Il diritto dello sport è una verità universale, è per tutti, senza distinzioni, per chiunque voglia praticarlo nei modi e nei tempi che preferisce e non ci sono se e ma che tengano! Sembrerebbe un concetto scontato eppure non è così. Perché ne sto parlando? Non si può rimanere indifferenti alle proteste della nazionale di pallavolo afgana costretta dal nuovo regime a rinunciare ai propri sogni.
Il diritto dello sport, le proteste della nazionale di volley femminile afgana
I primi segnali li abbiamo letti chiaramente nella cerimonia d’apertura dei giochi olimpici quando a portare la bandiera afgana non è stato certo un atleta afgano, d’altra parte il nuovo regime ha impedito alla squadra olimpica di parteciparvi e questo è purtroppo un triste dato di fatto.
E siamo solo all’inizio. Al di là di ogni ragionevole dubbio il nuovo regime ha già stabilito che riabilitare le vecchie norme è cosa buona e giusta, soprattutto quella che vorrebbero la donna relegata al solo ruolo di moglie assoggettata al suo padrone.
Insomma il rischio che sia lesa totalmente la libertà di azione e di parola è altissimo e tra queste anche il diritto alla pratica sportiva. Nonostante non sia stato legiferato nulla a riguardo le intenzioni del vice capo della commissione culturale Ahmadullah Wasik sono chiarissime: “non è assolutamente necessario che le donne pratichino sport”.
Ala luce di tutto questo per la nazionale di volley femminile afgano così come quello maschile oltre che per le altre attività sportive non c’è futuro. Per ora, oltre alle accorate proteste delle ragazze del volley, la voce a cui è stata data la possibilità di parlare è quella di Zahra Fayazi ex giocatrice e allenatrice, l’unica ad essere riuscita a fuggire in Inghilterra e le sue parole sono disperate,
“I talebani hanno chiesto alle famiglie delle nostre giocatrici di non permettere alle loro ragazze di fare sport, altrimenti si troveranno di fronte a violenze inaspettate” racconta.
“Le mie ex compagne di squadra hanno persino bruciato le loro attrezzature sportive per salvare se stesse e le loro famiglie. Non volevano che conservassero nulla legato allo sport. Hanno paura“.
Paura fondata! Sophie, un ‘altra atleta afgana fuggita all’estero è più che sicura che i talebani siano i responsabili della morte di una delle giocatrici della nazionale
“In quel periodo i talebani stavano prendendo il controllo tutte le città e non c’erano altri gruppi che avrebbero potuto fare questo. Lei era solo una giocatrice e non faceva nulla di male. Siamo tutti scioccati per ciò che è successo, non potevamo crederci. Temiamo di poter perdere altri amici“
Il diritto dello sport, Safiya salvata dalla violenza dei Talebani
“Vogliamo che il mondo ci aiuti a raggiungere gli obiettivi e le speranze per cui abbiamo lavorato. È il nostro sogno, non possiamo arrenderci”
È un grido di allarme accorato a cui non si può e non si deve rimanere indifferenti. mi auguro che il Comitato Olimpico faccia sentire la sua voce perché questo sacrosanto diritto venga rispettato.
Una bella notizia arriva direttamente dalla nostra federazione di pallavolo e più precisamente da Mauro Berruto, ex allenatore della nazionale maschile, attualmente attivo a livello politico nel PD.
Un messaggio d’aiuto di Safiya un atleta afgana raccolto su Whats up ha messo in moto la macchina della solidarietà. Il messaggio viene dirottato subito all’ambasciata in grado di far partire subito l’aereo predisposto per accogliere i rifugiati.
Un legame di amicizia che ha permesso alla giocatrice di pallavolo di poter fuggire dal suo Paese dopo essere rimasta nascosta per tre settimane alla violenza dei talebani trascorrendo le notti dietro la finestra a filmare nel buio i bagliori delle esplosioni e degli spari.
Il terrore di essere scoperta e finire come la sua compagna di squadra, uccisa dai talebani, la foto del cadavere fatta girare per far capire la sorte riservata a ragazze come loro, colpevoli di aver giocato a pallavolo a capo scoperto.
Grazie a Mauro Berruto l’atleta afgana è riuscita ad arrivare in Italia ed è come averle ridato la vita!