Cari iCrewers oggi tratteremo un argomento che riunisce due nostre rubriche “Guida ai generi letterari” e “Libri, ricette e fantasia” perché analizzeremo un ambito letterario molto gustoso, ovvero il genere: Food Fiction.
Il termine inglese “Food Fiction” che tradotto in italiano suona “le fiction sul cibo” indica una categoria letteraria molto di moda a partire dalla fine degli anni ottanta.
I protagonisti di questi libri sono proprio gli alimenti e non nel senso che sono una parte marginale del romanzo e nemmeno vengono inseriti come condimento alla trama, bensì l’atto del mangiare o del cucinare ha un ruolo centrale della storia.
Questo genere dalla sua nascita ha visto un grande aumento non solo dei titoli che si possono categorizzare in esso, ma anche del numero dei lettori.
Il cibo narrato piace.
I personaggi di questi romanzi possono essere: pasticceri, critici gastronomici, cuochi, scrittori di libri di cucina o aspiranti tali e gli eventi narrati si svolgono tra le mura della cucina davanti a forni e fornelli.
Tra i vari titoli abbiamo “Chocolat” di Joanne Harris, “Ricette immorali” di Manuel Vásquez Montalbán, ma anche “Gabriela, garofano e cannella” di Jorge Amado e come non citare il romanzo “Sesso, Droghe e Macarons” di Roberta Deiana.
Sono tutti libri in cui come vi dicevamo poco prima il cibo ha un ruolo cardine nella trama e possiamo notare come siano caratterizzati da alcuni motivi ricorrenti.
Il primo di questi topic – che sicuramente farà borbottare Anthony Bourdain, lo spigoloso chef rock, che ha aperto il suo memoir “Kitchen Confidential” con un avviso sulla difficoltà di aprire un ristorante ricordando tramite un’aforisma le persone finite sul lastrico proprio per il sogno di inaugurare un’attività – consiste esattamente in questa fantasia.
L’apertura di un locale è l’utopia in cui una fetta consistente di protagonisti ripone le proprie ambizioni. Per citarne uno possiamo nominare “Gli ingredienti segreti dell’amore” di Nicolas Barreau ambientato a Parigi, è un vero e proprio caso editoriale: bestseller internazionale, tradotto in 34 paesi, è rimasto per oltre quattro mesi in vetta alle classifiche italiane ed è diventato un film per ZDF.
Il secondo tema è quello del cuoco mistico dei sensi; che sia un’uomo o una donna, un professionista o un’autodidatta, il risultato è sempre lo stesso: con la sua conoscenza del senso del gusto e, solitamente, una grande padronanza di tutti gli altri, è capace di potenziare gli appetiti dei suoi ospiti.
Come già ci ricordava Vásquez Montalbán nelle sue “Ricette Immorali”: il cibo è seduzione. Lo stesso principio vale per Jorge Amado secondo il quale il gusto non è mai separato dalla sensualità, ad esempio Gabriella, protagonista di “Gabriella garofano e cannella” è sia una cuoca che un’amante impulsiva ed eccellente.
Il terzo argomento è il connubio tra cuoco e mago; pare infatti che chi conosce l’arte della cucina custodisca in sé un’abilità superiore, una sorta di sesto senso, quasi una vera e propria magia.
Ad esempio Vianne, in “Chocolat” di Joanne Harris, è una pasticcera che conosce dei sortilegi; entrando empiricamente in contatto con i suoi clienti, quasi leggendone il pensiero riesce a trovare il cioccolatino che cura le loro sofferenze.
Ne “La maga delle spezie” di Chitra Divakaruni, il personaggio di Tilo rappresenta una maga travestita da venditrice di spezie indiane che fa assaggiare ai clienti per guarirgli nel corpo e nell’anima; anche a Ringo, de “Il ristorante dell’amore ritrovato” di Ito Ogawa è sufficiente un solo tavolo a sera e con un menù fatto su misura che fa ritrovare l’amore ai suoi clienti.
Tita, in “Dolce come il cioccolato” di Laura Esquivel, riesce a trasferire le sue emozioni alle sue pietanze mentre cucina. Ne “Il pranzo di Babette” di Karen Blixen, la cucina ha un potere più razionale: il cibo riesce a scaldare gli animi e a sciogliere la freddezza puritana.
Il quarto motivo ricorrente, che a volte si mescola a quelli su citati, è il fascino dell’esotico e un aroma di nostalgia.
I protagonisti, di sovente cuochi, custodiscono in loro il fascino delle terre lontane. Un esempio è lo chef vietnamita a Parigi ne “Il libro del sale” di Monique Truong, oppure le cuoche persiane in Irlanda di “Café Babilonia”.
Talvolta questo elemento si collega alla seduzione, e lo straniero diviene portatore di scoperte sensuali, come ne “La maga delle spezie” o anche “L’ultimo chef cinese” di Nicole Mones, oppure ne “La Cucina di Lily Prior“.
Infine abbiamo il cibo come chiave di lettura della vita. Il cibo dona risposte aumentando la consapevolezza che i protagonisti hanno di loro stessi e della propria identità.
In “Solo pane” di Judi Hendricks, grazie al suo amore per la panificazione Wyn rirova se stessa. Ne “L’inconfondibile tristezza della torta al limone” di Aimée Bender, le emozioni di chi cucina vengono trasmesse a Rose che cosi comprende come il mondo sia diverso da come appare.
Arthens un critico culinario protagonista diEstasi Culinarie”, di Muriel Barbery ripercorre la sua vita grazie alla memoria suscitata in lui da un alimento.
Molti sono gli esempi di cui potremmo parlarvi e il nostro percorso non finisce qui, torneremo infatti per parlarvi del Food Fiction e del suo incontro con il genere romance e ricordate…
La cucina è di per sé scienza sta al cuoco farla diventare arte!