Il silenzio è un vero e proprio dono, soprattutto in questo secolo di frenesia, suoni e rumori che ci accompagnano costantemente.
Il silenzio è una parola con diverse accezioni, tanti valori e conseguentemente con svariate sfumature linguistiche. Sommesso, imposto, voluto, commemorativo, pauroso, abissale, misterioso, perfino l’ossimoro assordante sono tra le tante aggettivazioni di questo sostantivo.
Silenzio, qual è il suo significato
Il silenzio non è solo la condizione che si verifica in un ambiente con l’assenza di frastuoni, voci, suoni, ma, in senso figurato, la pratica psicologica di ridurre l’attività convulsa della mente per uscire da una vita frenetica, conformistica e anonima. Un esercizio che permette di rientrare nella propria interiorità per riappropriarsi del fondamento della vita e della realtà in un orizzonte di senso capace di andare oltre la banalità dell’apparenza di una società tutta imperniata su una logica mercantilistica che riesce a togliere perfino il senso autentico a parole inflazionate, a gesti consuetudinari, a sentimenti ipocriti e ad affetti apparenti se non addirittura finti.
Il silenzio non è ancora solo capacità di introspezione, ma lo strumento che l’essere umano ha di uscire dalla banalità e dall’egocentrismo per disporsi all’ascolto, alla comprensione e all’accoglienza dell’altro oltre che a saper cogliere il fondamento dell’esistenza e della realtà.
È probabilmente questo che aveva intuito Giacomo Leopardi nel canto L’Infinito quando scriveva, sottolineando con la maiuscola alcuni termini profondamente allegorici, “Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi e profondissima quiete io nel pensier mi fingo”.
Dal caos al silenzio
Suona la sveglia e non appena apri gli occhi, inizi a controllare la mail e le notifiche sullo smartphone. Corri nel traffico e accendi la radio o un podcast. Parli con colleghi, clienti e familiari e poi musica a palla per caricarti mentre ti alleni. Cena e chiacchiere in locali pieni di musica e confusione. Quando finalmente arrivi al letto, ti addormenti e inizi a sognare.
Siamo completamente e costantemente immersi nei suoni e nelle parole. Ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Non siamo mai in silenzio, nemmeno quando dormiamo. La nostra mente continua a ascoltare e parlare, un flusso continuo di parole scritte o pronunciate, senza nessuna tregua.
Perciò ti domando di nuovo, quando è stata l’ultima volta che ti sei concesso alcuni minuti di assoluto silenzio, senza distrazioni e senza sensi di colpa?
Ormai abbiamo completamente dimenticato come si faccia a rimanere completamente in silenzio, sempre distratti da qualcosa: ci siamo assuefatti al caos.
A dirla tutta il silenzio ci mette a disagio, e in alcuni casi crea un vero e proprio senso di colpa. Ci facciamo illudere dalla convinzione che per essere produttivi, non dobbiamo fermarci mai.
In quest’ottica diventa quasi inaccettabile rallentare e prendersi dei momenti per se. Così per paura di “perdere tempo”, rinunciamo ai soli attimi in grado di farci riconnettere con noi stessi e farci avanzare pieni di carica e di energia.
Anche se ti sembrerà strano, proprio quando si è sopraffatti da mille pensieri, la fretta domina e il tempo manca abbiamo più necessità di fermarci, restare in silenzio e semplicemente… respirare.
Abbiamo bisogno di silenzio tanto quanto abbiamo bisogno d’aria, tanto quanto le piante hanno bisogno di luce.
Se la nostra mente è affollata di parole e pensieri, non c’è più spazio per noi.
Thich Nhat Hanh.
Il dono del silenzio
Se non sai da dove cominciare, ti consiglio di leggere Il dono del silenzio di Thich Nhat Hanh.
Il monaco Buddista, esiliato perché contrario alla guerra in Vietnam, ha fondato la Delegazione di Pace Buddhista e Plum Village, una comunità di uomini e donne, monaci e laici nei pressi di Bordeaux, nella quale tuttora vive e insegna l’arte di vivere in consapevolezza.
Ha scritto numerosi libri tradotti in molte lingue, tra cui Il dono del silenzio, un libricino scritto con un linguaggio gentile e un approccio semplice. Un metodo naturale per avvicinarsi al silenzio e alla meditazione, che punta all’essenziale piuttosto che alla ritualità della pratica.