Il mostro di Firenze Lodovica San Guedoro affida ai suoi racconti le riflessioni sulle dinamiche dell’insidia sessuale
Il mostro di Firenze racchiude ventisette piccoli racconti nei quali “‘l’insidia sessuale, come spiega l’autrice nell’introduzione, riemerge sempre nel bel mezzo o alla fine di una rievocazione”.
Un titolo che ricorda nello specifico uno dei casi di cronaca nera avvenuti fra il 1968 e il 1985 nella provincia di Firenze.
Otto duplici omicidi commessi con la stessa arma da fuoco, una beretta calibro 22 per i quali Piero Pacciani, morto in circostanze misteriose nel 1998, è stato il principale accusato.
Conservo il ricordo di un periodo difficile e di grande diffidenza oltre all”impotenza di chi, all’epoca, ha cercato di sbrogliare una matassa particolarmente complicata e circondata da misteri difficilmente risolvibili. Quali sono quindi i motivi che hanno spinto l’autrice ad affrontare un momento così buio della realtà italiana’?
“Questi racconti li ho scritti in un certo qual modo per tramandare quello che mi capitava da ragazza, e non solo, quando andavo per le vie del mondo. Il mostro di Firenze, o l’uomo che aveva tutta l’aria di esserlo, anche quello ho conosciuto. Svolgeva l’attività di affittacamere, e io sono stata sua ignara ospite per un pezzetto insieme a mio marito…”
“Questo libro è perciò una piccola rassegna delle molestie sessuali subite principalmente in Italia per la strada, nei cinema, nei parchi, sui bus, prima di espatriare e anche tornando in patria per vacanze. Ma è stato in Germania che, con mia cugina, sono andata vicino alla violenza carnale e sfuggita forse alla morte.”
Il mostro di Firenze, in ogni racconto un frammento di ricordo
È la stessa Lodovica San Guedoro ad introdurre la sinossi del libro con il suo inconfondibile linguaggio letterario,
Sono prevalentemente brevi, come scritti su un’unghia, come fiori o farfalle che nascono, vivono e muoiono in poche ore e in quelle attingono alla massima vitalità e bellezza.”