Oggi esce il nuovo romanzo di Enzo Fileno Carabba, intitolato Il Digiunatore ed edito da Ponte alle Grazie.
Di cosa parla Il Digiunatore?
Il Digiunatore racconta la storia di Giovanni Succi, digiunatore (per vocazione e per spettacolo) che ispirò un racconto di Kafka. Con forza immaginifica e documentazione sorprendente, Carabba racconta e inventa le incredibili vicende di questo personaggio storicamente esistito, che incrociò Freud e Salgari, i viaggi di esplorazione e il circo, intercettò la nascita del cinema, del socialismo e della psicanalisi. Carabba ci porta con maestria nel mondo delle carovane e dei prodigi, in un percorso tra spiritismo e ascetismo, abitato da saltimbanchi, freaks e profeti. Lo fa attraverso un personaggio che pare anticipare e illuminare molte correnti che innerveranno il Novecento. Ma il romanzo di Carabba ha moltissimo da dire anche sul nostro presente, e con il percorso unico e divertito di Succi, sorta di felice connubio fra Candide e Forrest Gump, l’autore (de)scrive, con una penna calviniana, molte delle domande che ci visitano ancora.
Nato a metà Ottocento a Cesenatico Ponente, terra di mangiatori, Giovanni Succi si impone sulla scena del mondo come il più grande digiunatore di tutti i tempi. C’è qualcosa in lui di invulnerabile, che non si arrende neanche all’evidenza. Qualcosa che ha imparato ancora bambino dalle carovane dei circhi, quando scendevano dal Paradiso Terrestre verso la pianura romagnola. Alla saggezza errante dei saltimbanchi, Giovanni deve la sua gioia e la sua salvezza, l’urgenza di diventare quello che è: uno spirito sensibile, un leone indomabile, un profeta immortale. Guidato dall’utopia del socialismo e dal battito del suo cuore, veleggia libero come un elisir attraverso deserti e savane, cespugli e radure, nuvole e gabbie, e mette il suo digiuno al servizio dell’umanità. Coltivando in sé la sorgente di una speranza illimitata – riflessa in donne dai nomi armoniosi quali Ginevra, Gigliola, Guerranda –, segue il suo respiro per il mondo, dal Canale di Suez al manicomio della Lungara, dalle strade del Cairo e di Milano alle corsie della Salpêtrière. Incontra donne-belve e grandi esploratori, Sigmund Freud e Buffalo Bill, mentre l’Occidente sfocia nella modernità e perde per sempre l’innocenza. In questa biografia sentimentale, Carabba parte da una storia vera per trasfigurarla in un grande romanzo, che ci svela il valore del dubbio, le acrobazie dell’entusiasmo, la fierezza della semplicità. Perché è proprio lì, sul confine tra il pieno e il vuoto, dove la nebbia personale si dissolve nell’incontro con gli altri, che si nasconde la promessa dell’eternità.
Estratto de Il Digiunatore:
“Quando fu in grado di assumere cibo solido, Giovanni si lasciava rimpinzare felice. Ma un giorno rifiutò il boccone. Chiuse la bocca e la riaprì solo per dire solennemente: «Oppa Oba».
«Che ha detto il bambino?» «Troppa roba» sussurrò la madre.
Troppa roba. Aveva avuto una visione del futuro dell’umanità?”
“Per questo gli piaceva digiunare: fronteggiava Oppa Oba, cercava di raggiungere l’essenziale. Per questo gli piaceva stare in una gabbia, replicando condizioni di vita sempre identiche. Per sconfiggere l’ubiquità”