Il giornalino di Gian Burrasca è una lettura che, a mio personale giudizio, va bene sia per i più piccoli che per i più grandi, un libro che non ha età, una storia che ti fa sorridere e che ti fa capire quanto la spensieratezza dei bambini vada spesso a mitigare la severità degli adulti, quanto spesso le loro classiche marachelle debbano essere viste sotto una luce diversa e non necessariamente punite.
Il giornalino di Gian Burrasca: quando la lettura diventa puro divertimento
Il Giornalino di Gian Burrasca è una storia che risale al ‘900, quando il suo autore Luigi Bertelli, meglio noto con lo pseudonimo di Vamba, decise di regalarci l’esilarante storia di bambino e di raccontarci le sue (dis)avventure; un libro inizialmente pubblicato a puntate nel 1907 e poi per intero nel 1912.
Un romanzo che ha acquisito grande popolarità e del quale ne sono state tratte anche delle riproduzioni per la Tv e, d’altro canto, non si può non restare affascinati da questo ragazzino, di appena nove anni, che ne combina di ogni, non sempre riuscendo a cavarsela, oseremmo dire, per il rotto della cuffia.
E se Giannino Stoppani in arte Gian Burrasca per un verso è la disperazione dei suoi genitori, delle sorelle e di chi gli sta accanto, per altro verso non possiamo non amarlo.
E così all’alba dei suoi nove anni, la mamma decide di regalare a questo suo figlio, che non fa che combinare marachelle una dietro l’altra, un bel diario nuovo di zecca ove il ragazzino deciderà di imprimere tutto ciò che gli accade per filo e per segno, tutto ciò che questi combinerà da solo o in combutta con qualche suo amichetto. Il bambino, coraggiosamente, andrà a imprimere in questo suo memoriale anche i castighi che gli verranno imposti.
Tu che leggi, e nonostante ne combini davvero delle belle, pensi che è quasi impossibile arrabbiarsi con un bambino che alla fine quello che fa, lo fa solamente per fare del bene – secondo la sua visione dei fatti -, per far divertire e che mai e poi mai avrebbe pensato che le sue azioni potessero generare guai, confusione e arrabbiature.
«…tutto questo dimostra che in fondo quelle che chiamano le mie birbonate sono vere inezie, e che sarebbe ora di finirla con le esagerazioni e le persecuzioni».
Povero Gian Burrasca, alle volte sembra proprio che gli eventi gli siano proprio avversi!
Perché devi leggere Il giornalino di Gian Burrasca
In occasione dell’evento #ioleggoperché, che ti consente di recarti in una delle librerie che aderiscono a questa iniziativa e scegliere un qualsiasi testo da donare ad una scuola, mi sono recata, come usualmente è mia abitudine fare in occasione di questo progetto, in un libreria per acquistare dei testi da dare in dono alle scuole frequentate dalle mie bambine; tra i testi ho scelto Storie della buonanotte per bambine ribelli: 100 donne migranti che hanno cambiato il mondo, Alieni e proprio Il giornalino di Gian Burrasca: potrebbe sembrare una decisione strana questa, che non collima con le precedenti, come se in un cestino del pane ci trovassi una brioche.
In realtà, quando la libraia me lo ha proposto non ho indugiato, ho detto solamente prendo questo! la mia scelta insomma è stata voluta.
Vedi, caro lettore, avrò letto questo libro innumerevoli volte e l’ho fatto in diverse fasi della mia vita e ti posso assicurare che ogni volta è stato sempre terapeutico: mi ha svuotato la mente, mi ha rilassata e fatta sorridere tantissimo.
Voglio a questo proposito narrarti un episodio: per la festività di Ognissanti solitamente mi trovo al cimitero per commemorare i miei cari defunti, benché la ricorrenza sia tutt’altro che lieta, mi viene comunque da sorridere e sai perché? Perché mi torna in mente l’episodio nel quale il nostro Giannino, in visita ai suoi defunti con la propria famiglia, pur trovandosi in un luogo sacro riesce comunque a combinarne una delle sue trastullandosi con gli amici che incontra proprio in quel luogo e suscitando le ire paterne
«E qui il babbo, la mamma e l’Ada si son messi a chiacchierare tra loro, e siccome io mi seccavo, avendo visto di lontano Renzo e Carluccio li ho raggiunti e ci siamo messi a fare ai cavalli lungo i viali che si prestano molto bene, essendo tutti coperti di ghiaia e avendo ai lati le barriere da saltare nei recinti pieni d’erba, purché però non vengano i guardiani perché è proibito. Ad un tratto mi son sentito pigliar per il goletto.
Era il babbo tutto infuriato perché, a quanto pare, mi cercava da un pezzo con la mamma e l’Ada. – Proprio non c’è nulla di sacro per te! – mi ha detto con voce severa. – Anche qui, dove si viene per piangere, trovi il modo di far delle birichinate!…»
Consiglio a tutti, grandi e piccini, di leggere Il giornalino di Gian Burrasca proprio perché ti aiuta vedere sempre il lato positivo delle cose.