardo mi ha incantato per cui ho deciso di immergermi totalmente nella lettura de Il rosmarino non capisce l’inverno.
Ora passiamo alla recensione vera e propria!
Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola: ecco la mia recensione
La lettura di questo romanzo ha significato per me un momento di riflessione, un racchiudere i pensieri in una bolla, tenerli chiusi e protetti e osservarli poi da lontano. Ti chiederai il perché di ciò. Perché lo scrittore Bussola ha esposto in questo libro le voci, le paure, i desideri nascosti, le emozioni che ogni donna, di qualunque etnia ed età incarna dentro di sé. E ho deciso piano piano di gustarmi la lettura assaporando pagina dopo pagina perché mi sono ritrovata in queste pagine, e ho tirato un respiro di sollievo. Sollievo perché le storie che vivono le donne di questo romanzo sono le nostre storie.
Nella sovraccoperta del libro lo scrittore Matteo Bussola mi è sembrato onesto con il lettore, comunicando questo:
Ho deciso di scrivere di donne perché non sono una donna. Perché ho la sensazione di conoscerle poco, perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già.
La prima pagina non lascia spazio alle pause: una serie di interrogativi posti dall’autore sull’universo mentale della figura femminile, su quello che accade dentro di lei e quali pensieri si pone quando viene lasciata sola, quando viene giudicata, quando qualcuno decide al posto suo privandola della libertà, quando non riesce a fidarsi più di nessuno, quando cade ma poi si rialza. Dopo questa introduzione, sono sincera, ho aspettato un po’ prima di continuare la lettura, questa serie di domande incalzanti lascia senza fiato e pone alla riflessione.
Poi il racconto inizia ad aprirsi e ci troviamo di fronte a 18 donne (ogni capitolo è dedicato a ogni singola storia sottotitolata con il nome della protagonista di quel racconto) con età disparate e condizioni economiche-sociali diverse l’una dall’altra, raccontare un pezzo di vita che le ha stravolte, le ha fatte cadere ma che le ha rese, nella loro fragilità, più forti, capaci di affrontare qualsiasi evento la vita le proponga. Matteo Bussola ha saputo scrivere in modo delicato tematiche serie: il lutto, l’orientamento sessuale, la malattia, i pregiudizi, la libertà sessuale, il precariato. Questi temi hanno come unico sfondo l’amore, la medicina per tutti i mali del mondo.
Invece amo tanto le piante vive. Quelle apparentemente più povere, per niente ornamentali, resistenti e caparbie, che non temono né il gelo di montagna né il freddo di pianura, quasi non li capissero. il suo sorriso emana una serenità che alleggerisce la fermezza del rifiuto, la ruvidità della sue parole iniziali.